Approvata alla Camera la legge sulla parità salariale tra uomini e donne
Una svolta per ridurre il divario di genere
Con 393 voti favorevoli, la Camera dei deputati ha approvato il testo unico delle proposte di legge in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo. Una svolta provvidenziale dato che il raggiungimento della parità salariale è uno dei problemi più diffusi nel nostro Paese (e non solo). La norma, che verrà ora esaminata dal Senato, dovrebbe integrare e aggiornare il Codice delle pari opportunità risalente al 2006 , contribuendo così a combattere il gender pay gap.
Tra le importanti novità introdotte dal testo, l’identificazione di una figura istituzionale che si occuperà di «redigere ogni due anni una relazione di monitoraggio sulla disparità di genere in ambito lavorativo», da presentare in Parlamento (art. 1). L’articolo 2 introduce, tra le discriminazioni indirette, «la modifica delle condizioni e dei tempi di lavoro che sfavoriscono in ragione del sesso e delle esigenze familiari». Verrà considerato discriminatorio qualsiasi trattamento che «in ragione del sesso, dell’età anagrafica, delle esigenze di cura personale o familiare, dello stato di gravidanza nonché di maternità o paternità, anche adottive» ponga la lavoratrice «posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri», ostacolandone così la carriera.
L’articolo 3 obbliga le aziende con oltre 50 dipendenti (prima erano 100) a redigere «un rapporto almeno ogni due anni sulla situazione del personale maschile e femminile». Viene inoltre introdotta la «certificazione della parità di genere», un sistema utile per attestare le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere (art. 4): le imprese in grado di ottenere il certificato potranno godere di importanti sgravi fino a 50mila euro (art. 5). L’articolo 6 dispone, infine, l’equilibrio di genere negli organi delle società pubbliche non quotate.
Non è la prima volta che parliamo di disparità salariale. Sappiamo che nel nostro Paese l’espressione assume un significato ancora maggiore se consideriamo le ore lavorate, a parità di mansione, e le diverse tipologie contrattuali alle quali le donne devo ricorrere per conciliare lavoro e famiglia. Che sia questa la buona occasione che aspettavamo?