L’assegno di maternità per mamme casalinghe, disoccupate o precarie

Assegno maternità

Le novità 2019 sul contributo maternità

Quella di neo-genitori è una fase della vita che inevitabilmente porta con sé una collezione di ricordi indelebili, segnati da emozioni intense, notti insonni e nuovi ritmi da prendere in simbiosi con il proprio bimbo. 

Quando arriva un figlio, tuttavia, non è tutto rose e fiori: le preoccupazioni  raddoppiano e la stabilità economica assume un ruolo ancora più rilevante. A questo proposito c’è una buona notizia per le mamme casalinghe, disoccupate o precarie, che hanno accesso a un supporto prezioso: l’assegno di maternità. Si tratta di una prestazione assistenziale  riservata, a seconda dei casi, alle madri (e in determinate condizioni anche ai padri) naturali o adottive. 

Nel 2019 sono state bandite due tipologie di sostegno, quella a carico del Comune e quella erogata dallo Stato. Entrambe vengono  saldate dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) ma tra le due esiste una differenza di fondo. Vediamo quale.

La prestazione comunale viene concessa dal Comune di residenza della richiedente ed è rivolta alle mamme disoccupate, vale a dire alle donne non lavoratrici o casalinghe che hanno avuto un figlio. Il contributo statale interessa, invece, le madri che rientrano nella categoria di lavoratrici precarie.

Bonus bebè mamme disoccupate

L’assegno di maternità dei comuni: di cosa si tratta

L’assegno maternità Comune 2019 richiede la soddisfazione di determinati requisiti e il suo valore economico viene ristabilito ogni anno in base all’adeguamento Istat. A questo specifico sussidio hanno diritto le donne non lavoratrici, quindi disoccupate, casalinghe e ragazze madri senza un posto di lavoro. Valido solo per le neo-madri che non usufruiscono già dell’assegno di maternità statale, l’aiuto in questione non è compatibile con nessun altro contributo proveniente dallo Stato, come il bonus bebè o il bonus famiglia. 

Assegno maternità: a chi spetta

Facciano un passo avanti le mamme con un figlio tra gli 0 e i 6 mesi che al momento della domanda non siano legate a un contratto di lavoro regolare. Sono loro, le mamme disoccupate o casalinghe, a poter fare richiesta. 

Un’ulteriore condizione da soddisfare riguarda lo status di cittadinanza: ne hanno diritto le cittadine italiane o comunitarie residenti in Italia al momento del parto e anche le cittadine non comunitarie, purché provviste di permesso di soggiorno a lungo termine (CE). 

Quanto spetta e come

La concessione di questo contributo per i nuovi nati è, inoltre, regolata dal reddito del nucleo familiare di appartenenza, che deve essere inferiore al valore ISEE fissato di anno in anno (per il 2019 corrisponde a 16.954,05 euro). 

Vale la pena chiarire che le donne casalinghe o disoccupate con un bimbo appena nato possono fare richiesta dell’assegno fin dal primo figlio, e non dal terzo in poi. Inoltre, in caso di parto gemellare, gli assegni di maternità dei comuni sono cumulabili, ovvero valgono per ognuno dei gemelli. Il valore attuale di questa forma di sussidio è pari a 309.11 euro mensili, a cui si ha diritto per un periodo di 5 mesi, per un totale di 1.545,55 euro. 

Occhio alle tempistiche: non oltre i sei mesi dalla nascita del bimbo

La richiesta dell’assegno di maternità comunale 2019 per le mamme che lavorano nell’ambito del proprio nucleo familiare, va fatto presso il Comune di residenza tramite l’ufficio del Patronato entro e non oltre 6 mesi dalla nascita del bambino. I tempi di erogazione non sono specificati e variano di caso in caso.

Lo stesso discorso vale per le madri che abbiano adottato o preso in affido un minore di età non superiore ai 6 anni (o ai 18 in caso di pratiche internazionali).

L’assegno di maternità dello Stato per mamme lavoratrici precarie

Assegno primo figlio

Il prerequisito per il bonus maternità

L’assegno maternità dello Stato non va confuso con l’indennità di maternità, che è invece la retribuzione sostitutiva riconosciuta alle donne occupate assenti dal lavoro a causa della gravidanza. Fortunatamente, lo Stato riconosce un bonus anche alle madri lavoratrici o precarie; a una condizione: è necessario che abbiano versato almeno 3 mesi di contributi per maternità in un periodo di tempo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti il momento del parto. 

Le neomamme che possano far valere 3 mesi di contributi nel lasso temporale indicato, per poter procedere alla richiesta, devono essere cittadine italiane o di uno Stato appartenente alla Comunità Europea o, se si tratta di cittadine extracomunitarie, presentare un permesso di soggiorno CE di lungo periodo. 

La domanda va fatta all’INPS

La richiesta per l’assegno di maternità da parte dello Stato va presentata all’INPS presso la sede di competenza, a seconda della propria residenza, e anche in questo caso va inoltrata in un periodo che non superi i 6 mesi dal momento della nascita del figlio. Occorre trasmettere il modulo INPS compilato per via telematica al CAF o ad eventuali intermediari. Le mamme lavoratrici che possiedono il Pin dispositivo online INPS possono richiedere questo bonus per la nascita di un figlio da sole, direttamente sul sito dell’Istituto di previdenza. 

L’importo

Anche in questo caso il valore dell’assegno non è fisso, ma viene rivalutato ogni anno sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo per quanto riguarda nuclei familiari di operai e impiegati. Questo significa che non è possibile riferire una cifra definita, che andrà invece calcolata nel singolo caso.

Perché fare richiesta dell’assegno maternità

Solo una mamma casalinga può avere idea di quanto sia complicato accudire un figlio neonato dovendo, al tempo stesso, assolvere a tutte le altre mansioni richieste nella sfera di casa. Si tratta di un lavoro a tutti gli effetti e a tempo pieno, con la differenza di essere un’occupazione non riconosciuta dallo Stato. 

Le mamme che lavorano in ambito domestico, quelle che si dedicano alla cura esclusiva dei figli, possono e, anzi, devono fare domanda per ottenere i contributi messi a loro disposizione. L’assegno maternità – comunale o statale a seconda dei casi – è un diritto in una fase della vita in cui un aiuto economico può davvero fare la differenza. 

Si tratta di una conquista importante, frutto di un lungo percorso che, nelle aule delle Istituzioni, ha portato alla luce una situazione spesso ignorata o sminuita: quella delle oltre 7 milioni di donne che spesso sacrificano carriera e interessi per dedicarsi integralmente ad accudire della famiglia.