Le associazioni per le donne in difficoltà
L’importanza delle strutture per supportare le vittime di violenza
La violenza contro le donne registra dati in aumento: ma grazie alle associazioni dedicate alle donne in difficoltà è possibile uscire da questa situazione drammatica.
Basti pensare che in Italia nel 2021 si sono rivolte ad un centro di accoglienza oltre 20mila persone, con un aumento pari al 3,5% rispetto al 2020. Molto spesso, in un caso su due, chi cerca supporto in queste strutture ha tra i 30 e i 49 anni ed è stato oggetto di aggressività da parte di un marito, un compagno, un ex.
Uscire dal silenzio e chiedere un aiuto esterno rappresenta quindi un passo importante per chi si trova a vivere queste situazioni drammatiche. Non si tratta di un momento facile: prima di reagire e denunciare, la vittima tende in genere a mettersi in discussione e ad autocolpevolizzarsi, minimizzando o negando l’accaduto.
Un supporto essenziale arriva dai centri antiviolenza, una rete di strutture per donne in difficoltà che hanno bisogno di ascolto, fiducia, sicurezza. Secondo il portale D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, in Italia ne esistono circa cento, con una presenza maggiore nelle regioni del Nord.
Queste realtà, che gestiscono attualmente più di 180 sportelli (sono più del 25% rispetto a due anni fa), offrono anche ospitalità: con questa finalità vengono messi a disposizione 185 appartamenti e oltre mille posti letto. A far funzionare queste organizzazioni sono le volontarie: se ne contano circa 3mila in Italia ma, a causa della scarsità dei fondi disponibili, soltanto il 33% di loro è retribuito.
I centri antiviolenza si inseriscono nella più ampia rete delle associazioni femminili, realtà “in rosa” in cui ci si impegna a portare avanti i valori di solidarietà e lotta alle discriminazioni, con un’attenzione speciale per la promozione della libertà in ogni declinazione.
La storia e i principi cardine delle associazioni per donne in difficoltà
Di associazioni per la difesa delle donne si è iniziato a parlare nel nostro Paese agli inizi degli anni Novanta. Complice la spinta dei movimenti di liberazione degli anni Settanta e la prima composizione dei gruppi di autocoscienza, è cominciata ad emergere la necessità di dare vita a case rifugio in cui far sentire sicure e protette le donne che stavano vivendo un momento complicato. In questi luoghi, infatti, erano sostenute nei propri diritti e avevano la possibilità di iniziare una nuova vita senza soprusi.
I tratti comuni delle associazioni per le donne maltrattate sono:
- segretezza e antidiscriminazione;
- gratuità;
- auto-determinazione;
- empowerment;
- principio di auto-aiuto.
In queste strutture il punto di vista della donna, accolta in tutta segretezza e senza alcun tipo di discriminazione, viene considerato centrale. Inoltre, grazie all’impegno di professioniste e volontarie, ci si attiva affinché chi è vittima di violenza possa riacquisire forza, autostima e indipendenza.
Si garantisce anche assistenza legale gratuita alle donne, come sancito dalla Corte Costituzionale Italiana l’11 gennaio 2021 con una sentenza storica. In questo modo si intende costituire un sistema più efficace per sostenere le vittime di violenza, incentivando la presentazione di denunce e contrastando silenzio e impunità.
In un’associazione contro la violenza psicologica sulle donne si offre poi un intervento su misura. Ogni storia, infatti, è diversa e richiede parole, gesti, azioni differenti. Grazie alla competenza delle operatrici le vittime possono rielaborare il proprio vissuto, “riattivando” le risorse interne che permettono di focalizzare l’importanza della propria libertà e del proprio benessere.
Il supporto psicologico punta quindi ad aiutare la donna a mettere in atto un cambiamento emotivo e comportamentale finalizzato a stimolare il processo di uscita da una situazione drammatica.
Una volta che la persona ha acquisito sicurezza e fiducia viene coinvolta anche in percorsi di orientamento al lavoro: un aspetto fondamentale, in quanto in un caso su tre chi si rivolge a questa tipologia di centri non ha una fonte di guadagno ed è spesso disoccupata o studentessa.
A chi rivolgersi se si è vittima di violenza psicologica o fisica
Un nome storico, tra le casa famiglie per donne in difficoltà, è quello di Telefono Rosa Onlus (viale G. Mazzini 73, Roma – Chiama 06 37518282 – [email protected] ), un’associazione che dal 1988 si impegna a far emergere la violenza nascosta tra le pareti domestiche. Tutto è nato come un esperimento dalla volontà di tre donne desiderose di accompagnare altre donne nel loro percorso di rinascita.
Oggi questa realtà è presente in tutto il territorio nazionale e mette a disposizione un centralino attivo 24 ore 24, offrendo gratuitamente ascolto, accoglienza e protezione.
Telefono Rosa ha anche realizzato una piattaforma di e-learning – la prima in Europa – per diffondere strumenti e comportamenti di contrasto alla violenza e ha avuto un ruolo attivo nel mettere sotto il riflettore la problematica dello stalking.
Hanno un respiro nazionale anche le attività organizzate da Differenza Donna (via Tacito 90, Roma – 06 6780537 – [email protected]), associazione romana nata nel 1989 che ha ottenuto il riconoscimento di numerosi enti locali e istituzioni, e la rete di strutture coordinata dalla Casa Internazionale delle Donne (via della Lungara 19, Roma –
06 68401720 – [email protected]).
Per conoscere qual è il centro antiviolenza più vicino può essere utile consultare la lista delle strutture disponibili raccolte dal portale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. I centri sono suddivisi per regione e mettono a disposizione, per ogni casa rifugio, indirizzo, numero di telefono, sito web e contatto mail.
Il numero verde in aiuto alle donne
Per uscire da situazioni drammatiche fatte di insulti, minacce e soprusi dentro o fuori le mura domestiche è stato attivato anche un numero verde per le emergenze, il 1522 .
Un servizio attivo 24 ore su 24 e gratuito, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Le operatrici, in grado di parlare in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese e polacco, forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking e offrono informazioni utili indirizzando le interlocutrici verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati disponibili sul suolo nazionale.