Le associazioni di volontariato in Italia: numeri e scenari

L’impegno delle organizzazioni no profit

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Chi desidera riservare parte del proprio tempo al servizio del bene comune può fare riferimento, tra le possibilità, alle associazioni di volontariato.

Come operano e che cosa sono esattamente? Per capirlo, può essere utile la definizione del portale Italia Non Profit: “Le organizzazioni di volontariato (Odv) sono enti finalizzati a svolgere attività di interesse generale in favore di terzi avvalendosi in modo prevalente del volontariato dei propri associati”.

Queste realtà non hanno dunque scopo di lucro e si occupano di iniziative legate all’interesse del bene collettivo. Se si servono anche di lavoratori, sono tenute a rispettare una precisa proporzione: i dipendenti ufficiali non possono superare la metà dei volontari.
Secondo una ricerca Istat, nel 2017 in Italia si contavano 350.392 istituzioni no profit, che impegnavano 844.775 persone.

Volontariato: le associazioni e i loro campi d’azione

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Uno scenario preciso dei numeri del volontariato e delle associazioni nel nostro Paese viene indagato dal volume, edito nel 2016 da Il Mulino, Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni, a cura di Riccardo Guidi, Ksenija Fonovi e Tania Cappadozzi. Secondo gli studi riportati nel testo, il 7,9% degli italiani sarebbe iscritto ad organizzazioni di volontariato, percentuale pari a 4,14 milioni di persone.

Per dare un’idea chiara delle diverse aree in cui operano i volontari, gli autori hanno individuato sette campi d’azione, con i relativi numeri:

  • assistenza: comprende chi si dedica ai servizi sociali e civili, comprende circa il 29,6% del totale volontari, ovvero 1 milione e 228 mila persone;
  • educazione religiosa: indica catechisti e le persone che si dedicano ad attività educative e ricreative nel contesto parrocchiale. Sono pari al 25% dei volontari e corrispondono a 1 milione e 306 mila persone;
  • pionieri: il nome indica chi si dedica soprattutto alla tutela dell’ambiente. Ne fa parte il 13,6% dei volontari, ovvero 561 mila persone;
  • investitori in cultura: coloro che promuovono iniziative ricreative legate al mondo della cultura. Sono il 10,3% dei volontari, 427 mila persone;
  • volontari laici dello sport: allenatori, dirigenti e operatori di società dilettantistiche. Sono l’8,9% dei volontari, equivalente a 368 mila persone;
  • donatori di sangue: 8% dei volontari, 333 mila persone;
  • rappresentanze: dirigenze di associazioni di volontariato che si occupano di politica, come sindacati che tutelano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Sono il 4,6% dei volontari, 190 mila persone.

Associazioni di volontariato: alcuni numeri

Secondo le ricerche Istat, nel 2013 un italiano su otto era iscritto ad un’associazione di volontariato. Il 15,9% del totale era compreso nella fascia d’età fra i 55 e i 64 anni, mentre solo il 10,7% degli under 34 dedicava il tempo libero alla solidarietà.

Il 14,8%, inoltre, aveva un lavoro primario; mentre il 12,9% dedicava parte del suo tempo agli studi e circa il 22,1% dei volontari aveva un titolo di studio di alto livello (come la laurea).

Secondo il rapporto Italia 2020 dell’Eurispes, riferito al 2019, le associazioni di volontariato in Italia hanno riscosso i consensi del 70% dell’opinione pubblica (il precedente rapporto aveva stimato un 64,2%). Un ottimo segno per lo sviluppo e la crescita del Terzo Settore.

Associazioni di volontariato: quali sono le principali in Italia?

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Stando alla classifica di Open Cooperazione del 2018, la top ten delle associazioni di volontariato in Italia per bilancio delle entrate sarebbe la seguente:

  • Save the Children Italia ONLUS: dedicata alla solidarietà per l’infanzia;
  • INTERSOS – Organizzazione Umanitaria Onlus: concentrata sulle vittime di emergenze umanitarie, guerre, catastrofi ambientali;
  • Fondazione AVSI: realtà per la cooperazione, lo sviluppo e l’aiuto umanitario;
  • Unicef: opera per la tutela dei diritti del bambino e il miglioramento delle condizioni di vita infantili nel mondo;
  • Medici senza Frontiere: si occupa di fornire assistenza medica nei Paesi colpiti da conflitti, catastrofi naturali o epidemie. Soccorre inoltre le popolazioni migranti;
  • COOPI Cooperazione internazionale: per lo sviluppo e il sostegno di popolazioni in emergenza sanitaria, ambientale e alimentare;
  • Emergency: si dedica alla cura delle vittime di guerre, violenze e povertà;
  • CISP: Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, cura progetti umanitari;
  • ActionAid: porta avanti progetti internazionali e nazionali con focus sui diritti fondamentali dell’uomo;
  • Medici con l’Africa Cuamm: promuove e tutela la salute delle popolazioni africane.

Anziani e disabili: il valore del volontariato nel quotidiano

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Nonostante le principali associazioni di volontariato abbiano un respiro internazionale, non mancano i progetti nazionali finalizzati al sostegno e all’aiuto di famiglie, disabili e anziani in situazioni di difficoltà nel nostro Paese.

Una delle principali realtà di volontariato è la Croce Rossa italiana: nel 2017 si attestavano intorno a 156 mila le persone che si dedicavano alle attività dell’associazione
Croce Rossa è rivolta soprattutto al settore della sanità, con operatori per ambulanze e assistenza domiciliare, presidio durante i grandi eventi, campagne di promozione e prevenzione, assistenza nei centri migranti e volontariato negli ospedali.

Gli operatori si occupano inoltre di distribuire generi alimentari, portare assistenza ai senza dimora e alle famiglie in difficoltà economica, favorire l’inclusione sociale e informare l’opinione pubblica su temi come ambiente, malattie, alimentazione, sicurezza stradale e primo soccorso.

Tra le principali associazioni di volontariato dedicata specificamente agli anziani c’è Auser, che, sempre nel 2017, contava 46.012 volontari, di cui ben 21.338 donne. Gli obiettivi principali dell’organizzazione sono contribuire allo sviluppo attivo della persona, migliorare la qualità di vita dei singoli, favorire l’uguaglianza sociale e valorizzare l’esperienza dei più anziani.

Per quanto riguarda il mondo della disabilità, Telethon è nota per le sue campagne dedicate allo studio di malattie genetiche rare e al sostegno delle famiglie di disabili gravi: la Fondazione opera anche grazie alla partnership con altri enti benefici, come Avis (Associazione volontari italiani del sangue), Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare), Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) e Azione Cattolica.

Come costituire un’associazione di volontariato

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Come spiegato anche dal Csv di Rovigo, per fondare un’associazione di volontariato è innanzitutto necessario unire dei soci in un unico obiettivo, comune e chiaro a tutti nella sua definizione e nel suo sviluppo. Nello specifico, per costituire un’organizzazione no profit sono richiesti sette o più soci.

L’associazione potrà qualificarsi come Ente del Terzo Settore e potrà stabilire la sua tipologia giuridica in base alle due possibilità presenti nel codice civile, ovvero:

  1. associazione riconosciuta
  2. associazione non riconosciuta

La differenza sta nella responsabilità patrimoniale che avranno gli amministratori: la prima è infatti un ente con diritti e obblighi propri, che non si legano agli associati e permettono una piena autonomia patrimoniale. Questo comporta che l’associazione riconosciuta risponde del proprio patrimonio e attraverso lo stesso in caso di creditori o obbligazioni.

Le associazioni non riconosciute, invece, rispondono ad eventuali obbligazioni facendo riferimento sia al loro patrimonio (il cosiddetto fondo comune) che, qualora questo non fosse sufficiente, a quello degli amministratori.

In seguito si dovrà redigere l’atto costitutivo e lo statuto, in linea con il tipo di associazione che si vuole formare. È bene in questa fase riunirsi fra soci e rivolgersi ad esperti del mondo del terzo settore, così da avere ogni aspetto sotto controllo, dalla tesoreria alle cariche sociali.

Le ultime fasi richiedono la registrazione all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate del proprio territorio entro 20 giorni dalla fondazione dell’atto costitutivo con il pagamento di un’imposta di 200 euro. Allo stesso ufficio si dovrà fare richiesta per il codice fiscale dell’associazione.

Per terminare e rendere ufficiale la nuova realtà associativa, questa va inserita a livello regionale in uno dei due registri preposti, quello del volontariato o quello della promozione sociale.