Autismo, i sintomi e le terapie per affrontarlo
Una problematica che colpisce fin da piccoli
Troppo spesso si parla volgarmente di Autismo, rendendo “semplice” qualcosa che è tutt’altro che codificabile in una sola parola. Gli esperti, infatti, preferiscono parlare, al plurale, di disturbi dello spettro autistico (in inglese Autism Spectrum Disorders, ASD), con l’obiettivo di sottolineare l’eterogeneità delle manifestazioni che riguardano sì, la comunicazione e l’interazione sociale ma sotto diverse forme.
Secondo i dati riportati dall’Angsa, l’Associazione nazionale genitori persone con autismo, si stima che nel mondo l’incidenza sia attorno all’1-2%. In Europa la prevalenza è di una persona su 89, mentre in Italia si calcola siano oltre 600mila i soggetti che ne soffrono. Inoltre, il disturbo è quattro volte più diffuso nei maschi rispetto alle femmine.
Nel complesso i dati risultano in aumento. Ciò è dovuto, in particolare:
- alla maggiore formazione dei medici;
- all’evoluzione dei criteri di diagnosi;
- all’accresciuta sensibilità sociale verso il disturbo.
Si tratta di dinamiche importanti: l’identificazione precoce e più precisa della problematica permette infatti di trattarla in modo più efficace.
Quante sono le forme di autismo
Data l’eterogeneità delle manifestazioni, ci si può domandare quante sono le forme di autismo attualmente diagnosticate. Come già affermato, oggi gli esperti tendono a parlare, più propriamente, di disturbi, al plurale. Stando al portale Divisione Autismo Castel Monte, il manuale DMS 5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, cioè il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha raccolto sotto questa definizione quattro disturbi prima separati, ovvero:
- il disturbo autistico vero e proprio;
- la sindrome di Asperger, con problemi di socialità e comportamenti ripetitivi;
- il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD-NOS), con una grave compromissione dello sviluppo dell’interazione sociale reciproca;
- il disturbo disintegrativo dell’infanzia, una forma rara che può provocare la perdita di capacità fisiche e cognitive.
Inoltre sono stati individuati tre livelli di gravità:
- lieve: si richiede solo un supporto minimo durante i compiti di tutti i giorni;
- moderato: è necessario intervenire in maniera più sostanziale in determinate aree;
- severo: bisogna offrire un sostegno continuo per aiutare la persona a svolgere le attività quotidiane.
Il livello viene identificato dagli specialisti durante la valutazione clinica.
La differenza tra l’autismo e la sindrome di Asperger
Autismo e sindrome di Asperger fanno parte delle ASD. Entrambe, infatti, sono caratterizzate dalla compromissione delle abilità sociali: chi soffre della sindrome è solitamente una persona silenziosa, indifferente a chi gli sta intorno, chiusa in se stessa. Tuttavia alcuni esperti, come spiegato anche dall’Istituto Beck, sottolineano le specificità delle due problematiche: in particolare, la sindrome di Asperger si differenzia dall’autismo vero e proprio perché le capacità linguistiche rimarrebbero pressoché intatte e il funzionamento cognitivo sarebbe nella norma.
Quali sono i segnali dell’autismo
Nonostante l’ampia gamma dei sintomi, esistono comunque dei segnali comuni alle ASD. Stando al portale del Msd, le caratteristiche principali sono due:
- deficit nella comunicazione e nell’interazione con le altre persone: ad esempio incapacità di condividere ciò che si sente, difficoltà a interpretare correttamente i gesti degli altri, mancanza di interesse verso mamma e papà;
- comportamenti ripetitivi e attività “settoriali”: adesione a una routine immutabile, risposte scarse o eccessive agli stimoli, interessi insoliti e ossessivi, movimenti stereotipati.
Tali manifestazioni emergono fin da piccoli e costituiscono l’autismo infantile. Come riconoscerlo? Per essere classificati come DSA, questi segnali devono comunque essere di una certa gravità, andando ad incidere sulla quotidianità del bambino, con ricadute negative nei contesti più comuni, come la casa o la scuola.
In una prima fase i genitori si accorgono del problema perché fanno fatica ad attrarre l’attenzione dei figli sugli oggetti o su quello che sta accadendo intorno a loro. Inoltre il piccolo gioca da solo, non risponde al suo nome, mostra difficoltà nel linguaggio e non comprende l’ironia e le metafore. Tende poi ad “usare” gli altri per raggiungere il suo scopo e non mostra gioia in situazioni in cui i suoi coetanei si divertono.
In sette casi su dieci i bambini con autismo presentano anche deficit delle abilità intellettive, con disturbi dell’apprendimento, sindrome di Tourette, problemi dell’attenzione e disturbi ossessivi-compulsivi.
In presenza di tali sintomi, i genitori sono chiamati a consultare un pediatra per capire se è necessario approfondire la situazione e richiedere ulteriori esami.
Le cause dell’autismo
Al momento non si conoscono le cause esatte del disturbo. Sebbene sia stata legata, a seconda degli studi, ad altre patologie, come all’infezione congenita del virus della rosolia, al citomegalovirus e alla fenilchetonuria, sembra che la problematica abbia una forte componente genetica. Il manuale MDS, in particolare, stima che i figli di genitori che soffrono di disturbi dello spettro autistico hanno una probabilità 50-100 volte maggiore di essere colpiti. La familiarità sembra essere provata anche dagli studi sui gemelli monozigoti. Si sottolinea inoltre che non sono emerse prove di un legame tra vaccini e autismo.
Proprio per queste sue caratteristiche, non si possono ancora dare indicazioni specifiche per prevenire il disturbo.
Come si diagnostica l’autismo
La diagnosi di autismo è di tipo clinico e viene svolta in base al numero e alla gravità dei sintomi. La valutazione viene effettuata da un neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza oppure da uno specialista in psichiatria (nel caso degli adulti). In particolare, seguendo lo stesso DMS 5, si devono registrare problematiche nell’ambito della comunicazione e dell’interazione sociale e devono essere presenti almeno due comportamenti ripetitivi o interessi “settoriali”.
Esistono inoltre dei test di riferimento condivisi dagli specialisti, come l’Autism Diagnostic Observation Schedule – 2. In generale questi esami trovano maggiori ostacoli nell’individuare il disturbo in giovane età.
La diagnosi, inoltre, può richiedere il coinvolgimento di altre figure professionali, come logopedisti ed educatori, per avere il quadro completo della situazione.
Come trattare l’autismo
Per quanto riguarda la terapia, il ministero della Salute sottolinea l’importanza di agire fin da subito, quando i bambini sono ancora piccoli, in modo da intervenire sul loro processo di crescita.
Tra i trattamenti adottati ci sono:
- terapia comportamentale: ci si focalizza sulla gestione dei comportamenti in alcuni contesti specifici, come a casa o a scuola;
- logopedia: intervento importante per stimolare la comunicazione, ad esempio attraverso la scrittura e le immagini;
- talvolta fisioterapia e terapia occupazionale: soprattutto se il soggetto soffre di problemi dal punto di vista motorio;
- terapia farmacologica: i farmaci antipsicotici atipici, ad esempio, permettono di ridurre alcuni sintomi, come gesti rituali o atteggiamenti aggressivi.
Ovviamente un ruolo di primo piano lo svolgono anche i genitori, che devono essere coinvolti il più possibile nel progetto di cura. È importante infatti che siano consapevoli degli obiettivi e delle modalità del trattamento, per offrire il giusto sostegno ai loro figli nella vita di tutti i giorni, stimolando le loro abilità relazionali, anche solo parlando con loro.
Ma come comunicare con i bambini autistici? Prima di tutto non bisogna usare soltanto le parole, ma anche gesti ed espressioni facciali per sostenere l’acquisizione del linguaggio. Inoltre è importante stabilire un contatto oculare con il piccolo, incoraggiandolo a fare altrettanto. Mamma e papà dovrebbero poi fare da modello positivo, evitando invece di ricorrere continuamente alla correzione. Infine, il consiglio è rendere questa attività il più possibile divertente, magari esagerando un po’ l’intonazione o il tono della propria voce.
Persone autistiche famose
Una diagnosi di ASD non è una “condanna”. Ovviamente la gravità o meno dei sintomi può contribuire o ostacolare la vita di tutti i giorni. Tuttavia sono molte le storie di chi è riuscito a raggiungere i propri traguardi umani e professionali nonostante tutto. Tra loro possiamo ricordare, ad esempio:
- Temple Grandin: professoressa alla Colorado State University, ha ridisegnato il modo con cui si gestisce il bestiame, ma ha anche saputo raccontare come funziona una mente autistica;
- Greta Thunberg: attivista per l’ambiente inserita dal Time tra i 25 adolescenti più influenti nel mondo, soffre della sindrome di Aspeger;
- Susanna Tamaro: nota scrittrice italiana, nel suo libro “Il tuo sguardo illumina il mondo” ha spiegato come affronta ogni giorno la problematica e come la scrittura sia un aiuto prezioso.
Ogni cosa che ha a che fare con il nostro corpo e con la nostra mente, ha bisogno di una diagnosi specialistica attenta e ponderata. Solo medici altamente qualificati possono rilasciare responsi e quadri clinici. Il confronto continuo con gli specialisti è l’unica arma per aiutare bambini e ragazzi che soffrono di spettro autistico e le famiglie.