Autopalpazione del seno, primo strumento di prevenzione
Un semplice test di autovalutazione per cogliere eventuali cambiamenti
L’autopalpazione del seno prevede l’esecuzione di semplici gesti finalizzati ad individuare eventuali irregolarità della mammella o del capezzolo.
Avere consapevolezza del proprio corpo è infatti il primo passo per mettere in atto un percorso di prevenzione, intervenendo in modo tempestivo quando si avverte qualche piccola alterazione, senza attendere lo sviluppo di problematiche più serie.
L’autopalpazione del seno rientra tra gli esami che ogni donna può effettuare in autonomia: si tratta infatti di un test di autovalutazione che permette di conoscere l’aspetto normale della mammella e di notare eventuali irregolarità, come la presenza di piccoli noduli o cambiamenti percepibili alla vista o al tatto che potrebbero essere un segnale dello sviluppo di una tra le malattie al seno femminile.
Autopalpazione del seno, quando farla
L’autopalpazione andrebbe svolta a partire dai vent’anni, una volta al mese. L’ideale sarebbe eseguire questo esame sempre nello stesso giorno, meglio se una settimana dopo la conclusione del ciclo mestruale. Seguire questa cadenza è importante perché la struttura del seno subisce modifiche fisiologiche in risposta ai cambiamenti ormonali: una maggiore tensione durante la fase premestruale potrebbe, ad esempio, creare dei falsi allarmi. Anche l’età, il peso e l’utilizzo di alcuni contraccettivi orali sono responsabili di variazioni.
Anche se è consigliata a partire dai 20 anni, nelle donne tra i 40 e i 50 anni l’autopalpazione è ancora più fortemente incoraggiata: in questa fascia d’età, infatti, l’incidenza di tumore al seno è molto alta e l’autocontrollo diventa uno strumento fondamentale di prevenzione.
Durante la gravidanza o in menopausa è possibile eseguire l’esame in qualunque giorno del mese mantenendo comunque una regolarità costante. L’attenzione va alzata ulteriormente tra i 65 e i 70 anni: in questa fascia d’età si registra infatti un altro picco di incidenza di neoplasie alla mammella.
Autopalpazione del seno, come farla
L’autopalpazione del seno, da effettuare comodamente a casa, prevede due diverse fasi:
- l’osservazione, finalizzata ad individuare eventuali variazioni visibili della forma del seno e del capezzolo;
- la palpazione, necessaria per scoprire la presenza di piccoli rigonfiamenti interni, bozzi o noduli.
Durante la fase di osservazione è importante prestare attenzione a:
- eventuali rilievi o fossette sulla superficie della pelle;
- variazioni nella forma della mammella;
- perdita di liquido dal capezzolo;
- dolore ingiustificato al seno o all’ascella;
- variazione nell’aspetto del capezzolo, che può ritrarsi o diventare sporgente;
- protuberanze nel seno o nella zona ascellare.
È bene ricordare che raramente due seni sono perfettamente simmetrici tra loro. Ad ogni modo, la presenza di queste alterazioni deve far scattare un campanello d’allarme. Occorre quindi rivolgersi al proprio medico curante o a un senologo effettuando, se necessario, accertamenti diagnostici più approfonditi.
Come svolgere correttamente l’esame di autopalpazione?
Come eseguire l’autopalpazione del seno, primo strumento di prevenzione di tumore #ScopriComeConAIRC
Per prima cosa è importante posizionarsi davanti ad uno specchio in un ambiente ben illuminato. In piedi, con il busto eretto, le spalle rilassate e le braccia disposte lungo i fianchi, vanno quindi osservati, sia frontalmente sia lateralmente, capezzolo e mammella.
È importante quindi alzare le braccia e disporre le mani dietro alla nuca, osservando nuovamente la presenza di eventuali irregolarità. A questo punto, è necessario provare ad attivare, contraendoli, i muscoli pettorali, stringendo le mani sui fianchi.
Autopalpazione del seno, cosa sentire
Si procede poi con la fase di palpazione. In posizione eretta, va piegato il braccia corrispondente al seno da analizzare dietro la nuca: unendo tre polpastrelli di una mano (indice, medio, anulare) va esaminata la mammella con piccoli movimenti circolari, esercitando una pressione crescente. In questo modo è possibile andare a cogliere eventuali indurimenti del tessuto o noduli.
A questo punto, va effettuata un’analisi “radiale” del seno, facendo scorrere i polpastrelli uniti dall’esterno verso il capezzolo, disegnando una sorta di stella. L’ultimo passo prevede l’esecuzione di movimenti dall’alto verso il basso.
Premendo delicatamente il capezzolo tra indice e pollice è possibile verificare l’eventuale fuoriuscita di liquidi; un fazzolettino è utile per controllare il colore e la densità della secrezione.
Tutti questi movimenti vanno replicati in posizione supina, piegando il braccio corrispondente al seno da trattare sotto la testa.
Autopalpazione seno: come riconoscere i noduli
Grazie a questo primo metodo di screening preventivo è possibile individuare noduli molto piccoli o micro calcificazioni che possono essere considerate una prima anticamera alla neoplasia al seno.
Ma cos’è un nodulo, più nel dettaglio? Si tratta di un ispessimento o una protuberanza che risulta differente al tatto rispetto al tessuto circostante.
La tipologia di nodulo dipende dalle sue caratteristiche: se è addirittura visibile può segnalare una forma tumorale già sviluppata; se è liscio, mobile e non doloroso può essere la manifestazione di un fibroadenoma, di solito benigno. Ad ogni modo la valutazione deve essere sempre riservata allo specialista.
A questo proposito, quando capita di avvertire un indurimento molte donne mettono in atto un meccanismo di autonegazione, evitando di parlarne. Si tratta di una reazione di difesa e di paura che, tuttavia, va evitata: è importante infatti avere fiducia nei medici ed essere consapevoli che, in caso di anomalie, intervenire in modo rapido affrontando tempestivamente un’eventuale malattia permette di accelerare il percorso di guarigione.
Autopalpazione seno, perché farla
Come anticipato, l’autopalpazione è un esame fondamentale per la diagnosi precoce del tumore alla mammella. Lo ha sottolineato anche la Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro: questa neoplasia è la più frequente nel genere femminile e ogni anno vengono diagnosticati 55.500 nuovi casi. Nonostante l’incidenza non sembri diminuire, la mortalità risulta in calo e si è ridotta del 6 per cento nel 2020 rispetto al 2015. Molto incoraggianti anche i dati relativi alla guarigione: oggi circa 9 donne su 10 sono vive a cinque anni dalla diagnosi.
È importante ricordare, infine, come questo autoesame vada affiancato a controlli annuali del seno eseguiti da uno specialista senologo, effettuando regolarmente mammografie ed esami senologici una volta superati i 50 anni.