Chi sono le calciatrici italiane professioniste
È ancora difficile sgomberare il campo dagli stereotipi
Cosa vuoi che sia: è solo calcio, al femminile! Suonano un po’ così i commenti di coloro che snobbano il calcio in rosa che, su questa scia, occupa un ruolo di secondo piano nel cuore dei tifosi e degli appassionati di sport. Tuttavia pare che qualcosa si stia muovendo.
Un riconoscimento timido, di certo tardivo ma comunque significativo, è arrivato qualche settimana fa dall’Uefa (Union of European Football Associations), che ha scelto di raddoppiare il montepremi distribuito alle squadre che parteciperanno alla finale del Campionato Europeo femminile, la prossima estate, in Inghilterra.
Una prima volta che si unisce anche alla decisione, conseguita dopo un recente summit in Moldavia, di sviluppare e finanziare un programma di benefit per i club, offrendo un totale di ben 4,5 milioni di euro ai team europei.
Si tratta di step importanti per il calcio femminile, in particolare per quello italiano, che finora ha pagato lo scotto di una mancata cittadinanza nel professionismo, come denunciato dalla capitana della nazionale azzurra Sara Gama, con tutele sociali e previdenziali del tutto incerte. Ma una grande novità è in arrivo: dalla stagione 2022/23 le calciatrici italiane potranno diventare finalmente professioniste.
La storia del calcio femminile italiano
Un traguardo importante, raggiunto dopo un lungo percorso. La Federazione Italiana Calcio Femminile è nata in tempi relativamente recenti, nel 1968, un anno esatto prima del campionato nazionale, vinto dall’Associazione Calcio Femminile Genova. Nel 1986 c’è l’ingresso nella Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc).
Tuttavia le origini del movimento sportivo risalgono agli anni Trenta, a Milano, quando il neonato Gruppo Femminile Calcio scese in campo con la gonna. Protagoniste 13 ragazze, guidate da tre sorelle – Rosetta, Marta e Giovanna Boccalini – pronte a tutto per giocare, rischiando di venire arrestate dal regime fascista, che vietava alle donne di praticare sport che non fossero femminili. Come ricordato sul portale della Figc, da giugno di quest’anno una via del Parco Sempione di Milano è intitolata alla memoria delle primi calciatrici d’Italia.
Le calciatrici italiane del passato
Da allora sono state molte le giocatrici italiane che, in un passato più o meno lontano, hanno dato mostra delle loro capacità in campo. Tra queste ricordiamo:
- Elisabetta Vignotto (San Donà di Piave, classe 1954): una grande goleador nella Seria A, a lungo nei vertici della classifica marcatori nei primi anni Settanta con le maglie del Real Juventus e del Gamma 3 Padova;
- Carolina Morace (Venezia, classe 1964): nel corso della sua carriera ha vestito oltre 150 volte la maglia della nazionale e ha vinto ben 12 scudetti e due coppe Italia. È stata in organico in numerosi club, dalla Lazio CF al Milan 82 Salvarani, dal Torres al Verona Gunther;
- Patrizia Panico (Roma, classe 1975): ha conquistato dieci scudetti, cinque Coppe Italia e otto Supercoppe italiane. Dal 2016 è allenatrice.
Grandi nomi, dunque, inseriti nella Hall of Fame del calcio nostrano, insieme ad altre stelle del panorama nazionale.
Chi sono le calciatrici italiane più famose oggi
Ma quali sono le calciatrici italiane professioniste (di fatto) più famose oggi? Oltre alle grandi professioniste già citate in precedenza, si ricordano alcune delle atlete più interessanti attualmente in attività:
- Valentina Giacinti (Trescore Balneario, Bergamo, classe 1994): di ruolo attaccante, ha esordito nella Serie A il 30 gennaio 2010 con la maglia dell’Atalanta. Ha poi militato nel Napoli, nella Mozzanica, nel Brescia e infine nel Milan;
- Cristiana Girelli (Gavardo, Brescia, classe 1990): è uno dei punti di riferimento per la formazione bianconera. Ha partecipato al campionato mondiale di Francia 2019;
- Daniela Sabatino (Agnone, Isernia, classe 1985): attaccante, è stata spesso la prima scelta anche in maglia azzurra.
Ma queste non sono le uniche grandi atlete del nostro sport.
Sara Gama tra le calciatrici italiane più famose
Difensore della Juventus e della nazionale italiana della quale è capitana, Sara Gama è l’icona per eccellenza del calcio femminile nostrano e non solo: nel 2008 è stata infatti nominata Uefa Golden Player, mentre nel 2019, oltre ad essere stata inserita nella squadra dell’anno al Gran Galà del Calcio AIC, è entrata nella Hall of Fame del calcio italiano.
La giocatrice triestina (classe 1989), che veste il ruolo anche di dirigente sportiva, è consigliere federale FIGC dal 2018, vicepresidente AIC dal 2020 e membro della Commissione Nazionale Atleti del CONI dal 2021. Nonostante il suo ruolo dentro e fuori dal campo, negli anni ha subito attacchi di natura razzista che si sono inaspriti quando è diventata capitana della Nazionale.
Quanto guadagna una calciatrice di Serie A
La scarsa rappresentanza femminile nelle dirigenze societarie, con solo il 15,4 per cento di donne è tra i motivi che spiegano il livello degli stipendi e il sistema di tutele che interessano le calciatrici professioniste. Sottorappresentate e quindi sottopagate.
Le calciatrici italiane, dalla Serie A in giù, non dispongono di veri e propri contratti e, in quanto “dilettanti”, non possono neanche averli. Vincoli e accordi economici minori (raramente oltre l’anno) regolano i rapporti con le società. Indennizzi e rimborsi, dei quali da poco dispongono solo le calciatrici in Serie A, non sono paragonabili a retribuzioni mensili con contributi previdenziali e tutele assicurative.
Se in Serie B molte atlete vanno in campo ancora a titolo gratuito, stando all’Agi, fino al 2019, una calciatrice non poteva ricevere un compenso superiore ai 30.658 euro lordi a stagione. Secondo il portale specializzato Calcio e Finanza, in media si raggiungono i 15mila euro annui. Cifre che fanno a pugni con gli stipendi da capogiro che portano, invece, a casa gli uomini. Per alzare il tetto dei guadagni annuali alcune giocatrici, ovviamente le più note, riparano su contratti di sponsorizzazioni.
A conferma che la questione del gender gap e la grande battaglia di civiltà che solleva resta ancora attualissima.