Centri antiviolenza e case rifugio in Italia

Centri antiviolenza e case rifugio in Italia

Un sostegno per le donne vittime di abusi tra le mura domestiche

Case rifugio e centri antiviolenza

In un Paese in cui la violenza domestica rimane ancora oggi una questione irrisolta, la presenza capillare nel territorio di strutture in cui trovare un porto sicuro rimane importante per molte donne e i loro bambini. Le case rifugio e i centri antiviolenza, la cui disciplina in termini di requisiti minimi e attività svolte risale a un’intesa tra Stato e Regioni del 2015, sono dunque uno strumento chiave nel contrasto a un problema acuitosi in un anno e mezzo di pandemia, come denunciato da Amnesty.

Già un anno fa, infatti, la rete D.i.Re registrava una crescita esponenziale del fenomeno, con circa 2.900 casi di donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza solo nel mese di marzo. Da qui la necessità, per chiunque si trovi in una situazione di pericolo potenziale e concreto, di conoscere lo scopo e le caratteristiche di queste strutture.

Come funziona una casa rifugio?

Casa rifugio: come funziona?

Più nel dettaglio, le case rifugio sono realtà dedicate – a indirizzo segreto – che forniscono un alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini. Il tutto a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza, con l’obiettivo di proteggere madri e figli, salvaguardandone l’incolumità fisica e psichica.

Queste strutture garantiscono l’anonimato e la riservatezza di chi vi si rivolge, offrendo alle ospiti i beni primari per la quotidianità. Per rispettare i requisiti minimi tracciati nell’intesa del 2015, questi centri devono assicurare, gratuitamente, protezione e ospitalità per i tempi previsti dal percorso personalizzato, grazie anche a servizi educativi e al sostegno scolastico ai minori.

L’accesso a una casa rifugio

L’accesso alla casa rifugio può avvenire tramite segnalazione diretta, se proveniente dalle vittime di violenza, o indiretta, se trasmessa per esempio dal Pronto soccorso, dalle forze dell’ordine o dalla rete dei servizi sociosanitari e assistenziali del territorio. Con questi ultimi le strutture operano in maniera integrata, così come con i centri antiviolenza, i quali molto spesso fanno da ponte adoperandosi per la collocazione delle donne e i bambini in difficoltà nelle case rifugio.

Cosa fanno nei centri antiviolenza

Centro antiviolenza: scopo e servizi

Pensati anch’essi come realtà in cui accogliere gratuitamente donne e figli minorenni, i centri antiviolenza rappresentano un primo presidio a cui rivolgersi per ogni tipo di esposizione a pericolo e minaccia. Ogni struttura deve garantire un’apertura di almeno cinque giorni alla settimana, compresi i giorni festivi, nonché un numero di telefono dedicato attivo 24 ore su 24, anche collegandosi al 1522 (numero telefonico nazionale di pubblica utilità).

I servizi minimi che i centri antiviolenza garantiscono gratuitamente comprendono:

  • ascolto, con colloqui telefonici per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni utili;
  • accoglienza, garantendo protezione alle donne vittime di violenza a seguito di colloqui effettuati allo scopo di trovare un percorso di accompagnamento ad hoc;
  • assistenza psicologica individuale o anche tramite gruppi, talvolta utilizzando le strutture ospedaliere e i servizi territoriali;
  • assistenza legale;
  • supporto ai minori vittime di violenza;
  • orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa attraverso convenzioni e protocolli con enti locali e altre agenzie.

Tanti servizi ad hoc, per un sostegno a 360 gradi.

Quando rivolgersi a un centro antiviolenza?

Qualsiasi donna che abbia subito o stia subendo episodi di violenza, o che si trovi in una situazione di pericolo, può chiedere aiuto a un centro specializzato. Un gesto che per molte rappresenta però un vero ostacolo, dato che subire abusi tra le mura domestiche spesso porta a una sensazione di abbandono, che sfocia nell’isolamento sociale.

Una condizione, questa, che rappresenta un vantaggio per il carnefice. Tuttavia uscire da questa condizione è possibile, proprio grazie alle strutture presenti sul territorio. Chiedere aiuto è infatti il primo fondamentale passo verso raggiungere la serenità e la piena libertà.