Come aprire uno spazio giochi educativo

Gli step da seguire e un caso di successo di imprenditoria femminile

centro educativo per l’infanzia

Secondo una recente indagine di Altroconsumo, per le famiglie italiane è sempre più difficile trovare un asilo nido per i propri figli. I motivi? Le strutture comunali disponibili sono poche e quelle private hanno costi proibitivi: è stato infatti calcolato che la retta mensile per un nido privato di un bambino, per il numero massimo di ore, ammonta a 620 euro.

Nell’attesa che i fondi previsti dal PNRR migliorino le prospettive future, oggi i genitori possono contare su una valida alternativa all’asilo tradizionale: il centro educativo. Si tratta infatti di uno spazio giochi dedicato ai più piccoli, dove il personale qualificato segue i bambini nel percorso di crescita.

Differenze fra un asilo e un Centro per l’Infanzia

Cosa distingue un asilo da un Centro per l’Infanzia? L’asilo è una struttura, privata o pubblica, gestita secondo le norme previste dal Decreto del Presidente della Repubblica n.89 del 2009. Il Centro per l’Infanzia propone invece una serie di ulteriori servizi educativi, più flessibili e adattabili a seconda delle specifiche necessità come: ad esempio, i laboratori ludici,  l’inserimento di piccoli con lieve disabilità o l’integrazione di bambini stranieri.

Considerando la domanda sempre crescente di servizi per l’infanzia, aprire uno spazio gioco educativo rappresenta anche un’ottima opportunità imprenditoriale per chi vuole trasformare la propria vocazione verso la cura e la gestione dei bimbi in un concreto percorso professionale.

Come aprire un Centro per l’Infanzia?

Dopo aver presentato la domanda di attribuzione della Partita IVA e l’iscrizione nel Registro delle Imprese, è necessario effettuare la denuncia di inizio attività. Bisogna considerare che per aprire un Centro per l’Infanzia vanno rispettate le normative specifiche normative specifiche della propria regione.

Inoltre, il personale presente all’interno dello spazio giochi deve possedere uno tra i seguenti titoli di studio:

  • laurea in scienze della formazione;
  • laurea in scienze dell’educazione;
  • laurea in psicologia;
  • laurea in servizio sociale;
  • diploma di scuola media superiore di maestra d’asilo;
  • diploma di maturità magistrale;
  • diploma di assistente o dirigente di comunità infantili;
  • diploma di scuola media superiore e attestato di formazione professionale per attività socio-educative in favore di minori, riconosciuto dallo Stato o dalla Regione.

Ovviamente, il Centro per l’Infanzia dovrà garantire i massimi standard di sicurezza. Ad esempio, è necessario uno spazio minimo di quattro metri per bambino e i servizi igienici devono essere adeguati alle diverse età dei piccoli. Solo così si potranno ottenere l’attestato di idoneità igienico-sanitaria per i locali e il certificato di prevenzione incendi rilasciato dal comando provinciale del vigili del fuoco. Risolte tutte le pratiche burocratiche, sarà finalmente il momento di mettersi in gioco e occuparsi dei bambini ogni giorno.

Un caso di successo: la testimonianza di Marta Aurora

Marta Aurora

Se spirito di iniziativa e motivazione non mancano, uno scoglio importante per chi sceglie di aprire un Centro per l’Infanzia potrebbe essere la mancanza di esperienza. Da dove si comincia? Quali sono gli step per creare il proprio centro educativo? Il modo più semplice e diretto per trovare le risposte giuste è rivolgersi a chi ha esperienze consolidate. Nello specifico, può essere utile aprire un’attività all’interno di un franchising. Quale? Per esempio, Cortivo Baby Planet che ha l’obiettivo di sviluppare strutture dedicate all’assistenza all’infanzia su tutto il territorio nazionale. Il progetto è stato lanciato nel 2008 da Istituto Cortivo, che da oltre 30 anni offre corsi di formazione nell’ambito del sociale per la crescita professionale e personale.

Per avere un esempio di successo, concreto e pratico, abbiamo intervistato Marta Aurora: l’ex allieva di Istituto Cortivo oggi è titolare – insieme alla sua socia, la dott.ssa Caterina Alicino – di due strutture Cortivo Baby Planet in Puglia, che offrono servizi educativi per il tempo libero. Nello specifico, a Molfetta si trova un asilo nido mentre ad Andria è attivo un centro ludico per la prima infanzia.

Hai sempre sognato di occuparti dei bambini?

Mi ha sempre appassionata il mondo dei bambini fin da piccola. Quando frequentavo le scuole medie, mi dedicavo all’attività di babysitting e facevo l’animatrice volontaria nei centri estivi. Poi, durante il liceo, ho lavorato come tirocinante in una ludoteca, dove si svolgevano attività laboratoriali: trascorrevo il mio tempo con i bimbi di un’età compresa fra i 3 e i 5 anni.

Quale percorso di studi hai seguito?

Terminate le superiori, mi sono iscritta alla facoltà di lettere. Ho sostenuto solo metà degli esami previsti, perché mi sono resa conto che ciò che volevo fare, davvero, era occuparmi dei bambini in età prescolare. Era il 2002. Quando ho saputo che la Lega del Filo D’argento di Bari aveva indetto una selezione per operatrici sociali, ho deciso di partecipare. Mi hanno presa e ho iniziato a fare attività di assistenza agli anziani e ai bambini stranieri. É stato allora che ho deciso di intraprendere un percorso di formazione specifico per lavorare nel sociale: mi avrebbe dato le giuste conoscenze. Così ho scelto di iscrivermi all’Istituto Cortivo.

Come sei stata supportata da Istituto Cortivo?

Poiché mi occupavo già di minori stranieri, mi sono iscritta al corso per operatore multiculturale. Sono stata una studentessa lavoratrice e Istituto Cortivo mi ha dato tantissimo: sia per quanto riguarda le competenze teoriche, sia per gli aspetti pratici. Come previsto dal percorso formativo, ho fatto anche il tirocinio in una struttura convenzionata: ero in una comunità che accoglieva minori stranieri e offriva laboratori ludici per l’apprendimento della lingua italiana. È stato proprio lì che ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata la mia socia, la dott.ssa Caterina Alicino, psicologa clinica.

Quali sono stati gli step che hai seguito per aprire la tua attività?

Sempre presso Cortivo ho fatto altri corsi di formazione, focalizzati sui laboratori da svolgere con i bambini. Inoltre ho seguito il seminario per fare impresa sociale, previsto dal progetto Cortivo Baby Planet. Grazie all’Istituto ho avuto la spinta fondamentale a livello organizzativo, burocratico e pratico per aprire la mia attività.

La tua impresa si avvale della collaborazione di altre donne?

Assolutamente sì. Siamo undici donne che lavorano fra Andria e Molfetta. Siamo una squadra molto affiatata e consolidata che lavora insieme da anni. Questo è l’aspetto che le famiglie apprezzano di più: sanno che i bambini vengono seguiti con continuità nel loro percorso di crescita.

Quale consiglio daresti a chi come te vuole intraprendere questo percorso imprenditoriale?

Innanzitutto serve una predisposizione naturale per lavorare nell’ambito del sociale e, nello specifico, con i bambini. Altrimenti risulta faticoso sostenere i ritmi quotidiani. Poi ci vuole la giusta preparazione. È importante sia dedicarsi allo studio, magari con un corso di formazione professionale come quello che ho fatto io con Cortivo, sia fare tanta esperienza pratica. Da questo punto di vista, i tirocini sono fondamentali per imparare ad interagire con i bimbi.