Come affrontare la diagnosi di tumore in famiglia?
La scelta è molto soggettiva: c’è chi decide di dare la notizia della diagnosi del tumore subito e chi, invece, ha bisogno di tempo per elaborare l’evento e per sentirsi pronta ad affrontare le reazioni di sconforto e di paura degli altri.
Perché il cancro è una “malattia familiare”?
L’impatto della malattia sul nucleo familiare non è da sottovalutare, perché le implicazioni possono essere importanti.
Il cancro viene infatti definito come una “malattia familiare” in quanto può generare profondi cambiamenti. Essendo un percorso lungo e difficile, metterà infatti a dura prova gli equilibri.
I membri della famiglia condivideranno la stessa esperienza e le reazioni che avranno saranno fondamentali per facilitare oppure ostacolare il processo di accettazione da parte della persona malata.
Perché è importante comunicare la diagnosi di cancro alla famiglia?
Comunicare la propria condizione è la strada migliore.
Cominciare dalla famiglia è senz’altro utile per favorire l’espressione delle proprie emozioni. Inoltre aiuta ad unire le persone care per trovare insieme le risorse idonee a fronteggiare la situazione e sostenere chi è malato.
Sicuramente fra le prime persone con le quali ci si confronta sono i genitori ma, laddove esista una coppia, il partner è la persona con la quale si condivide l’esperienza. In questo caso, il timore di essere abbandonati potrebbe però condizionare la scelta di dare o meno la notizia della diagnosi del tumore.
Quali sono i tempi giusti per comunicare la comunicare la diagnosi di tumore alla famiglia?
È importante rispettare i propri tempi e valutare quando è il momento giusto per parlarne, specialmente se ci sono figli piccoli. In passato, si tendeva a lasciare i bambini all’oscuro della notizia con l’intento di salvaguardare la loro serenità.
Per proteggerli dalla realtà, si sottovalutava però un aspetto essenziale: un evento così forte come una diagnosi di tumore in famiglia entra a far parte della vita di tutti e nulla sarà più come prima.
I bambini e i ragazzi si accorgeranno presto che qualcosa è cambiato e si sentiranno disorientati, traendo anche conclusioni che potrebbero non corrispondere alla realtà.
Come comunicare la diagnosi di tumore ai propri figli?
Le informazioni devono essere date fin dalle prime fasi della diagnosi, anche se non è necessario dire tutto. Di certo, è fondamentale avere una comunicazione adatta all’età, aperta e sincera. Bisogna incoraggiare le domande e anche accogliere preoccupazioni, dubbi ed emozioni.
È importante comunicare sempre la malattia ed è consigliabile che lo faccia direttamente la persona malata, se possibile. Qualora ci fossero delle difficoltà, potrebbe essere utile chiedere aiuto a una figura che appartenga alla famiglia e che possa essere rassicurante per tutti, oppure si può richiedere un supporto psicologico professionale.
Come comunicare la diagnosi di tumore ai ragazzi?
Con gli adolescenti è inutile mentire o sdrammatizzare, li farebbe sentire non degni della vostra fiducia. Metterli a conoscenza dell’iter del trattamento e del percorso da affrontare li farà invece sentire parte integrante della famiglia. L’obiettivo è cercare di coinvolgere i figli in ciò che sta accadendo: possono essere anche delle grandi risorse!
Sappiamo infatti che eventi traumatici, come una diagnosi di cancro, richiedono grandi forze ed energie, per essere affrontati e superati. Chi è malato vive un processo di accettazione e di adattamento continuo, che non è sempre facile. Ci vuole un po’ di tempo per “prendere le misure” e questo aspetto riguarda tutti i componenti della famiglia, non solo la persona malata.
Come condividere il proprio percorso oncologico con la famiglia?
Tutti coloro che si trovano ad affrontare la malattia o ad accompagnare una persona cara durante il suo percorso oncologico hanno bisogno di essere supportati: per riuscire a trovare un modo nuovo di interpretare l’esperienza, per valorizzare il qui e ora, per trovare le risorse necessarie, indipendentemente da ciò che potrebbe accadere domani.
Quindi non bisogna mai esitare a chiedere aiuto perché non è un segno di debolezza ma rappresenta un’assunzione di responsabilità verso se stessi e gli altri.