Congedo mestruale in Italia: un obiettivo da raggiungere
Lo stato della proposta di legge nel nostro Paese
Il ciclo mestruale è una condizione che incide in modo rilevante sulla popolazione femminile, dalla pubertà fino alla menopausa, per circa 5-8 giorni ogni mese.
Il numero di ragazze e donne che durante questi momenti d’indisposizione soffrono di forti dolori addominali, di mal di testa e di mal di schiena si aggira tra il 60% e il 90% del totale. Per questo motivo è sempre più frequente la richiesta di un congedo ad hoc.
Una misura importante, ma che non è ancora attiva nel nostro Paese. Andiamo a vedere in che modo è stato concepito questo permesso nel mondo e come può trovare spazio anche in Italia.
Cos’è il congedo mestruale?
I giorni del ciclo mestruale, che sono variabili a livello di numero da donna a donna, possono rappresentare una vera sofferenza per molte donne, impedendo loro di svolgere qualsiasi attività fisica o intellettuale, compresa quella lavorativa, soprattutto se questa comporta lo spostarsi da un luogo all’altro. Difficilmente è possibile chiedere giorni di permesso o ferie ogni mese, ma la necessità di fermarsi resta, e va ascoltata.
Ecco perché a livello mondiale è stata presa in considerazione la possibilità di offrire alle lavoratrici colpite da dismenorrea o endometriosi un congedo ad hoc, permettendo loro di riprendersi prima di ricominciare a svolgere le proprie mansioni. È nata così l’idea del congedo mestruale, un periodo di uno o più giorni – retribuiti o meno a seconda delle disposizioni governative e aziendali – in cui la lavoratrice può astenersi dalle attività che le competono, senza che le giornate di assenza vengano conteggiate come ferie o malattia.
Come riporta il portale Mestruazioni Senza Tabù, il primo Paese ad adottare questa misura è stato il Giappone, negli anni ‘40 del Novecento, anticipando largamente la maggior parte degli altri Stati. In seguito anche Indonesia, Taiwan e Corea del Sud hanno seguito le orme nipponiche.
Indubbiamente colpisce che siano stati gli Stati orientali i primi a farsi carico di questo aspetto: ciò deve far riflettere su come il mondo lavorativo occidentale abbia spesso messo, nell’epoca dell’industrializzazione, il profitto davanti al benessere dei lavoratori.
Ma qual è, dunque, la situazione in Italia?
La proposta di legge per il congedo mestruale
Sebbene siano diversi i Paesi in cui il congedo mestruale è già ufficializzato e attivo, in Italia c’è ancora molto da fare. Fortunatamente, comunque, anche qui è stata redatta una proposta di legge per andare a regolamentare l’utilizzo del permesso dedicato. Tale iniziativa è nata nel 2016, tuttavia da quel momento il tema non è più stato affrontato dal punto di vista legislativo, avendo però stimolato alcune riflessioni anche da parte di enti privati.
La legge sul congedo mestruale in Italia non è quindi ancora attiva, ma in corso d’esame, e potrebbero perciò passare diversi mesi prima che si abbiano dei riscontri concreti. Ad ogni modo, se l’approvazione della legge avesse esito positivo sarebbe un passo in avanti nella lotta a favore dei diritti delle donne, in quanto verrebbe riconosciuto a livello governativo il diritto di fermarsi e prendersi cura di sé.
Se infatti viene evidenziata e protetta la capacità riproduttiva delle donne, deve essere altrettanto tutelato il loro benessere a tutto tondo. E questo riguarda inevitabilmente anche la possibilità di usufruire di un congedo mestruale dedicato.
Se questa posizione è sostenuta dal sito femminista Bossy, posizione che potete approfondire tramite il video che trovate di seguito in cui la fondatrice del portale espone direttamente le proprie tesi, sono diverse le opinioni contrarie, e non solo sul fronte maschile.
Secondo alcune associazioni femminili la proposta di legge italiana sul congedo mestruale diventerebbe fonte di discriminazione proprio nei confronti delle figure che invece si propone di difendere. Come diverse aziende private mostrano ancora reticenze ad assumere personale femminile, in quanto potenzialmente potrebbe richiedere la maternità, allo stesso modo potrebbe svilupparsi un ragionamento equivalente per il congedo mestruale.
Detto ciò, cerchiamo di capire meglio quali categorie potrebbero usufruire di questo permesso e in quali condizioni.
A chi spetterebbe il congedo mestruale?
Secondo la proposta di legge italiana, il congedo mestruale risulterebbe usufruibile da tutte le donne con un rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato, sia esso a tempo pieno o parziale, determinato, indeterminato o a progetto, per un massimo di tre giorni al mese.
Durante l’assenza, non imputabile a malattia, è prevista un’indennità al 100% della retribuzione giornaliera, contribuzione compresa. La necessità di avvalersi del congedo mestruale deve però essere certificata da un medico specialista, tramite un apposito documento scritto con valenza annuale.
Si tratta di una proposta interessante a tutela della salute di tutte le donne, a riconoscimento della loro specificità. Il dibattito è ancora aperto, in attesa di nuovi sviluppi.