Cosa era la donna per Dante?
La figura femminile vista dagli occhi del Sommo Poeta fiorentino
Dante Alighieri, Il Sommo Poeta, ha saputo tracciare alcuni ritratti indimenticabili delle donne del suo tempo, diventate protagoniste delle sue cantiche più belle.
I temi toccati dalle opere di Dante Alighieri sono innumerevoli. Alcuni – come quelli politici – sono strettamente correlati alla sua epoca. Altri, invece, hanno una portata quasi universale e sono ancora oggi attuali. Tra questi emerge la figura e il ruolo della donna, tanto nell’arte quanto nella società.
L’elemento femminile, d’altra parte, è assolutamente centrale all’interno del corpus del Sommo Poeta: dalla funzione della donna-angelo nell’ambito dello Stil Novo alla presenza nella Divina Commedia di personaggi femminili – storici o meno – che caratterizzano il paesaggio durante il viaggio di Dante e Virgilio. Su tutti spiccano, ad esempio, Francesca da Rimini, Pia de’ Tolomei, Piccarda Donati e, naturalmente, Beatrice.
Si sa invece poco sulle donne realmente conosciute da Dante: la moglie, Gemma Donati, non viene mai menzionata nelle opere dell’artista fiorentino, mentre i contatti con la stessa Beatrice Portinari sono stati minimi. Altrettanto indistinta è la figura della madre Bella, morta quando lo scrittore era ancora bambino, mentre maggiore rilievo ebbero le sorelle, tra cui Tana, considerata quasi una seconda mamma.
In questo contesto, il rapporto tra il Sommo Poeta e le donne appare tanto complesso quanto sfaccettato, sia nella sua vita privata sia nella sua produzione artistica. In questo articolo analizzeremo entrambi gli aspetti, per far emergere i contorni di un tema, il ruolo della donna, quanto mai attuale.
Le donne nella vita di Dante Alighieri
Davanti a figure così grandi e importanti per la nostra cultura può nascere della curiosità e un senso di umanizzazione, che portano a indagare gli aspetti più quotidiani della loro vita. Di seguito alcune domande a cui cercheremo di rispondere, che riguardano il rapporto tra il poeta e le donne della sua vita, personale e letteraria.
Quali sono le donne di Dante?
Riassumendo, le donne di Dante sono state diverse e si possono riassumere in 3 macro-categorie:
- le donne della famiglia, come la madre Bella, la sorella Tana, la moglie Gemma Donati e la figlia Antonia (divenuta poi suora col nome di Beatrice);
- le donne amate, come Beatrice (Bice) Portinari, l’amore giovanile trasfigurato nella figura paradisiaca di Beatrice, e la Vergine Maria, la Madonna, figura centrale per la salvezza divina;
- le dame e le gentildonne presenti nelle cantiche della Divina Commedia, che approfondiremo in seguito.
Chi è la moglie di Dante?
La moglie di Dante è stata Gemma Donati, l’unica relazione finora attestata. Una personalità spesso messa in secondo piano, ma che certamente ha avuto un ruolo importante nella vita dell’artista toscano. Non sono molte le notizie che abbiamo su di lei, anche se quel poco che sappiamo ci permette di tratteggiare il profilo di una donna forte, capace di affrontare crisi e difficoltà. Madre di almeno quattro figli, vide il marito partire in esilio a causa delle tensioni politiche a Firenze. In questo momento così difficile, riuscì comunque a salvare i primi sette canti dell’Inferno. Alla morte di lui, fu costretta a lottare per ottenere la parte della sua dote dai beni confiscati al coniuge.
Come si sono conosciuti Dante e Beatrice?
Dante la vide per la prima volta quando lei aveva solamente nove anni ed era anch’egli un bambino: sembra che i due fossero coetanei, o che lei fosse di un anno più giovane. Si conobbero in chiesa, come spesso accadeva all’epoca. Tuttavia tra i due non ci fu mai una vera relazione: la ragazza, figlia di un banchiere, era infatti la sposa di Simone de’ Bardi e morì a 24 anni, una circostanza che indusse Dante, che negli anni aveva coltivato un amore platonico nei suoi confronti, a divinizzarla e a cantarla nelle sue opere.
Dante ha amato altre donne oltre a Beatrice?
Oltre al rapporto con la moglie, di cui si conoscono pochi dettagli, come riportato su La Repubblica e ricostruito da Marco Santagata probabilmente il Sommo Poeta si innamorò anche della misteriosa “gozzuta” di Pratovecchio, a cui dedicò la celebre canzone “Amor, da che convien pur ch’io mi doglia“.
La concezione della donna secondo Dante
Ma cosa significava la donna per Dante? Spesso si associa la figura della donna al topos della donna-angelo. Va chiarito, tuttavia, che l’espressione non richiamava tanto un’eterea e soave bellezza, come potremmo pensare oggi, ma un ruolo ben preciso: l’angelo, infatti, era un mezzo di comunicazione tra Dio e l’uomo e si riteneva quindi che la donna potesse svolgere un compito simile.
Una concezione, questa, che metterebbe in evidenza l’importanza della personalità femminile. Su questa linea si pone ad esempio il giornalista Aldo Cazzullo, il quale parla di una considerazione modernissima, da parte del poeta, della donna, la sola che può salvare l’uomo e condurlo a superare “ogni cosa contenuta nel cerchio della Luna (cioè sulla Terra)”.
Tuttavia Dante era anche un uomo del suo tempo, caratterizzato da una cultura che oggi definiremmo senza dubbio “misogina”. Come ricordato sul portale della Treccani, nel “De vulgari eloquentia” lo scrittore si era domandato chi avesse avuto per primo il dono del linguaggio. Nonostante nella Bibbia le prime parole sono state attribuite ad Eva, Dante sottolinea che “è in ogni caso più razionale pensare che a parlare per primo sia stato un uomo, perché sarebbe sconveniente pensare che un atto così nobile del genere umano sia stato prodotto dalla donna invece che dall’uomo”.
L’artista fiorentino, dunque, appare allineato alla civiltà medievale a cui apparteneva: la donna era inferiore perché considerata meno razionale. Un’affermazione che rende estremamente complessa la posizione del Poeta.
Una contraddizione, quella tra la donna-angelo e il suo ruolo subalterno nella società, che dimostra ancora una volta i molti volti del pensiero di Dante. In ogni caso, va dato merito allo scrittore di aver tracciato nella Divina Commedia il ritratto magistrale di alcuni personaggi femminili indimenticabili, che ancora oggi ricordiamo proprio grazie alla sua opera.
Le donna nella Divina Commedia
Quali sono dunque le donne più importanti che appaiono nel suo capolavoro? Sicuramente la prima che viene alla mente è Beatrice. Sarà infatti lei a guidare Dante in Paradiso, nell’ultima parte del viaggio nell’altro mondo. Nella Commedia appare però già nel canto II dell’Inferno, quando scende nel limbo per pregare Virgilio di soccorrere l’artista, riemergendo poi nel canto XXX del Purgatorio, al termine della processione simbolica nel Paradiso Terrestre.
Beatrice, per Dante, era il centro di tutto, una musa ispiratrice che ha segnato tutta la sua opera. La donna, in particolare, rappresentava la possibilità di scoprire la bellezza e la luce dell’amore, assumendo quasi le sembianze di una figura “cristologica”.
Il Sommo Poeta ha poi riservato pagine immortali a Piccarda Donati – il primo personaggio incontrato in Paradiso – strappata al monastero per un matrimonio imposto dai parenti e simbolo degli elementi di fondo della terza cantica: l’ordine, la carità e la grazia di Dio.
Non vanno certamente dimenticate Francesca da Rimini, condannata tra i lussuriosi insieme al cognato Paolo Malatesta e la cui storia emoziona profondamente il poeta, e Pia de’ Tolomei, citata da Dante nel V canto del Purgatorio tra i morti che hanno subito violenza, contraddistinta da un carattere molto dolce.
Nel canto II dell’Inferno si scopre poi chi sono le tre “donne benedette” di Dante: ovviamente Beatrice, già stata esaltata nella Vita Nova, Santa Lucia e la vergine Maria. Nella struttura allegorica della Divina Commedia, rappresentavano le tre forme della grazia divina:
- Maria è il dono gratuito di Dio a tutti gli uomini;
- Santa Lucia è la grazia concessa agli uomini per aiutarli a discernere il bene dal male;
- Beatrice è la grazia che aiuta l’uomo a operare il bene.
Abbiamo così terminato questo nostro viaggio nell’opera del poeta, seguendo il filo rosso dell’elemento femminile all’interno del corpus dell’artista fiorentino, capace di parlarci di tante tematiche ancora oggi, dopo molti secoli, attuali.