Covid e depressione: come affrontare il problema

La diffusione degli stati d’ansia per effetto della pandemia

Covid e depressione

Depressione e ansia sono alcune delle conseguenze dell’epidemia dal punto di vista psicologico. Un problema che non va assolutamente sottovalutato.

I due anni di pandemia da Covid-19 appena trascorsi hanno avuto grosse ripercussioni sulla vita di ciascuno di noi.

Oltre all’aspetto sanitario ed economico, a preoccupare ora sono anche gli effetti psicologici che l’emergenza ha avuto e sta avendo sulle persone, in particolare sui giovani e su chi è più fragile.

A scatenare ansia, paure e, in alcuni casi, una vera e propria depressione non sono stati soltanto i ricoveri e le perdite umane che la pandemia ha comportato, ma anche le restrizioni che i governi di tutto il mondo hanno dovuto attuare per porre un freno ai contagi e, di conseguenza, l’inevitabile crisi economica che si è generata.

I sintomi della depressione da Covid-19

Ma quali sono i principali sintomi della depressione da Covid-19? Abbiamo già trattato in precedenza gli effetti che l’isolamento e lo stress hanno avuto a livello di alimentazione e stile di vita, con un aumento dei disturbi del comportamento alimentare.

Tuttavia la pandemia ha avuto ricadute negative anche su tutti gli altri aspetti della quotidianità, dal rapporto con la famiglia al rendimento sul lavoro o nello studio. Come rilevato sul sito specializzato di Humanitas, tra i sintomi principali ci sono:

  • stress;
  • ansia;
  • irritabilità;
  • insonnia;
  • paura e confusione;
  • rabbia e frustrazione.

Sintomi che sono spesso più intensi nei giovani e, in particolare, nei teenager, costretti a lunghi periodi di isolamento e di rinuncia all’attività sportiva, senza dimenticare le difficoltà della didattica a distanza. Una condizione che riguarderebbe oggi un adolescente su quattro.

L’indagine su salute mentale e Covid

salute mentale e Covid-19

Una recente indagine basata su un campione di 2.400 persone, condotta dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University e riportata da Fondazione Veronesi, ha rilevato che durante la pandemia il 21% degli intervistati ha notato un peggioramento nei rapporti con il partner e il 13% con i propri figli.

Aumenta anche la fatica percepita durante lo svolgimento delle attività lavorative (50%) e diminuisce sensibilmente la concentrazione nello studio (70% degli studenti).

Fino a che punto il malessere si sia acutizzato nelle persone lo rivelano anche i dati sull’assunzione di medicinali: il 14% degli intervistati ha dichiarato di aver iniziato a prendere ansiolitici o sonniferi e il 10% ha fatto ricorso ad antidepressivi. Chi invece già faceva uso di questi farmaci prima della pandemia ha dovuto aumentarne il dosaggio.

Depressione e ansia da Covid, le cause

Come rivela EpiCentro, il portale dell’Istituto Superiore di Sanità, numerosi studi hanno mostrato che la perdita di produttività al lavoro è oggi tra le cause principali della cattiva salute mentale. Un problema soprattutto per le persone che versano in condizioni socio-economiche svantaggiate e per i lavoratori che negli scorsi mesi hanno dovuto chiudere o ridimensionare la propria attività.

Anche chi non si è ammalato e ha avuto la fortuna di mantenere il proprio posto di lavoro, tuttavia, ha dovuto adattarsi a un nuovo stile di vita, a una nuova quotidianità e a una nuova socialità.

I cambiamenti possono avere ripercussioni negative sulle emozioni e generare stati d’ansia, di fragilità e incertezza. La quarantena e l’isolamento sociale hanno acutizzato queste sensazioni, diventando un campanello d’allarme soprattutto per le persone sole e già emotivamente instabili.

Malati di Covid e depressione: come intervenire

Covid e depressione: come intervenire

Resta dunque da capire quale sia il modo migliore per intervenire nei casi di depressione da Covid-19, per tutelare la salute mentale dei propri cari e di chi ci circonda. La psicoterapia può rivelarsi un aiuto prezioso: confidarsi con un esperto è il modo migliore per imparare a conoscere le proprie paure e capire come superarle.

Non tutti, però, hanno la possibilità di accedere al supporto psicologico di cui necessitano. Da qui il dibattito che si è acceso negli ultimi tempi sull’importanza di allargare le cure agli individui più a rischio, attraverso un’azione coordinata tra le istituzioni. Come evidenziato da Fondazione Veronesi, il problema principale in Italia è la scarsità di risorse finanziarie, per cui le strutture pubbliche che offrono aiuto psicologico si trovano a fronteggiare, con pochissimi soldi a disposizione, le richieste di sempre più cittadini che hanno bisogno di un percorso di sostegno.

C’è, per finire, il problema del tabù che, ancora al giorno d’oggi, rappresenta l’andare dallo psicologo. Capire che essere seguiti da un professionista non è motivo di vergogna, ma anzi un’opportunità per stare meglio, è il primo passo per uscire dalla depressione e ritrovare la serenità.