Differenze di genere: la certificazione del PNRR in azienda

Differenze di genere: la certificazione del PNRR in azienda

Un sistema per incentivare le imprese a tutelare il lavoro femminile

Differenze di genere sul lavoro

Ridurre il divario di genere sul lavoro è una priorità per l’Europa e per il nostro Paese. Ancora oggi, infatti, le donne sono spesso relegate a mansioni poco qualificate e retribuite in maniera inferiore rispetto agli uomini.

A porre l’accento sulla questione è anche la classifica dell’indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), che vede l’Italia soltanto al 14esimo posto nella classifica dei Paesi UE.

Da queste premesse nasce il “Sistema di certificazione della parità di genere”, l’intervento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) volto a incentivare le imprese ad adottare policy mirate a ridurre il gender gap in ambito professionale.

Certificazione PNRR e parità di genere: di cosa si tratta

La certificazione del PNRR per la parità di genere

Introdotto dal PNRR e disciplinato dalla legge n. 162 del 2021 (legge Gribaudo) e dalla legge n. 234 del 2021 (legge Bilancio 2022), il Sistema di certificazione della parità di genere nasce con due finalità:

  • promuovere una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro;
  • assicurare una maggiore qualità del lavoro femminile.

L’attestazione, che avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa, deve essere rilasciata dagli organismi accreditati presso Accredia, che operano sulla base della prassi UNI/PdR 125:2022, e ha validità triennale.

L’introduzione di questo nuovo sistema è agevolata dai contributi per le piccole e medie imprese e microimprese (a valere sui finanziamenti Next Generation EU del PNRR), destinati sia ai servizi di assistenza tecnica e di accompagnamento alla certificazione sia alla copertura dei costi della stessa.

Al fine di promuovere l’adozione di questo strumento da parte delle aziende, inoltre, il Sistema prevede un principio di premialità. In particolare, alle realtà in possesso del riconoscimento è concesso un esonero dal versamento di una percentuale dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Aumentare l’empowerment femminile a livello aziendale, d’altra parte, non è solo un obiettivo etico, ma anche un modo per migliorare la coesione sociale e territoriale e permettere la crescita economica del Paese.

Gli indicatori oggetto di certificazione

Per verificare l’idoneità dell’impresa vengono adottati specifici indicatori, Key Performance Indicator (KPI), in relazione a sei diverse aree di valutazione:

  1. Cultura e strategia;
  2.  Governance;
  3. Processi Human Resources;
  4. Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda;
  5. Equità remunerativa per genere;
  6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Ogni indicatore è associato a un punteggio su base percentuale. È necessario raggiungere il punteggio minimo complessivo del 60% per ciascun punto per determinare l’accesso da parte dell’organizzazione alla certificazione. Questa è poi soggetta a monitoraggio annuale.

Fondamentale, dunque, promuovere la trasparenza sui processi lavorativi, ridurre le differenze salariali, aumentare le opportunità di crescita delle donne in azienda e tutelare la maternità.

Ridurre il “gender pay gap”

gender pay gap

Tra i punti chiave del sistema di certificazione c’è la riduzione del “gender pay gap, ovvero il “divario retributivo di genere” che indica la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini. Un tema salito alla ribalta negli ultimi tempi con l’introduzione da parte della direttiva UE 2023/970 dell’obbligo di trasparenza dei salari.

Stando alla direttiva, dunque, le aziende non potranno più impedire ai dipendenti di consultare e confrontare gli stipendi dei colleghi del sesso opposto, e dunque di richiedere un risarcimento in caso di difformità. Solo attraverso la consapevolezza, infatti, è possibile combattere le disparità salariali e procedere verso una piena uguaglianza di genere nel mondo del lavoro.

Si ricorda infine che questo sistema è solo uno dei tanti interventi istituzionali relativi alle differenze tra uomini e donne. Basta pensare alle iniziative legate al contributo dei Fondi strutturali europei 2014-2020, per un totale complessivo di 106mila interventi, per un valore di 555 milioni di euro. Un valido aiuto per agire, in modo concreto, per risolvere una sfida sociale ed economica decisiva.