La difficile conciliazione tra vita e lavoro

Troppo spesso è un problema solo delle donne

Conciliazione vita-lavoro: un tema cruciale

La conciliazione tra lavoro e vita privata è una tema centrale per chi ha una famiglia o intende crearne una.

A causa degli stereotipi di genere, storicamente questa viene considerata una questione per lo più femminile.

Ciò ha un impatto negativo sulle donne, spesso costrette a scegliere se dedicare maggiore attenzione alla propria realizzazione professionale oppure alla gestione della casa e dei bambini. Per fortuna la situazione sta cambiando.

Conciliazione lavoro-famiglia: il contributo dell’Europa

Negli ultimi anni, l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di sostenere le politiche di conciliazione vita-lavoro. Lo ha fatto tramite due modalità differenti: da una parte attraverso progetti e fondi di coesione, che si sono tradotti in iniziative specifiche; dall’altra, favorendo una normativa più sensibile alla questione. Nel 2019, ad esempio, è stata approvata una direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e famiglia, attuata in Italia con il D.Lgs. n.105 del 30 giugno 2022.

I fondi europei per la conciliazione tra tempi di vita e lavoro

Per quanto riguarda i fondi, sono oltre 51 i milioni stanziati nel nostro Paese per migliorare l’offerta dei servizi per l’infanzia, destinati a progetti infrastrutturali nelle aree caratterizzate da una proposta talvolta insufficiente.

Un intervento che ha coinvolto soprattutto il Sud del Paese, con la creazione di asili nido e altre realtà dedicate ai bambini più piccoli. In particolare, sono state coinvolte:

  • la Campania: finanziate 48 strutture, per un totale di 26,6 milioni di euro;
  • la Sicilia: 13 nuove strutture e 37 progetti, per un importo complessivo di 12,8 milioni;
  • la Puglia: 13 strutture, per un totale di 4,6 milioni di euro.

Si ricordano poi gli incentivi per l’acquisto di servizi per la prima infanzia e gli asili nido (11,8 milioni di euro) e voucher pensati per raggiungere un equilibrio ottimale tra vita privata e professionale. Questi strumenti sono stati adottati soprattutto nel Nord Italia.

Si cita infine il finanziamento per quasi 9 milioni di euro nell’ambito del Por Fse 2014-2020 degli Accordi territoriali di genere che ha riguardato la Campania: l’obiettivo è il sostegno del lavoro femminile e il bilanciamento con la famiglia.

Conciliazione vita-lavoro per le donne: le novità normative

La normativa legata alla conciliazione tra lavoro e vita privata

Sul piano normativo, l’approvazione del D.Lgs. n.105 del 30 giugno 2022 rappresenta una piccola rivoluzione nel mondo della conciliazione tra attività lavorativa e vita privata in Italia. Il traguardo è arrivare ad una maggiore condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e ad una concreta parità di genere in ambito professionale e familiare.

Nel dettaglio, il decreto disciplina il congedo obbligatorio di paternità, che può essere fruito dai due mesi precedenti alla presunta data del parto fino ai cinque mesi successivi. Complessivamente si tratta di dieci giorni lavorativi, non frazionabili ad ore, da usare anche in via non continuativa.

Inoltre, il provvedimento ha esteso da dieci a undici mesi la durata del diritto al congedo parentale che spetta al genitore solo, con lo scopo di tutelare i nuclei familiari monoparentali.

Allungato anche il periodo in cui è possibile godere del congedo parentale – coperto da indennità del 30% – che è passato da sei a nove mesi. L’età del bambino entro la quale i genitori possono usufruire di tale permesso, infine, è aumentata da sei anni ad un massimo di dodici.

L’ultima parte del decreto riguarda le lavoratrici autonome. Fino allo scorso anno il congedo parentale ammontava ad un massimo di sei mesi entro i primi tre anni di vita del figlio. Oggi hanno diritto a tre mesi all’anno entro i primi dodici anni di vita del piccolo.

Gli strumenti per la conciliazione

Approvare una legge che mira alla conciliazione vita lavoro non significa risolvere automaticamente il problema. Come evidenziato dall’ultimo Bilancio di genere stilato dall’Ue, ad esempio, la propensione dei padri italiani ad usufruire dei congedi facoltativi non è cresciuta con l’aumento dei giorni dedicati.

Il numero di padri fruitori dei permessi entro i dodici anni del bambino resta inferiore a quello delle madri. Tuttavia qualcosa si muove. Nel 2013 i papà che approfittavano di questa misura erano 56mila: un dato salito a 81mila nel 2015, a 129mila nel 2018 e a 138mila nel 2020.

Con l’arrivo del nuovo coronavirus, in Italia sono stati poi introdotti due strumenti utili in ottica di conciliazione lavoro-vita privata: il congedo Covid-19 e il bonus baby sitting. Iniziative virtuose, che hanno permesso di ridurre i costi economici e sociali dell’emergenza.

Anche in questo caso, però, sono state soprattutto le donne a usufruirne. Durante la pandemia il telelavoro ha interessato il 16,9% della popolazione femminile, mentre la quota degli uomini si è fermata al 12,8%.

I servizi di cura per l’infanzia e gli asili nido

L’accesso agli asilo nido

Fin dagli anni Settanta, in Italia i servizi socio-educativi per l’infanzia costituiscono uno strumento fondamentale per la conciliazione tra lavoro e vita privata. Il cosiddetto “sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni” comprende le seguenti istituzioni:

  • nidi e micronidi (per bimbi tra i 3 e i 36 mesi);
  • sezioni primavera (tra i 24 e i 36 mesi);
  • servizi integrativi per la prima infanzia (spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto domiciliare, asili nido aziendali);
  • scuole dell’infanzia (dai 3 ai 6 anni);
  • poli per l’infanzia (raggruppano in un unico complesso le strutture dei segmenti 0-3 e 3-6 anni).

Come evidenziato nell’ultimo Bilancio di genere Ue, nell’anno scolastico 2018-19 è aumentata la percentuale di bambini presi in carico dagli asili nido pubblici, che ha raggiunto il 13,1%. Si tratta del valore più alto registrato dal 2008. Allo stesso tempo la quota di minori presi in carico dai servizi integrativi per l’infanzia (1% del totale) è risultata in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti.

In questo scenario fa ben sperare la crescita dei posti nei servizi per la prima infanzia, sia pubblici che privati, nel Sud Italia rispetto ai potenziali beneficiari. Il Bilancio mostra un aumento del 5,6%, ben al di sopra dello 0,3% a livello nazionale.

Negli ultimi anni il fenomeno è stato influenzato anche dall’introduzione del bonus asili nido, destinato al pagamento delle rette delle strutture o all’assistenza domiciliare per chi è affetto da gravi patologie croniche. Attribuito in base all’Isee, stando all’ultima Legge di bilancio prevede l’assegnazione di:

  • 3.000 euro all’anno per le famiglie con un Isee fino a 25.000 euro;
  • 2.500 euro all’anno per le famiglie con un Isee da 25.001 a 40.000 euro;
  • 1.500 euro annui con un Isee oltre i 40mila euro.

Tra il 2017 e il 2020 le domande in Italia sono cresciute da 108.867 a 340.694 unità. Attualmente sono le famiglie del Centro a usufruirne in misura maggiore (29,5%), seguite dal Nord (22,7%), dalle isole (16,4%) e dal Sud (15,1%).

Gli asili nido si confermano così uno strumento importante per la conciliazione vita-lavoro: investire su queste realtà è dunque essenziale per raggiungere un equilibrio soddisfacente tanto per i padri quanto per le madri.

Per approfondire l’opportunità lavorativa di aprire un asilo nido consigliamo il nostro articolo Come aprire un asilo nido: Studi, Costi e Finanziamenti.