Disabilità in Italia: come viene vissuta?
Numeri, casistiche e discriminazione
Garantire alle persone diversamente abili pari opportunità e metterle nelle condizioni di poter decidere in autonomia della loro vita e del loro futuro significa compiere un passo significativo affrontando uno dei temi chiave della società: il raggiungimento dell’inclusione.
Passiamo insieme in rassegna la situazione italiana, per capire quali sono le politiche messe in atto con un focus nei confronti delle donne disabili.
Disabilità in Italia: statistiche e politiche
In Italia il numero di disabili supera i 4 milioni, pari al 7,2% della popolazione. Una realtà per cui è necessario mettere a disposizione possibilità e servizi per le famiglie che se ne prendono cura.
Secondo i dati Istat relativi all’anno 2016, le famiglie che si trovano a gestire un disabile sono 2 milioni e 300 mila e in molti casi devono fare i conti anche con il rischio povertà: sostenere le spese per l’assistenza e per le visite specialistiche può infatti essere gravoso, soprattutto per chi vive con un reddito medio.
I servizi di cui necessita un disabile, inoltre, non sono sempre fruibili con facilità, siano essi medici o legati ad attività ricreative, perciò spesso i parenti cercano sostegno tramite associazioni specifiche per il trasporto o il supporto giornaliero. Sempre secondo l’Istat, le famiglie che adottano questi strumenti sono circa il 32,4% del totale.
Con la nuova legge di Bilancio, le misure previste per le famiglie hanno subito alcune conferme e variazioni, fra cui l’aumento dei fondi disponibili, pari all’incirca a 90 milioni di euro, di cui 29 destinati al Fondo per la disabilità e la non autosufficienza.
Fra le agevolazioni disponibili per famiglie con disabili ci sono:
- costi inferiori per l’acquisto di veicoli destinati al familiare diversamente abile;
- IVA agevolata e detrazioni per l’acquisto di strumenti di ausilio e supporto tecnico informatico;
- detrazioni Irpef per interventi volti a eliminare le barriere architettoniche;
- deduzioni per gli oneri destinati a badanti e assistenti.
A queste si aggiungono forme di sostegno al reddito, come pensione e accompagnatoria, che possono avere entità diverse in base alla gravità della disabilità: ad accertare il livello e decidere le cifre e i servizi da erogare è una commissione specifica, che opera presso ogni ASL.
La discriminazione dei disabili
La tematica della progettazione di un’offerta formativa di qualità dedicata alle persone disabili, che permetta loro un futuro di inclusione sociale, si pone fin dai primi anni del percorso di istruzione: la scuola non ha, per esempio, un numero sufficiente di maestri e professori abilitati al sostegno scolastico tale da coprire le reali esigenze dei ragazzi. Molti docenti sono in fase di abilitazione o non sono di ruolo e questa discontinuità può generare situazioni di disagio negli studenti.
La mancanza di pari opportunità inficia i risultati dei ragazzi: in base allo studio Istat già citato, solo il 21,7% dei disabili che nel 2017 avevano superato i 25 anni era riuscito ad ottenere il diploma.
Le cifre non migliorano quando si parla di lavoro: gli occupati con limitazioni gravi sono l’11,1% del totale e in pochi sono alla ricerca attiva (il 7,8%).
Oltre allo studio, nelle attività legate al tempo libero è facile riscontrare problemi, soprattutto a causa delle barriere architettoniche: molti edifici storici non sono idonei a ospitare persone disabili o non adottano le necessarie misure di ristrutturazione; i trasporti sono un ulteriore ostacolo, perché non sempre presentano rampe o elementi che facilitano lo spostamento in autonomia e, talvolta, non sono funzionanti.
Tutti questi elementi vanno a incidere sulla qualità della vita degli interessati, che si vedono costretti a chiedere aiuto anche per attività che potrebbero e vorrebbero compiere da soli, come prendere un autobus.
La discriminazione verso i disabili può tradursi a volte in episodi di vero odio, sia fra i banchi di scuola sia in altri ambienti: l’ostilità si accende anche solo per i parcheggi riservati, considerati da alcuni automobilisti “un’ingiustizia” e spesso occupati da chi non è munito di regolare permesso.
Fra i principali siti di denuncia contro la discriminazione dei diversamente abili c’è vorreiprendereiltreno di Iacopo Melio, che raccoglie le sue esperienze e quelle di famiglie e persone che hanno vissuto episodi di questo tipo, siano essi legati alle barriere architettoniche o ad altri fattori.
Donne disabili in Italia
In Italia le donne disabili rappresentano una parte importante della popolazione. Per quanto riguarda le limitazioni gravi, secondo lo studio dell’Istat il 54,6% delle persone con disabilità è composto da donne sotto i 64 anni. I dati che le riguardano riflettono la situazione che stanno vivendo nel nostro Paese, per esempio, il 17,1% di loro non riesce a raggiungere il diploma, anche se sul dato influisce l’età della popolazione: solo dagli anni ’70 infatti la scuola italiana si è dotata di una struttura più definita per l’insegnamento ai diversamente abili.
Un ambito che riporta numeri preoccupanti è quello che riguarda le violenze sulle donne con disabilità nel nostro Paese: stando a quanto riportato dall’associazione DifferenzaDonna, fra il 2014 e il 2018 sono stati almeno 143 i casi di violenza sulle disabili, che al tempo dei fatti avevano un’età media di 37 anni. I teatri di questi episodi sono stati spesso i centri di accoglienza e le case rifugio. Il 71% delle donne considerate dallo studio ha denunciato violenze psicologiche, il 65% violenze economiche, il 63% violenze sessuali perpetrate da sconosciuti, conoscenti e persino familiari.
Oltre a DifferenzaDonna, altre associazioni che si dedicano al sostegno delle disabili sono:
- l’associazione Frida, tramite il progetto Aurora;
- ANMIC – Associazione nazionale per la tutela di persone con disabilità, che di recente ha pubblicato il Secondo manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea, adottato nel 2011 presso l’assemblea generale del Forum Europeo sulla disabilità;
- FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap;
- AIAS – Associazione Italiana Assistenza Spastici, attraverso il gruppo “Nessun’altra”;
- Comitato di donne con disabilità dell’European disability forum.
Donne disabili e lavoro
Nella ricerca di un’occupazione le diversamente abili risultano svantaggiate: solo il 26,7% dei disabili lavoratori è donna e molto spesso si trova a dover combattere con difficoltà legate agli spazi inadeguati e alle mansioni da svolgere.
La differenza occupazionale tra uomini e donne con disabilità è pari al 17,4%, tanto che il Comitato ONU per i Diritti di persone disabili è intervenuto per chiedere all’Italia una maggior attenzione sul tema.
I disabili possono iscriversi al collocamento mirato per essere agevolati nella ricerca di lavoro: le aziende infatti hanno l’obbligo di assumere personale diversamente abile in percentuali diverse a seconda della loro grandezza.
In genere sono i lavori d’ufficio quelli più seguiti dai e dalle disabili. La percentuale di disabilità del lavoratore e l’idoneità dell’ambiente di lavoro (deve poter essere raggiungibile e senza barriere architettoniche, per esempio) sono i due principali elementi da prendere in considerazione per stabilire se un ambiente è adatto.
Un esempio virtuoso è quello del settore della ristorazione: molte associazioni supportano i più giovani (in particolare nel caso di disabilità cognitive) nella formazione e gestiscono con loro attività come bar o ristoranti.
Donne disabili e maternità
Per le donne disabili la gravidanza è un momento speciale, come per qualsiasi altra mamma, nonostante siano necessarie alcune attenzioni in più: le visite a cui le donne disabili si sottopongono prima del parto possono essere effettuate da ginecologi esperti nel tema, come quelle dei centri di Tor Vergata, del Centro Clinico Nemo o dell’Ospedale Carreggi di Firenze.
La disabilità non deve rappresentare un discrimine, nemmeno per la maternità: ogni coppia e ogni donna è un mondo a sé e deve valutare con i propri medici di fiducia e con gli specialisti le possibilità di avere figli, affrontando di volta in volta le difficoltà.