Disabilità e lavoro: l’inclusione è un obiettivo ancora lontano
Una fotografia della situazione attuale
Nel nostro Paese sono 3 milioni e 150mila le persone con disabilità, vale a dire il 5,2% della popolazione. A rivelarlo è un’indagine dell’Istat relativa al 2019, che sottolinea anche come il 60% del campione sia di sesso femminile. Una cifra, questa, da leggere considerando il fatto che le donne sono mediamente più longeve e, di conseguenza, possono sviluppare disabilità con l’avanzare degli anni.
Quattro differenti categorie
Più nel dettaglio, è possibile distinguere quattro categorie di disabilità:
- sensoriale, relativa ai sensi (vista, udito, tatto, gusto e olfatto);
- motoria, riguarda la motricità e l’efficienza degli organi delle parti del corpo deputati al movimento;
- intellettiva, legata alle abilità intellettive che possono essere verificate attraverso il quoziente intellettivo (Q.I., rapporto tra età cronologica ed età mentale del soggetto); alle insufficienze mentali (I.M.) e ai disturbi specifici dell’apprendimento (es. dislessia, disgrafia, discalculia);
- psichica, fa riferimento ai problemi psichici e relazionali (psicosi) e ai disturbi psicologici (ad esempio le nevrosi gravi e invalidanti).
In ognuna di queste disabilità si può poi distinguere una sequenza di gravità in base alle limitazioni che il disturbo impone alla vita quotidiana dell’individuo che ne è affetto.
Leggi e disabilità: diritti e tutele da conoscere
In Italia il riferimento legislativo “per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate“ è la legge 5 febbraio 1992 n. 104, più nota come legge 104/92. La normativa è rivolta alle persone disabili, ma anche a chi vive con loro e ai caregiver, e si pone l’obiettivo di garantire ai soggetti coinvolti i sostegni necessari per raggiungere l’autonomia e integrarsi nella società e, più nel dettaglio, anche nel mondo del lavoro.
Un supporto per l’occupazione
In ambito disabilità, la legge 104 prevede diversi diritti e tutele per il lavoratore con disabilità e, in parte, anche per i familiari che lo assistono:
- permessi e congedi retribuiti per lui e per i familiari che lo assistono (articolo 33);
- scelta prioritaria della sede di lavoro e rifiuto al trasferimento (articolo 21 e 33);
- uso di ausili necessari e tempi aggiuntivi nel sostenere le prove d’esame in concorsi pubblici o in esami per l’abilitazione alle professioni (articolo 20);
- congedo straordinario retribuito.
Le prerogative della L. 68/99
La legge 104 definisce i criteri secondo i quali una persona può ritenersi disabile e i suoi diritti. A dettare le misure utili all’inserimento delle cosiddette “categorie protette” in un contesto lavorativo è la legge n. 68 del 1999, che prevede:
- il collocamento mirato;
- le quote di assunzione riservate ai disabili e obbligatorie per le aziende;
- le prassi di avviamento al lavoro;
- gli incentivi alle aziende che assumono lavoratori disabili.
Obiettivo della normativa è promuovere un punto di incontro tra le esigenze organizzative del datore di lavoro e le abilità e le capacità della persona con disabilità, all’interno di un contesto ancora oggi complicato.
La situazione delle donne con disabilità
A evidenziare quanta strada occorre ancora fare per raggiungere la piena inclusione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro è un’inchiesta condotta nel 2022 dalla Commissione europea e riportata dal portale Disabili.com. Secondo l’indagine solamente il 51,3% degli individui con un handicap ha un lavoro, rispetto al 75,6% dei normodotati. A essere svantaggiati, in questo contesto, sono soprattutto i giovani e le donne. Secondo la relazione, infatti, nel 2019 solo il 49% delle donne con disabilità, con un’età compresa tra i 20 e i 64 anni, aveva un lavoro, rispetto al 53,9% degli uomini.
La situazione peggiora ulteriormente se si parla di lavoro a tempo pieno. Secondo l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), in tutta l’Ue solo il 20% delle donne con disabilità ha un impiego che rientra in questa categoria, rispetto al 29% della controparte maschile.
Altrettanto preoccupante è il divario retributivo di genere. Dall’indagine, infatti, emerge che le persone con disabilità vengono pagate meno rispetto a coloro che non ne hanno, ma la situazione peggiore è per le lavoratrici. Le donne con disabilità vengono pagate meno della loro controparte maschile, con la quale condividono comunque un potere d’acquisto inferiore rispetto a coloro che non hanno disabilità.
Le leggi che mirano a favorire le persone con disabilità
La Legge 104 del 1992 e la Legge 68 del 1999 con i relativi aggiornamenti non sono gli unici provvedimenti normativi rivolti a persone disabili.
In questo contesto l’Europa è in prima linea con i fondi di coesione, alcuni dei quali sono destinati all’agevolazione dell’inserimento di donne con disabilità nel mondo del lavoro.
Più in generale, nell’ambito dei fondi 2014-2020, gli interventi ideati per tutelare la parità di genere associati a indicatori che rimandano alle politiche di assistenza sono stati 167, per un valore complessivo di 7,7 milioni di euro. Si tratta di attività mirate rivolte a donne in stato di povertà, svantaggiate o particolarmente vulnerabili. All’interno di questa categoria, sono 19 le iniziative rivolte alle donne disabili. A ciò si sono affiancati 1.367 interventi nell’ambito dell’istruzione e formazione.
Nonostante i continui aggiornamenti normativi, l’attuazione di politiche di diversità e inclusione rimane ancora oggi una delle sfide sociali più urgenti: a questo compito sono chiamate a rispondere direttamente anche le aziende ma, in primo luogo, enti e istituzioni.