Dismorfismo corporeo, cos’è e come riconoscerlo
Percezione distorta del proprio corpo: un problema da non sottovalutare
Aggiustare il profilo del naso, ridisegnare la forma delle labbra e abbondare con i filtri per rendere l’incarnato omogeneo. Sono gesti di vanità innocente, eppure possono nascondere in alcuni casi l’ombra dell’ossessione.
Per molte persone, soprattutto donne, il rapporto con la propria immagine è un conflitto aspro, continuo. L’insoddisfazione, a volte, è talmente radicata da diventare un problema che compromette la vita quotidiana.
Inserito nel 1980 nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il fenomeno della distorsione dell’immagine, noto come disturbo da dismorfismo corporeo o dismorfofobia, è oggi particolarmente diffuso.
Secondo l’Istituto di Terapia cognitiva e comportamentale ne soffrirebbe il 2,5% della popolazione generale. Il dato è parziale e sottostimato: mancano tante diagnosi perché si sottovalutano i sintomi e chi ne è affetto raramente cerca aiuto.
Dismorfismo, cos’è e i segnali per riconoscerlo
Il ricorso ossessivo allo specchio oppure il rifiuto categorico di guardarsi riflessi, il perenne confronto estetico con gli altri, la cura eccessiva del proprio aspetto: sono alcuni dei sintomi più comuni della malattia.
I presunti difetti estetici costituiscono la preoccupazione principale, consegnando chi soffre del disturbo ad uno stato ansioso costante. La distorsione del proprio viso e del proprio corpo porta a considerare imperfezioni inesistenti o molto lievi come deformità da nascondere, chiudendosi in casa e ricorrendo di continuo alla chirurgia estetica.
Non è solo un problema di autostima. La dismorfofobia viene spesso liquidata come una questione da risolvere nel privato delle proprie case, quando invece trova la sua origine nelle imposizioni, più o meno velate, della società: l’imperativo di rispondere ad un paradigma estetico inarrivabile e l’idea che il corpo femminile debba rientrare in parametri socio-culturali ben precisi.
Cosa provoca il dismorfismo
Sono tanti gli elementi che condizionano la percezione falsata della propria immagine. Tra i principali ci sono il fattore emotivo e quello comportamentale. Non si esclude il carattere ereditario, ma in generale si pensa che la patologia scaturisca da una sensazione di inadeguatezza vissuta nella sfera familiare e poi amplificata nel contesto sociale.
L’insorgenza del disturbo è legata a doppio filo con la cosiddetta “coscienza corporea oggettivata”, la percezione di sé ritagliata esclusivamente sullo sguardo degli altri. Un concetto che la ricerca psicologica utilizza per spiegare l’interiorizzazione degli standard corporei culturali. Processo che ha sempre visto le donne come vittime primarie, destinate a vivere questi canoni come ideali ai quali avvicinarsi il più possibile, nell’ottica di ottenere una validazione esterna.
Chi soffre di dismorfofobia e il legame con l’alimentazione
La dismorfofobia può manifestarsi a qualsiasi stadio della vita. Esordisce verso i 12 anni ma può arrivare fino ai 50, se non oltre. Nel caso degli adolescenti, una percezione alterata della propria immagine spesso è correlata a comportamenti estremi anche in altre sfere, come quella alimentare.
Anoressia, bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata sono la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali per i giovanissimi. Per sensibilizzare i genitori il ministero della Salute ha redatto un vademecum dove spiega il complesso intreccio di fattori sociali, psicologici e biologici che provoca l’insorgere dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Le cause sono tante e per questo il trattamento dei DCA richiede di essere affrontato su più livelli.
Particolarmente fragili sono le giovani donne, ma anche i coetanei maschi sono interessati, in un’età che è ricerca di conferme e tensione all’accettazione di sé.
La pandemia non ha aiutato, anzi. Come sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, a causa della sospensione di numerose attività terapeutiche, molte persone con DCA non hanno trovato un congruo supporto. L’incidenza dei disturbi dell’alimentazione, stando alla survey promossa dall’Osservatorio epidemiologico del ministero della Salute, è aumentata del 30% nel solo 2020.
La distorsione corporea e la chirurgia estetica
Il ricorso alla chirurgia per eliminare inestetismi più o meno reali è l’altra faccia del fenomeno. Secondo l’Osservatorio AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica), nel 2019 si è registrato un aumento del 7,8% delle pratiche di medicina o chirurgia estetica nel nostro Paese, confermando una parabola di crescita costante negli ultimi cinque anni. L’Italia si colloca così al quinto posto nel mondo per numero totale di procedure effettuate.
Tra gli interventi più richiesti ci sono:
- mastoplastica additiva;
- blefaroplastica (per eliminare la pelle in eccesso sotto le palpebre);
- liposuzione;
- rinoplastica.
A dispetto di quello che si può pensare, la chirurgia estetica non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini, preoccupati per il loro aspetto.
Come si cura la dismorfofobia
Un’adeguata terapia con un professionista unita, in alcuni casi, ai farmaci può aiutare ad uscire dalla dismorfofobia. Per curare questo disturbo è però fondamentale riconoscere di averlo. Spesso chi ne è affetto rifiuta di parlarne perché se ne vergogna e non vuole evidenziare il difetto che lo ossessiona.
Per cercare aiuto, invece, se si soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare si può contattare il numero verde dell’Istituto Superiore di Sanità 800 180969.