Donne e lavoro: l’impatto del Covid-19
La pandemia allarga il divario di genere. Ecco cosa dicono i dati
In Italia il divario tra uomini e donne con la pandemia si è allargato: secondo un rapporto dell’Istat, nel 2020 la percentuale di donne che ha perso il lavoro a causa del Covid è stata doppia rispetto a quella dei lavoratori. La caduta del tasso di occupazione è stata dell’1,3% per le donne, contro lo 0,7% per gli uomini.
Anche le nuove assunzioni nel 2020 hanno visto le donne penalizzate: nei primi 9 mesi dell’anno, i nuovi contratti sono calati del 26,1% per le lavoratrici, mentre la diminuzione per gli uomini è stata del 20,7%.
Tutti i problemi, dalla disoccupazione al part-time “obbligato”
Dai dati risulta evidente che le donne tendono ad essere colpite più duramente dalla perdita di posti di lavoro e dal ridimensionamento dell’occupazione. Spesso le lavoratrici non sono in grado di assicurarsi un nuovo impiego e possono anche andare incontro a fenomeni di disoccupazione di lunga durata.
Le giovani tra i 15 e i 34 anni sono le più svantaggiate: nel 2020 il tasso di occupazione era del 33,5%, mentre nel 2019 del 35,9%, con una variazione negativa di 2,4 punti percentuali. Il Covid ha penalizzato anche le donne con bambini piccoli, portandole maggiormente a rinunciare al lavoro per prendersi cura dei figli o rendendo difficile il rientro al lavoro.
Senza contare inoltre le lavoratrici costrette alla riduzione d’orario e ai contratti part-time, con un aumento della quota dal 60,8 al 61,2% tra il 2019 e il 2020.
I fattori che contribuiscono al gender gap
Perché le donne si trovano ad affrontare più problemi nel mondo del lavoro? Le ragioni possono essere numerose e dipendere da diversi fattori, tra cui:
- essere madri (magari giovani e single);
- meno qualifiche e meno esperienza;
- difficoltà a trovare lavori che corrispondono alle competenze o alla formazione specifica;
- meno occasioni di avanzare all’interno dell’organizzazione o di cambiare azienda;
- più probabilità di rinunciare a cercare lavoro quando ci si trova di fronte alla burocrazia o alla discriminazione.
Oggi a queste condizioni si è aggiunto il Covid-19, esasperando una tendenza già in atto prima della pandemia.
A causa del sessismo infatti non solo le donne sono generalmente pagate meno per fare un lavoro simile o addirittura superiore a quello dei loro colleghi maschi, ma gli uomini tendono anche ad essere promossi più rapidamente e a ricoprire ruoli più alti rispetto alle loro colleghe.
Per approfondire, abbiamo realizzato un articolo dedicato al Gender Gap 2021 in Italia e le conseguenze del Covid.
Ma quindi come possiamo colmare questo divario di genere? E perché è così importante?
Cambiare il futuro delle donne lavoratrici
La pandemia ha reso ancora più evidente la necessità di un cambiamento per creare più uguaglianza tra uomini e donne nel campo dell’occupazione. Tutte le persone devono avere uguale accesso alle posizioni lavorative e alle opportunità di impiego.
Continuare a lottare per la parità di genere nella forza lavoro è fondamentale, attraverso azioni concrete come la riduzione delle differenze salariali tra i sessi, la promozione dell’imprenditorialità femminile, la fornitura di condizioni lavorative giuste e adeguate, l’aumento della rappresentanza nelle posizioni dirigenziali, il rispetto dei diritti di maternità e l’applicazione delle leggi contro la discriminazione di genere.
La disuguaglianza sul lavoro ha impatti duraturi sul benessere e sullo stato economico dell’intera società.
Una forza lavoro diversificata crea maggiori opportunità di business e aumenta la redditività complessiva delle aziende. Ridurre il gender gap e costruire un futuro più equo è possibile: i cambiamenti saranno vantaggiosi per tutti, sia per le donne sia per gli uomini.