Donne e rientro al lavoro dopo il Covid-19

Dal Family Act a tutte le misure del Governo e le iniziative per conciliare al meglio famiglia e occupazione. Basteranno?

coronavirus scuole chiuse

Negli ultimi mesi, a causa del diffondersi della pandemia da Coronavirus, tantissime famiglie hanno dovuto affrontare una quotidianità completamente nuova, imposta dalle chiusure previste attraverso il lockdown.

I primi a restare a casa, così come voluto dal governo, sono stati gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Una scelta che ha impattato notevolmente nella vita quotidiana di donne, mamme e lavoratrici che si sono trovate a dover badare ai figli per l’intera giornata, oltre a dover spesso lavorare in modalità smart working.

Una situazione che, nonostante le riaperture previste nelle fasi successive, si è protratta ed è destinata a protrarsi ancora fino all’inizio del prossimo anno scolastico. Mentre nel resto d’Europa le aule hanno gradualmente riaperto, seppur parzialmente e con molte limitazioni, nel nostro Paese la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha deciso che, per contenere il contagio da coronavirus, in Italia non si tornerà a scuola prima di settembre. Ammessi in presenza gli esami di maturità per l’anno scolastico 2019/2020 che si svolgeranno nella sola prova orale con mascherine e distanziamento sociale.

In attesa di comunicazioni ufficiali da parte del governo, impegnato a definire le linee guida per il rientro a settembre, il Politecnico di Torino, come riportato anche dal Sole 24 ore, suggerisce di non superare i 10 alunni per sezione nella scuola dell’infanzia e i 15 alle elementari, alle medie e alle superiori (dove spesso si sfiorano i 30 ragazzi in aula) e l’adozione di doppi turni oppure giorni alterni, o settimane alterne, per lezioni in presenza e a distanza.

A sostegno delle famiglie il Governo ha varato una serie di misure, ultima in ordine di tempo è il Family act, un disegno di legge in otto articoli portato avanti dalla ministra della Famiglia in quota Italia Viva Elena Bonetti, e che dopo un percorso travagliato ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Misure importanti ma purtroppo non basta.

Un rientro complicato

coronavirus scuole chiuse

Nel frattempo, con il rientro sul posto di lavoro di tantissimi lavoratori italiani, le donne rischiano di essere ancora una volta la fascia di popolazione destinata a soffrire maggiormente gli effetti della pandemia, perché costrette a stare a casa. Tra l’uomo e la donna, dunque, è sempre quest’ultima a dover scegliere di rinunciare al lavoro per far fronte agli impegni quotidiani fatti di figli e famiglia.

Nulla di nuovo d’altronde: secondo un approfondimento dell’Ispettorato del lavoro (INL), nel 2019 sono state 37.611 (il 73%) le lavoratrici neo-mamme che hanno dato le dimissioni volontarie per motivi familiari; a fronte di 13.947 papà che hanno fatto la stessa scelta (Fonte: Ansa). Il dato registra un +4% rispetto al 2018 e la causa principale è sempre la stessa: la difficile, se non impossibile, conciliazione della vita privata con quella lavorativa. Un ulteriore dato lo conferma: solo il 21% delle domande per un contratto di part time, o con orari flessibili, sono state accolte dai datori di lavoro. Percentuale allarmante che evidenzia una persistente un’arretratezza culturale in ambito dirigenziale per quanto riguarda la concezione della qualità del lavoro svolto da chi ha figli a carico.

Le misure previste dal decreto Rilancio

Una situazione complicata, a cui il governo ha cercato di rispondere con l’approvazione del Decreto Rilancio che, tra le altre cose, prevede:

  • l’innalzamento a trenta giorni dei congedi di cui possono fruire i genitori lavoratori dipendenti del settore privato per i figli di età non superiore ai 12 anni (con il riconoscimento di una indennità pari al 50 per cento della retribuzione) e l’estensione del relativo arco temporale di fruizione sino al 31 luglio 2020. Tali periodi sono coperti da contribuzione figurativa;
  • l’aumento del limite massimo complessivo per l’acquisto di servizi tramite il bonus babysitter (da 600 euro a 1.200 euro) e la possibilità, in alternativa, di utilizzare il bonus per l’iscrizione ai servizi socio-educativi territoriali. Per i lavoratori dei comparti di sicurezza, difesa e soccorso pubblico e per il settore sanitario pubblico e privato il limite massimo è aumentato a 2.000 euro;
  • fino alla cessazione dello stato di emergenza, i genitori lavoratori dipendenti del settore privato che hanno almeno un figlio minore di 14 anni hanno diritto a svolgere la prestazione di lavoro da remoto anche in assenza degli accordi individuali, a condizione che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione. Nel nucleo familiare non vi ci deve però essere un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa o un genitore non lavoratore;
  • per i datori di lavoro pubblici, fino alla cessazione dello stato di emergenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2020, la modalità di smart working può essere applicata a ogni rapporto di lavoro subordinato;
  • nei mesi di maggio e giugno 2020 sono aumentati di 12 giornate i permessi usufruibili retribuiti, in riferimento all’ex articolo 33, legge 5 febbraio 1992, n. 104.

Cosa prevede il Family Act

coronavirus scuole

Orientato a sostenere le famiglie, le donne e, soprattutto, quelle alle prese con i figli, è anche il Family Act, di cui si continua a parlare anche in questi giorni vista la sua attualità. Il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, ha ribadito la volontà di dare il via all’assegno universale per i figli, definito “un pilastro fondamentale” della riforma, già a partire da gennaio 2021.

In sintesi, ecco i cinque punti chiave del Family Act:

  • Assegno universale per ogni figlio: a cadenza mensile fino all’età adulta. Senza limite di età per i figli con disabilità.
  • Sostegno alle spese: rientrano quelle educative e scolastiche, ma anche per le attività sportive e culturali.
  • Riforma dei congedi parentali: estensione a tutte le categorie professionali, congedi di paternità obbligatori e strutturali.
  • Incentivi al lavoro femminile: dalle detrazioni per i servizi di cura alla promozione del lavoro flessibile.
  • Protagonismo dei giovani under 35: promozione della loro autonomia finanziaria con sostegno per le spese universitarie e per l’affitto della prima casa.

Un aiuto anche dai centri estivi

Un valido aiuto per le donne al rientro al lavoro dopo il Covid arriva anche dalla riapertura dei centri estivi, avvenuto a partire dal 15 giugno, come annunciato dal ministro per la Famiglia Elena Bonetti dopo la firma al Dpcm dedicato alla ripartenza.

“I centri estivi potranno aprire il 15 giugno – ha spiegato il ministro – ma in realtà il Dpcm prevede la possibilità, da parte delle Regioni, di anticipare o posticipare, a seconda della situazione dello stato epidemiologico del territorio regionale. Questa apertura potrà essere fatta, eventualmente, anche con ulteriori specificazioni di regole e protocolli a livello regionale”. Bonetti ha particolarmente insistito su questo tema e ha ribadito che sono stati stanziati “185 milioni di euro, l’investimento più alto in questo settore nella storia della Repubblica”.

Inoltre, verrà creata una priorità di accesso, con una graduatoria che favorisca i bambini con disabilità, i nuclei familiari con situazioni di maggiore fragilità e le famiglie in cui la cura dei piccoli è più difficilmente compatibile con il lavoro dei genitori. Anche in questo modo, quindi, si rende più facile il rientro al lavoro delle donne dopo il Coronavirus.

Ovviamente, l’ingresso ai centri estivi sarà regolato con la massima sicurezza. In particolare:

  • potranno accedervi solo i bambini dai 3 anni in su;
  • i bambini verranno divisi in piccoli gruppi;
  • le attività si svolgeranno in presenza degli operatori;
  • gli ingressi saranno scaglionati;
  • all’interno dei centri ci si dovrà lavare spesso le mani, si dovrà rispettare la distanza di un metro, non ci si dovrà toccare il viso;
  • verranno sfruttati per quanto possibile gli spazi aperti.

Donne, mamme, lavoratrici, family manager a tutti gli effetti: sulle spalle delle quote rosa della famiglia sono “piombati” ancora una volta doveri e oneri. Per quanto tempo ancora dovremo URLARE per farci SENTIRE?