Donne e teatro: un legame speciale
Alla scoperta delle grandi eroine, emblemi di forza e coraggio
Da sempre il teatro rappresenta la donna con tutte le sue sfumature: sul palcoscenico ne vengono infatti enfatizzati desideri e ambizioni, frustrazioni e sentimenti.
Gli autori di tragedie e commedie hanno spesso affidato ai personaggi femminili il ruolo principale, creando così storie profonde e intense.
Nel corso dei secoli il teatro ha saputo dunque raccontare le vicende di eroine e donne comuni, sottolineando sia l’interiorità sia il contesto culturale e sociale, spesso a loro avverso.
Sono tante le attrici teatrali che hanno prestato il loro volto e la loro voce per dare vita a rappresentazioni uniche, capaci di parlare al cuore e alla mente.
Opere teatrali femminili nell’Antica Grecia
Quando si indaga il rapporto tra donne e teatro è importante partire dalle origini, dalla drammaturgia classica.
Ricordiamo in particolare Medea, figura tratteggiata nell’omonima tragedia firmata da Euripide, divisa tra razionalità e passionalità. Quello che nutre per Giasone, suo marito, è un amore fortissimo, tanto da perdere la lucidità quando si accorge che lui non prova gli stessi sentimenti. Di fronte all’abbandono del compagno, mette in atto una vendetta atroce e devastante: uccide i loro due figli. Un gesto che fa male a Giasone, ma che ferisce profondamente la stessa Medea, che in questa ripicca distrugge se stessa.
Il teatro classico presenta anche donne che hanno saputo emanciparsi, mettendo in primo piano i propri ideali, rappresentando così un modello di libertà e di forza.
Un esempio, in questo senso, è quello di Antigone, protagonista di una tragedia di Sofocle. Questo personaggio è il simbolo di chi antepone le ragioni del cuore a quelle dello Stato. Antigone infatti sceglie di salvaguardare la memoria del fratello Polinice, considerato traditore della patria, dandogli un’adeguata sepoltura contro il volere del re di Tebe. Il gesto mette in luce i nobili sentimenti della donna, la sua capacità di andare oltre le regole e di mostrare una forte umanità e un profondo senso di giustizia.
Da Molière a Cechov: autori di capolavori con donne indimenticabili
La follia è un tratto che spesso caratterizza i ruoli femminili.
Ne è un esempio Ofelia, nell’“Amleto” di William Shakespeare. Innamorata del principe di Danimarca, la giovane perde la ragione quando scopre che il padre è morto per mano del suo amato. Caduta in un fiume, non si rende conto del pericolo che sta correndo e annega. La sua figura, poetica e affascinante, è stata descritta dallo stesso Shakespeare con queste parole: “La più infelice e derelitta delle donne”.
Spiccano poi anche i monologhi teatrali femminili: all’interno de “Il misantropo” di Molière merita un’attenzione particolare quello di Célimène, una donna frivola e civettuola ma, al tempo stesso, forte e determinata. Célimène non si fa infatti sottomettere da nessuno e mette in campo tutta la sua intraprendenza per non lasciarsi piegare da Alceste, il misantropo che cerca di convincerla ad abbandonare la vita corrotta di corte.
Anche il teatro russo è ricco di spunti. Nell’opera “Zio Vanja” di Anton Cechov colpisce la figura di Sonja, dolce e rassegnata. Una donna che, pur essendo nel fiore dei suoi anni, manca di quell’intraprendenza tipica della giovinezza, mostrando un carattere più adulto rispetto a quello che ci si aspetterebbe. Un personaggio malinconico, incapace di disegnare con determinazione il proprio destino, privo di ideali e di entusiasmo. In altre parole, Sonja è una donna insicura e fragile, che lascia intravedere un profondo stato di malessere e disagio.
Di impronta decisamente più contemporanea il monologo “Magoni (e forse miracoli)” di Lella Costa (1994). Un testo che affronta varie tematiche, tra cui il tema del modello di bellezza imposto dalla società, il rapporto con se stessi e il proprio corpo, i meccanismi della seduzione.
I più interessanti personaggi femminili nell’opera lirica
In un’ottica più ampia, è interessante ricordare i grandi personaggi femminili all’interno del contesto lirico, come ad esempio la Carmen di Georges Bizet. La gitana, pericolosa e seducente, viene considerata l’emblema della donna dal fascino irresistibile, disposta a difendere le proprie scelte e la propria libertà.
E ancora, le protagoniste pucciniane, come Cio Cio San, l’eroina di Madama Butterfly, geisha tradita e sacrificatasi dopo essersi resa conto della grande illusione vissuta: essere felice accanto all’uomo amato.
Da citare poi la Tosca, che da donna gelosissima diventa vittima dell’amore stesso, fedele a se stessa senza mai piegarsi ai ricatti.
L’opera diventa così un caleidoscopio di figure femminili che permette di vedere in un’ottica diversa sentimenti e sensazioni provate anche nel quotidiano, invitando a riflettere su comportamenti e valori.