Donne giornaliste: quando la guerra va raccontata

Donne giornaliste: quando la guerra va raccontata

Sono tante le inviate italiane che hanno riportato i conflitti in tutto il mondo

Donne giornaliste di guerra

Il rapporto tra il giornalismo e le donne è narrato in moltissime le pellicole con al centro protagoniste femminili legate a questo mestiere. Da Scarlett Johansson in Scoop a Jennifer Lopez in Bordertown, da Cate Blanchett in Truth – Il prezzo della verità a Michelle Pfeiffer in Qualcosa di personale.

Ma qual è la situazione, nel mondo reale? Secondo un report di Agcom, in Italia si contano 15mila giornaliste, pari al 42% del totale. Un numero, questo, in linea con le rilevazioni degli anni precedenti.

Tuttavia, se si guardano gli articoli firmati emerge una disparità ben più grande. Stando infatti ai dati dell’European Journalism Observatory, in Italia il 63% delle firme sono attribuite a uomini, mentre solo il 21% appartiene alle donne. Negativa anche la situazione in Germania (58% vs. 16%) e nel Regno Unito (41% vs. 29%), mentre il Portogallo è l’eccezione (20% vs. 31%).

Eppure i nomi femminili non mancano e sono molte le professioniste che si sono messe in gioco negli ultimi decenni, anche come reporter di guerra.

Le prime donne giornaliste

Il binomio “donne – giornalismo” è ben attestato nel corso della storia, nonostante le disparità che perdurano ancora oggi. Nell’Ottocento ha svolto un ruolo di primo piano la principessa Cristina di Belgioioso (1808-1871), particolarmente attiva nel Risorgimento ed editore di alcuni giornali politici, come “Il Crociato” e “La Croce di Savoia”.

In questo secolo spicca anche la figura eccezionale di Margaret Fuller Ossoli (1810-1850), corrispondente di guerra in Italia per il “New York Tribune” di Horace Greeley. Statunitense, è stata anche redattrice della rivista trascendentalista “The Dial”. Ha assistito agli eventi che videro la costituzione e la caduta della Repubblica Romana e si è interessata alla rivoluzione italiana.

Si ricorda poi Caroline Rémy de Guebhard (1855-1929), tra le prime giornaliste ad aver vissuto del loro lavoro. Di idee libertarie, ha pubblicato anche sul giornale femminista “La Fronde”, fondato da un’altra collega, Marguerite Durand.

Sempre in questi anni si sottolinea l’attività di Matilde Serao (1856-1927), considerata la prima donna italiana ad aver diretto un quotidiano: il Corriere di Roma. Inoltre è stata anche la co-fondatrice di una testata tuttora molto importante, Il Mattino, molto diffusa nell’Italia meridionale.

Altre figure femminili pioniere nel settore del giornalismo sono state:

  • Ethel L. Payne (1911-1991): viene ricordata come la prima donna afroamericana assunta come commentatrice da una rete nazionale negli Stati Uniti;
  • Marlene Sanders (1931-2015): è stata la prima anchorwoman di una rete nazionale americana e la prima vicepresidente donna di ABC News;
  • Nancy Hicks Maynard (1946-2008): è stata la prima reporter donna afroamericana del “New York Times”.

La lista potrebbe continuare a lungo. Nei decenni, infatti, sono state numerose le giornaliste che si sono distinte nei vari campi, dalla cronaca alla moda (come ad esempio Anna Piaggi, Nina García e Suzy Menkes). Senza dimenticare le donne inviate di guerra: un compito pericoloso, ma che viene affrontato da tante professioniste coraggiose.

Reporter di guerra donne italiane

Reporter di guerra: Oriana Fallaci
author: GianAngelo Pistoia

Vediamo quali state sono le principali donne giornaliste di guerra nel nostro Paese.

Nota oggi soprattutto per aver condotto per molte edizioni il programma di inchiesta “Report”, Milena Gabanelli (1954) è stata in realtà anche un’importante inviata di guerra in tutto il mondo: dalla Jugoslavia alla Cambogia, dalla Somalia fino alla Cecenia.

Si ricorda inoltre Lilli Gruber (1957), oggi conduttrice di “Otto e Mezzo” su La7. Nata a Bolzano (il suo vero nome è Dietlinde), nel corso della sua lunga carriera è stata testimone del crollo del muro di Berlino, oltre che dei conflitti nel Golfo e nell’ex Jugoslavia. Molti dei suoi libri sono ispirati alla sua attività all’estero, come “I miei giorni a Baghdad”, del 2003.

Va poi ricordata la triestina Giovanna Botteri (1957), che ha seguito molti eventi di importanza internazionale, come la rivoluzione in Romania, la guerra in Bosnia e Kosovo e quella in Iraq. Grazie alla sua bravura e competenza, ha ottenuto alcuni prestigiosi riconoscimenti, come il Premio Ilaria Alpi e il Premio Saint Vincent.

Tra le reporter italiane figura inoltre l’attuale direttrice del Tg1, la milanese Monica Maggioni (1964), che dal 18 novembre 2021 è divenuta la prima donna a ricoprire tale ruolo. È stata anche un’importante inviata all’estero: è stata in Africa, negli Stati Uniti e in Medio Oriente: qui ha partecipato alla seconda guerra del Golfo.

Anche Lucia Goracci (1969), toscana, è stata inviata in Medio Oriente, soprattutto sul territorio iracheno e siriano. Per la sua attività, ha ricevuto il Premio Ilaria Alpi nel 2011.

Guardando al passato, infine, non si può non citare Oriana Fallaci, che ha avuto un ruolo cruciale nella legittimazione delle donne all’interno del giornalismo. Fiorentina, nata nel 1929 e scomparsa nel 2006, ha collaborato con alcune delle maggiori testate del mondo, dal “Times” al “New York Times”, passando per il “Corriere della Sera”. Nel 1967 è stata corrispondente di guerra per il Vietnam, esperienza alla base del libro “Niente e così sia”. Inoltre ha seguito diversi conflitti in varie parti del mondo, dall’India al Pakistan, dall’America del Sud al Medio Oriente.

Le reporter italiane morte durante i conflitti

Donne giornaliste e la guerra

Purtroppo a questo elenco è necessario aggiungere anche le giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli, entrambe morte mentre svolgevano il loro mestiere.

Ilaria Alpi (1961), inviata del Tg3, è stata uccisa in un’imboscata a Mogadiscio, capitale della Somalia, il 20 marzo 1994, insieme al cineoperatore Miran Hrovatin. I due avevano scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni Stati africani in cambio di tangenti e armi.

Il 19 novembre 2001 è stata uccisa a Sarobi, in Afghanistan, Maria Grazia Cutuli (1962), insieme al corrispondente di “El Mundo” Julio Fuentes e a due corrispondenti dell’agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari.

Nel tempo Alpi e Cutuli sono diventate due veri e propri simboli per le giornaliste del nostro Paese, disposte a perdere tutto, anche la vita, per svolgere al meglio il loro mestiere e per farci conoscere quello che accade nel mondo, anche nei momenti più difficili.