Donne nell’informatica: una rivoluzione silenziosa
Alla scoperta di alcune figure dimenticate
Quando si parla di digitale e di Internet, i grandi nomi che si fanno sono quasi sempre quelli di uomini. Si tende invece a sottovalutare l’impatto delle donne nell’informatica: al contrario di ciò che molti pensano, sono tantissime quelle che hanno saputo lasciare il segno in questo campo.
Queste donne innovative nella storia della tecnologia hanno contribuito a scrivere pagine importanti per il settore e, ancora oggi, svolgono un ruolo di primissimo piano, favorendo lo sviluppo del comparto al di là di ogni stereotipo.
Bisogna partire da un presupposto: l’immagine del programmatore uomo, magari un po’ nerd, nasce solamente negli anni Ottanta. Prima, infatti, le donne impiegate nell’informatica erano numerose: la programmazione veniva identificata come un compito ripetitivo e troppo poco stimolante per ingegneri o matematici. Una situazione perfetta, invece, per quelle lavoratrici istruite che riuscivano ad assimilare i concetti base della disciplina. Non a caso, le prime tracce del lavoro femminile nella programmazione risalgono alla fine dell’Ottocento, con molte donne che venivano assunte da università e centri di ricerca.
La presenza di donne nel settore è assodata anche durante la Prima guerra mondiale, quando vennero ad esempio impiegate nella balistica per calcolare le traiettorie delle bombe. Risale agli anni Quaranta del Novecento la figura della “Kilogirl”: queste professioniste riuscivano a sobbarcarsi enormi carichi di lavoro, programmando in maniera molto precisa e rapida e contribuendo allo sviluppo della Naca (il nome originario della Nasa). Le donne erano ritenute perfette per questa mansione per la loro capacità di programmare eventi: una sorta di pregiudizio dell’epoca, dunque, che però ha favorito lo sviluppo di una informatica “rosa”.
L’Eniac, il primo computer “digitale” del mondo, fu impostato da sei donne: Kathleen Antonelli, Jean Bartik, Betty Holberton, Marlyn Meltzer, Frances Spence e Ruth Teitelbaum. Negli anni a seguire, però, i maggiori guadagni nel settore portarono anche gli uomini a voler fare carriera nella programmazione, finendo per estromettere le colleghe da quello che, fino a quel momento, era stato uno dei loro comparti di riferimento.
Le donne più importanti nell’informatica

In epoca più recente, le figure femminili che hanno rivoluzionato questo ambito sono comunque passate in secondo piano o troppo facilmente dimenticate. Susan Kare, ad esempio, è stata la responsabile di tutte le icone del primo Macintosh e di Windows 3.0. Una designer apprezzata e affermata, chiamata dalla Apple nel 1983 grazie a un’intuizione di Andy Hertzfeld: fu lei a disegnare anche molti dei font utilizzati per il primo Mac. In seguito, come direttrice creativa indipendente, ha lavorato a stretto contatto anche con Microsoft e Facebook.
Dalla grafica all’informatica: Wendy Hall era parte del team che ha inventato il sistema hypermedia Microcosm, ben prima della nascita del World Wide Web, ed è stata la prima docente donna di ingegneria dell’Università di Southampton.
A Karen Sparck Jones, invece, si deve parte del successo dei motori di ricerca: il suo “A statistical interpretation of term specificity and its application in retrieval” introduce il concetto di “inverse document frequency”, uno dei principali componenti della classifica degli algoritmi in grado di ricavare automaticamente un testo da un indice di documenti. Questa teoria venne poi usata da Mike Burrows per dare origine al motore di ricerca AltaVista.
Adele Goldberg, poi, è ritenuta la regina del software: nata in Ohio e laureata in matematica con un master in informatica, ha lavorato a lungo nel centro di ricerca Xerox di Palo Alto ed è co-fondatrice di Parc Place Digitalk, una società che produce applicazioni per sviluppatori di corporate software. Insieme ad Alan Kay ha sviluppato il linguaggio Smalltalk ed è stata presidente dell’Association for Computing Machinery.
Sophie Wilson è invece una delle figure più importanti per la nascita degli smartphone: dopo aver dato vita al BBC Microcomputer, ha anche realizzato insieme a Steve Furber il processore Arm, utilizzato al giorno d’oggi per migliaia di prodotti come cellulari, tablet, tv digitali e videogame.
Tra le donne che oggi stanno contribuendo al settore dell’informatica si ricordano infine:
- Belinda Parmar, ad di “Lady Geek – The Empathy Business”, un ente no profit che promuove una maggiore inclusione delle donne nel comparto della tecnologia;
- Juliana Rotich, ceo di Ushahidi, una non-profit che sviluppa software open source gratuiti;
- Keren Nadasen, ceo di PayU South Africa, la più grande realtà specializzata in pagamenti online del Sud Africa;
- Sheryl Sandberg, un’imprenditrice e funzionaria statunitense, attuale direttrice operativa di Facebook.
Tante figure che stanno cambiando non solo il volto della tecnologia, ma anche il nostro modo di vivere.