Le donne italiane in politica
Numeri e trend delle presenze femminili nella politica
Negli ultimi anni è cresciuto il numero delle donne in politica, ma basta dare uno sguardo alla distribuzione delle cariche per vedere quanta strada c’è ancora da fare, in Italia e nel mondo.
Ad analizzare il trend attuale è l’Un Women (l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile), che sul sito ufficiale ha pubblicato nel dicembre 2019 alcune statistiche sulla partecipazione politica delle donne a livello globale, tracciandone lo sviluppo nell’arco della Storia.
Dal 1995 al primo febbraio 2019 le parlamentari nel mondo sono passate dall’11,3% del totale al 24,3%. I ministeri più rappresentati dalle donne – come mostra la ricerca – sono “Famiglia”, “Ambiente” e “Affari sociali”, tutti dicasteri senza portafoglio.
Le percentuali femminili di capi di Stato e di governo sono ovunque molto contenute, ma un dato che consola arriva dalle presidenze dell’organo legislativo: su 279 Camere Parlamentari prese in esame (tenendo conto che ci sono Paesi, come l’Italia, con due organi paralleli: la Camera dei Deputati e il Senato) sono 55 quelle che hanno una donna a capo. Più alta è la percentuale (28,2%) delle vicepresidenze femminili alla Camera, il rapporto è di 180 su 638.
Gli esempi virtuosi nell’Ue e nei Paesi nordici
Il gap di genere continua a essere presente anche nelle aule di rappresentanza dei cittadini, ma non mancano eventi recenti che fanno ben sperare.
Risale infatti al 9 dicembre 2019, per esempio, la nomina della socialdemocratica Sanna Marin come primo ministro finlandese. Una notizia, questa, che ha fatto il giro del mondo per almeno due motivi: il primo perché Marin è a capo di una coalizione di cinque partiti tutti guidati da donne; il secondo per la sua giovane età: 34 anni.
Ma nell’Unione Europea e nei Paesi nordici limitrofi la percentuale di quote rosa a capo del governo rimane bassa. Una ricerca di Agi (Agenzia Italiana) contava, a fine 2019, sei Stati del Vecchio continente su 31 con una donna ai vertici, poco meno del 20% del totale.
Tra i principali nomi femminili attualmente in carica come presidenti donna nel mondo, ricordiamo:
- Belgio (Sophie Wilmès, Primo Ministro – 44 anni)
- Danimarca (Mette Frederiksen, Ministro di Stato – 42 anni)
- Germania (Angela Merkel, Cancelliere Federale – 65 anni)
- Islanda (Katrín Jakobsdóttir, Primo Ministro – 43 anni)
- Norvegia (Erna Solberg, Primo Ministro – 58 anni)
- Finlandia (Sanna Marin, Primo Ministro – 34 anni)
Oltre alla Svezia, solo Francia e Spagna vantano un esecutivo con una maggioranza di ministri donne.
Le donne in politica in Italia: la storia
L’Italia ha avuto la prima donna ministro nel 1976 (Tina Anselmi nel governo Andreotti III) e solo nel 1993, durante il Governo Amato I, si fecero i primi tentativi per aumentare il numero di donne in politica, soprattutto per quanto riguarda le cariche elettive, attraverso l’introduzione di quote di genere a loro riservate, inizialmente solo nelle elezioni locali.
a legge del 25 marzo 1993 n. 81, infatti, prevedeva una modifica nell’elezione dei sindaci e degli assessori comunali che impediva di presentare liste in cui uno dei due sessi superasse i due terzi del totale. Nel 1994, poi, la medesima legge fu estesa a livello nazionale per le elezioni parlamentari di quell’anno. Tuttavia, con la legge n. 422 del 6 settembre 1995, la Corte Costituzionale emise una sentenza di illegittimità che vanificò gli sforzi fatti.
Le disposizioni che inserivano quote di genere nelle elezioni nazionali, regionali e locali furono invalidate perché si riteneva che violassero due articoli della Costituzione: l’art. 3 che sancisce il principio di eguaglianza formale e il divieto di discriminazione; e l’art. 51, che decreta la parità di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive per “tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso”. In questo senso “intervenire con misure che stabiliscano differenziazioni fondate sul sesso produce un effetto discriminatorio, diminuendo per taluni cittadini il contenuto concreto di un diritto fondamentale in favore di altri, appartenenti ad un gruppo che si ritiene svantaggiato”. (Corte Costituzionale, sentenza 12 settembre 1995, n. 422).
In altre parole, si riteneva legittimo che lo Stato mettesse in atto politiche volte a migliorare le opportunità femminili nell’accesso a una carriera politica, ma veniva contestata la loro imposizione per legge.
Bisognerà aspettare un decennio perché la norma venga ripresa in mano: siamo nel 2003 quando viene esplicitato il dovere della Repubblica di promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
Per farlo venne modificata la Costituzione stessa e in particolare l’articolo 51, alla cui dichiarazione di eguaglianza di sesso nell’accesso alle cariche pubbliche fu aggiunta la postilla: “A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. L’esito è stata la possibilità di promulgare nuove leggi che prevedessero strumenti differenziali senza dubbi di incostituzionalità. La reintroduzione delle quote di genere è avvenuta nel 2004 in Europa e nel 2012 nel nostro Paese.
Le percentuali di donne italiane in politica oggi, benché contenute, mostrano segnali positivi soprattutto a livello locale. Le amministratrici comunali sono il 33% del totale e la rappresentanza femminile negli assessorati comunali è vicina alla parità, con il 43% di assessori donna. Sul piano nazionale, l’attuale governo Conte II vede in carica 21 ministri, di cui 7 donne: solo 4 di loro dispongono di un portafoglio.
Le politiche italiane, tra ieri e oggi
Per chiudere questo breve compendio sulle donne italiane in politica ecco alcuni esempi virtuosi, appartenenti a diverse generazioni:
- Lina Merlin, nata nel 1887, iniziò la carriera come insegnante ma la politica finì per ricoprire un ruolo di primo piano nella sua vita: componente dell’Assemblea Costituente, è la prima donna a essere eletta al Senato della Repubblica.
- Nilde Iotti, classe 1920, è forse la più importante politica italiana di sempre. Nel 1946 entrò nella Commissione dei 75 della Camera dei deputati, il gruppo incaricato della scrittura dei testi della Costituzione. Dal 1948 al 1999 fu deputato alla Camera e nel 1979 divenne la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera, dove rimase per tre legislature. Recentemente è stato trasmesso sul piccolo schermo un film che ne ripercorre la biografia: “Storia di Nilde”, interpretata da Anna Foglietta.
- Tina Anselmi, nata il 25 marzo 1927, è stata la prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica Italiana, nel dicastero del Lavoro e della Previdenza sociale durante il governo Andreotti III.
- Liliana Segre, nata il 10 settembre 1930, è attivista, politica e superstite dell’Olocausto. Nel 2018 è stata nominata “senatrice a vita” dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per aver servito la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.
- Maria Elisabetta Alberti Casellati, classe 1946, è politica e avvocato, nonché la prima donna italiana a ricoprire, da marzo 2018, la carica di Presidente del Senato della Repubblica (che è la seconda più importante della Repubblica Italiana, dopo quella del capo di Stato).
Che non manchino figure femminili di spicco nel panorama politico italiano è testimoniato dalle carriere di donne quali Emma Bonino, Laura Boldrini, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Virginia Raggi, Alessandra Mussolini, Maria Elena Boschi, Anna Finocchiaro, Giorgia Meloni, Rosy Bindi, Irene Pivetti, Annamaria Cancellieri, Federica Mogherini e molte altre.