Non solo attrici: le donne sono anche registe
Scopriamo il mondo della regia femminile
Durante il mese di febbraio 2020 gli appassionati di cinema erano in trepidante attesa della 92esima edizione degli Oscar per scoprire quali tra i film (tutti meravigliosi e di grande valore) sarebbero risultati vincitori della prestigiosa statuetta. Quando è stata annunciata la rosa dei candidati per il premio alla regia, è emerso che non era presente neppure una donna. L’accaduto ha destato molto scalpore tanto che l’attrice americana Natalie Portman ha deciso di indossare in segno di protesta un soprabito Dior sul quale erano ricamati i nomi di otto grandi registe che non hanno ricevuto neppure una nomination.
In 92 anni di premiazioni solo una regista donna ha ottenuto l’ambito riconoscimento: Kathryn Bigelow con The Hurt Locker nel 2009. Ma come mai ci sono così poche donne alla regia di film e spettacoli e come mai sono così poco considerate dall’Academy?
La facoltà di Comunicazione e giornalismo dell’Università del Sud della California ha redatto nel 2019 un report allo scopo di monitorare il diritto alle pari opportunità nel mondo dello spettacolo. I dati parlano chiaro: negli ultimi tredici anni la percentuale di donne registe è stata pari al 4,8% del totale. Il trend è comunque in aumento, ma il numero complessivo rimane basso.
I motivi di questa disuguaglianza dipendono da numerosi fattori. Nell’industria cinematografica i ruoli apicali sono spesso stati conferiti solo agli uomini. Ancora oggi si tende ad avere poca fiducia nelle donne che tentano di oltrepassare i pregiudizi ed entrare in questo settore, a dimostrazione del fatto che il gender gap è radicato a livello culturale.
È interessante osservare come questa disparità non sia in realtà avvertita dal grande pubblico. Infatti, il sito di recensioni Metacritic ha evidenziato come i film di pregio, girati da uomini o donne, vengano apprezzati esattamente allo stesso modo, a conferma del fatto che le registe raggiungano gli stessi standard di eccellenza dei colleghi uomini. Tuttavia, questa evidenza pare non essere considerata dall’Academy Award e dalle altre istituzioni, che, per il momento, non accennano a dare il giusto riconoscimento alle donne.
Le registe donne in Italia
Non solo attrici teatrali e cinematografiche, ma anche registe: le donne in Italia sono una parte fondamentale del mondo della recitazione. Ma nonostante questo, ancora nessun premio prestigioso, come il David di Donatello, conferito dall’Accademia del Cinema italiano, è mai stato assegnato a una regista donna in Italia. Tuttavia, nonostante siano in inferiorità numerica rispetto agli uomini, le registe italiane rappresentano una delle massime espressioni del nostro cinema, esempi di sensibilità e competenza, che è necessario conoscere. Vediamone alcune.
Alice Rohrwacher
Tra le giovani registe italiane spicca Alice Rohrwacher, che si è distinta sul palco del prestigioso Festival di Cannes grazie allo stile dei suoi film. Nel 2014 ha convinto la giuria con Le Meraviglie, mentre due anni fa, nel 2018, ha ottenuto il premio alla Migliore sceneggiatura per Lazzaro Felice, definito da Bong Joon-Ho (regista coreano che ha ottenuto un premio Oscar per il suo film Parasite) “un incredibile miracolo cinematografico”. L’ultimo progetto di Rohrwacher riguarda due episodi dell’amatissima serie L’amica geniale.
Laura Luchetti
Le sue opere hanno un respiro internazionale ed è una delle personalità di spicco tra le giovani registe italiane: dopo una lunga gavetta ha conquistato anche il pubblico oltreconfine. Il suo secondo lungometraggio, Fiore gemello, è stato presentato al Toronto film festival e tratta la vicenda di Anna, figlia di un trafficante di migranti, e Basim, un clandestino ivoriano.
Paola Randi
I veri cinefili non possono non conoscere Paola Randi, regista di Tito e gli alieni, il suo più grande capolavoro. Il film del 2017, di genere fantascientifico, si pone l’obiettivo di portare un genere considerato di nicchia al grande pubblico. Infatti Randi è una fervida sostenitrice della scienza come chiave di lettura ideale della società che ci circonda.
Netflix, player internazionale per la distribuzione di film, serie televisive e altri contenuti di intrattenimento, ne ha compreso subito il valore scegliendola per dirigere, insieme a Francesca Comencini e Susanna Nicchiarelli, la serie televisiva Luna Nera, sul tema del sottile confine che separa scienza e stregoneria nel XVII secolo. Un tema perfetto per una firma come la sua, interessata al legame tra approccio scientifico e cultura, trasversalmente a tutte le epoche.
Lina Wertmüller
Classe 1928, Lina Wertmüller ha saputo cambiare profondamente il corso della storia e il mondo dell’arte con passione e dedizione. È famosa per essere stata la prima donna regista candidata all’Oscar per Pasqualino Settebellezze, splendido ritratto del folklore napoletano dalle note felliniane. Era il 1977.
Scrittrice, sceneggiatrice e autrice di testi di celebri canzoni, Wertmüller ha abbracciato l’arte nella sua complessità, sempre alla ricerca di una storia che meritasse di essere raccontata. Un insegnamento che si può trarre dalla sua esperienza di regista è sicuramente l’importanza della collaborazione. Come lei stessa sostiene, il cinema è un lavoro di squadra, una disciplina corale in cui tutti gli ingranaggi devono funzionare perfettamente tra loro per dare vita a un capolavoro.
Le migliori registe donna del mondo
A livello internazionale, tantissime registe hanno contribuito alla storia del cinema grazie alle loro competenze e allo sguardo inedito. Vediamo le firme interessanti della regia al femminile nel mondo.
Leni Riefenstahl
Nata a Berlino nel 1902, Leni Riefenstahl debuttò nel cinema da giovanissima come attrice, ma passò dietro la cinepresa già nel 1932 con Das blaue Licht (La bella maledetta), largamente influenzato dalla corrente espressionista tedesca.
Attraverso i suoi occhi, si possono scorgere i tratti della Germania degli anni Trenta, un Paese ancora incapace di comprendere appieno dove la politica hitleriana avrebbe condotto la popolazione. La stessa Riefenstahl, non fu in grado di guardare in prospettiva gli orrori del nazismo. Al contrario, i suoi film, caratterizzati dal tema dell’eroismo e del culto della bellezza, erano molto apprezzati dalla critica del tempo e da Hitler stesso, che ne subiva il fascino.
Tuttavia, il suo più grande capolavoro è conosciuto da tutti e continua a fare la storia del cinema. Si tratta della pellicola girata in occasione dei giochi olimpici del 1936 a Berlino, il cui protagonista assoluto è l’atleta afroamericano Jesse Owens, che vinse in quell’occasione quattro medaglie d’oro nella corsa.
Agnès Varda
Tra le registe donne francesi Agnès Varda (1928), è tra le poche ad aver fatto parte del gruppo originario della Nouvelle Vague, la corrente di cinema impegnato nata negli anni Sessanta. Trasferitasi a Parigi ancora giovanissima, ebbe modo di conoscere artisti ed esponenti del mondo culturale francese, come Jean Vilar, creatore del Festival di Avignone.
I suoi film esplorano la condizione femminile e il rapporto tra donna e società. Opera fondamentale per conoscere Varda è Cléo dalle 5 alle 7. La pellicola, del 1962, ritrae una cantante ribelle e vagabonda, in una Parigi affascinante.
Il tema del vagabondaggio torna molti anni dopo, nel 1985, con Senza tetto né legge, che tratta della morte di una ragazza senza fissa dimora. Il film le valse il Leone d’Oro al Festival di Venezia, il maggior riconoscimento che il mondo cinematografico le conferì durante la sua vita.
Jane Campion
Jane Campion è sicuramente tra le registe più apprezzate di sempre. Di origini neozelandesi, trasferisce nelle sue opere energia e desiderio di rivincita. Impossibile non pensare a Lezioni di piano, vincitore nel 1994 dell’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale. Nel film, la protagonista, Ada, è vittima di una sofferenza atroce, in una solitudine angosciante che però affronta con grandissima dignità. L’emancipazione femminile è la tematica principale anche di Un angelo alla mia tavola, vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia.
Claire Denis
Claire Denis è una fra le registe donne francesi più interessanti. Cresciuta in Africa, ha spesso trattato tematiche legate al Continente nero e all’immigrazione in Europa, con uno sguardo attento ai risvolti sociali di questo fenomeno, così importante e difficile da trattare. Esordisce nel 1988 con Chocolat, un film sulla tematica del colonialismo, che convince gran parte della critica.
Sofia Coppola
Figlia d’arte di Francis Ford Coppola, Sofia Coppola ha saputo ritagliarsi uno spazio tutto suo nel mondo cinematografico, dando vita a pellicole sempre molto discusse dalla critica.
Il suo film di debutto, Il giardino delle vergini suicide, è sicuramente controverso e obbliga lo spettatore a riflettere su tematiche quali la religione e l’oppressione della libertà.
Altra pellicola che merita un accenno è Lost in Translation, giudicata la sua opera migliore da molti appassionati. Riflessione evocativa sull’amore e l’amicizia, Coppola ha saputo accompagnare lo spettatore alla ricerca del sentimento più autentico, attraverso un punto di vista moderno e concreto.
Greta Gerwig
Torniamo nella Hollywood più attuale scrivendo di Greta Gerwig, giovane sceneggiatrice e regista statunitense che sta facendo parlare di sé grazie al suo modo fuori dagli schemi di fare cinema.
Lady Bird, che porta la sua firma, è un film che non passa inosservato. Tratta il tema del passaggio all’età adulta, ma senza cadere negli stereotipi. L’identità e l’autodeterminazione della protagonista ispirano una riflessione sulla figura femminile nell’epoca contemporanea. Lady Bird le è valso la candidatura all’Oscar nel 2018.
L’ultimo lavoro della Gerwig è Piccole donne, una nuova versione della celebre opera di Louisa May Alcott. La storia delle sorelle-eroine si intreccia con il racconto della vicenda editoriale del romanzo stesso, di cui all’epoca venne censurato il finale. Il personaggio di Jo March e la sua intraprendenza propongono alle donne di oggi ideali di femminilità diversa, più autentica e anticonvenzionale.
Queste professioniste, di ogni età e nazionalità, sono dunque un esempio per tutte quelle donne che vogliono sfidare gli stereotipi e affermarsi in un ambito, come quello della regia, in cui creatività e capacità di gestione si fondono per dare vita a veri e propri capolavori.