Le donne nella scienza, tra passato e futuro

Le donne nella scienza, tra passato e futuro

La situazione nel nostro Paese e nel mondo

le donne nella scienza

La scienza è stata a lungo, salvo notevoli eccezioni, una “cosa da uomini”. Basta consultare un libro di storia per rendersene conto. Negli ultimi decenni la situazione è cambiata, ma permangono numerosi ostacoli, soprattutto a livello culturale, che devono essere superati per raggiungere una piena parità anche nell’ambito nel sapere. Ma qual è la situazione oggi e come è si è modificata rispetto al passato?

Le donne nella scienza oggi

Le donne e i pregiudizi sulla scienza

Su questo tema ci dà indicazioni preziose una recente ricerca condotta da Babbel, piattaforma per l’apprendimento delle lingue, insieme a SheTech e Fosforo, su un campione di donne attive nel campo Stem (science, technology, engineering and mathematics). In particolare il 63,4% delle partecipanti all’indagine ha riscontrato il pregiudizio secondo cui “le donne in questo ambito sono nerd”. Quasi sette intervistate su dieci hanno poi dovuto affrontare lo stereotipo per il quale “le donne non sono brave come un uomo nelle discipline scientifiche”. Infine, si ricorda anche come la sfera femminile è connotata da caratteristiche quali l’emotività e l’irrazionalità, che vengono percepite come opposte alla razionalità e alla dimensione analitica proprie dalle materie più tecniche.

Eppure i dati sembrano smentire questi pregiudizi fin dai banchi di scuola. In generale, secondo il Rapporto 2023 sul Profilo dei Diplomati di Almalaurea, nel nostro Paese le studentesse concludono il loro percorso delle superiori con un voto pari a 83,2, contro la media di 78,7 degli studenti. Negli Stati Uniti, invece, dagli anni Novanta le ragazze stanno acquisendo in media più crediti rispetto ai ragazzi in ambito matematico-scientifico.

Tuttavia i pregiudizi si fanno sentire soprattutto nella scelta dell’università: solo 16 ragazze su cento optano per facoltà tecnico-scientifiche. Un numero insoddisfacente, soprattutto se confrontato con quello dei “colleghi” maschi (qui la percentuale raggiunge il 35%).

E dopo gli studi? Secondo il documento Women in Science (2019) dell’Unesco, nel mondo solo un terzo dei ricercatori è donna. Ci sono però alcune sorprese: il dato risulta infatti più basso nel Nord America e nei Paesi occidentali dell’Europa (32,7%) rispetto all’America Latina (45,1%) e all’Asia centrale (48,2%). Nel nostro continente si evidenziano i numeri di Macedonia del Nord, Lettonia, Lituania e Serbia, sopra il 50%, mentre in Italia la quota è pari al 35,2%.

Donne e scienza nella storia

Nonostante in generale le donne siano state escluse a lungo dall’ambito del sapere, dal passato emergono alcuni nomi prestigiosi. Se la profumiera babilonese Tapputi (1.200 a.C) è considerata la prima chimica, Ipazia spicca per le sue doti matematiche e astronomiche. Vissuta attorno al IV-V secolo, viene ricordata anche per la sua tragica fine (trascinata in una chiesa e massacrata).

Nel Medioevo si citano poi la badessa tedesca Ildegarda di Bingen (1098-1179) e Dorotea Bucca (1360-1436), ritenuta da alcuni la prima docente universitaria italiana.

Entrando nell’era scientifica propriamente detta, interessante è il caso di Margaret Cavendish (1623 – 1673), scrittrice e drammaturga vissuta nel Seicento. Nonostante la sua vocazione per le materie umanistiche, rimase affascinata dalle discussioni filosofiche e scientifiche della sua epoca, a cui contribuì con la pubblicazione di alcuni trattati. Inoltre partecipò (prima volta per una donna) ad una sessione della Royal Society.

Le scienziate trovarono posto soprattutto in campo astronomico, in particolare in terra tedesca. Tra loro, Maria Margaretha Kirch, vissuta tra Seicento e Settecento, che studiò la congiunzione del Sole con Saturno, Venere e Giove. Tuttavia venne discriminata in quanto donna, quando chiese di ottenere un incarico come assistente astronoma all’Accademia delle scienze di Berlino.

Con l’Illuminismo le scienziate trovarono sempre più spazio nella sfera culturale del loro tempo. In quest’epoca si ricordano, ad esempio:

  • La storica e agronoma svedese Charlotta Frölich (1698-1770);
  • La fisica italiana Laura Bassi (1711-1778);
  • Il medico tedesco Dorothea Erxleben (1715-1762);
  • La matematica Maria Gaetana Agnesi (1718-1799), considerata tra le più grandi nel suo campo;
  • L’astronoma e matematica Caroline Lucretia Herschel (1750-1848).

Donne scienziate contemporanee

Donne scienziate contemporanee

Dal Settecento ad oggi sono molte le donne che hanno fatto la storia della scienza: da Ada Lovelace (1815-1852), matematica britannica che contribuì allo sviluppo della macchina analitica di Charles Babbage, a Marie Curie (1867-1934), che vinse il nobel per la fisica e la chimica, rispettivamente nel 1903 e 1911; da Maria Montessori, tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia, a Rachel Carson (1907-1964), biologa e zoologa statunitense.

E adesso? Tra le scienziate contemporanee possiamo citare:

  • Rita Levi-Montalcini (1909-2012), neurologa e premio nobel per la medicina nel 1986, è stata anche senatrice a vita della Repubblica Italiana;
  • Eva Crane (1912-2007): la sua storia è particolarmente interessante. Specializzatasi inizialmente in matematica quantistica, passò poi allo studio delle api e all’apicultura;
  • Ruth Benerito (1916-2013): chimica statunitense attiva nel campo dei tessuti. Ideò diversi trattamenti per renderli più resistenti;
  • Annie Easley (1933-2011), informatica e matematica statunitense, una delle prime afroamericane a lavorare per l’agenzia aerospaziale Nasa;
  • Patricia Era Bath (1942-2019), oftalmologa di fama internazionale, ha brevettato la sonda Laserphaco, il primo dispositivo laser per la rimozione della cataratta;
  • Francoise Barre-Sinoussi (1947): premio nobel per la medicina nel 2008 per aver scoperto il virus dell’Hiv insieme a Luc Montagnier;
  • Nicole King (1970), biologa statunitense, interessata alle origini della pluricellularità. Ha ottenuto il MacArthur Fellowship nel 2005.

Donne scienziate: il sostegno delle istituzioni

Le donne sono dunque sempre più protagoniste della ricerca, anche se c’è molto da fare. D’altra parte l’importanza della scienza è confermata anche dalle iniziative istituzionali per sostenere questo ambito del sapere. Basti pensare, ad esempio, al programma europeo Horizon Europe pensato per la ricerca e l’innovazione nel periodo 2021-2027, con una dotazione finanziaria complessiva di 95,5 miliardi. Si tratta di uno strumento particolarmente ambizioso, creato per investire nella conoscenza e nella sua diffusione, promuovendo un approccio inclusivo, collaborativo e interdisciplinare.

Inoltre è fondamentale incoraggiare la formazione delle donne, in modo da ridurre i gender gap nell’età adulta. A questo proposito, i fondi di coesione europei hanno sostenuto interventi volti a favorire il livello di istruzione e formazione delle donne (scuola, università e altri percorsi). Nel 2014-2020 in questo ambito sono stati stanziati oltre 165 milioni di euro.

Dal punto di vista culturale, infine, si ricorda l’istituzione della Giornata delle Donne nella Scienza, in programma a febbraio, ideata per sensibilizzare la popolazione contro i pregiudizi e le sfide quotidiane, dagli stipendi all’accesso alle facoltà tecnico-scientifiche