Le donne nel teatro greco
La vita quotidiana e l’arte delle protagoniste teatrali dell’antica Grecia
Nel corso della storia la donna è stata a lungo sottomessa, ma esistono casi in cui la situazione si presentava in maniera differente: nelle rappresentazioni teatrali dell’età classica, in particolare nel teatro greco.
Le donne erano ampiamente presenti come archetipi del comportamento umano. Ciò ha reso la figura femminile la vera protagonista di questa forma d’arte.
Tuttavia, dagli studi emerge con chiarezza come tale ruolo di rilievo non fosse attribuito anche nella quotidianità.
Come era considerata la donna in Grecia?
Per secoli la donna ha vissuto in uno stato di quasi completa subordinazione alla volontà maschile e questo accadeva anche nella Grecia antica. Proprio nella patria della cultura ellenica la donna conduceva una vita di reclusione: poteva infatti uscire solo in poche occasioni, come i riti e le feste religiose.
In particolare, la figura femminile era sottomessa al padre per tutta l’infanzia, passando poi sotto l’autorità del marito una volta contratto il matrimonio e versata la dote allo sposo: di fatto era un oggetto dato in dono da un tutore maschile all’altro. Si trattava di una condizione comune in tutto il territorio greco, con la sola eccezione di Sparta.
Se infatti ad Atene e nelle altre città elleniche la donna era priva di diritti politici ed era costretta a passare le proprie giornate chiusa nel gineceo – la sezione della casa a lei riservata –, a Sparta la situazione era diversa. Qui la donna godeva di maggiore libertà: poteva disporre del proprio tempo libero in maniera più autonoma e riusciva persino a ereditare dal padre una porzione delle proprietà immobiliari.
La condizione femminile nel teatro antico

Sebbene nella vita quotidiana le donne greche venissero estromesse da qualsiasi faccenda di tipo politico e sociale, nel teatro antico la figura femminile arrivava a prendersi tutto lo spazio che le veniva negato nella realtà.
All’interno delle rappresentazioni erano infatti le donne le vere protagoniste, come dimostrano i tanti drammi a esse intitolati.
Inoltre, la figura femminile era il simbolo dell’umano. Ciò significa che le tante eroine che popolavano le tragedie antiche venivano utilizzate per evidenziare le diverse sfaccettature dell’uomo, con le sue passioni e la sua volontà.
Nel teatro greco le donne non erano quindi autrici di drammi né attrici – al tempo anche le parti femminili erano interpretate da uomini – ma avevano un ruolo da protagoniste sulla scena.
In particolare, a stupire maggiormente sono le eroine descritte da Sofocle, Euripide ed Eschilo, passate alla storia per avere sfidato l’autorità, che era inevitabilmente maschile.
Esempi eclatanti sono:
- Antigone, personaggio della tragedia greca omonima, nata dal rapporto tra Edipo, re di Tebe, e sua madre Giocasta. Oltre a simboleggiare il conflitto tra autorità e potere, rappresenta una figura dissidente, che sfida le convenzioni della sua epoca.
- Medea, figlia della ninfa oceanina Idia e di Eeta, re della Colchide. È caratterizzata da una personalità forte ed emotiva: il suo lato razionale è in lotta con quello più passionale;
- Elena, sorella di Castore e Polluce, figlia di Zeus. Nella tragedia di Euripide è una donna fedele al marito, capace di resistere alla avance del re Teoclimeno.
Colpisce quindi che gli autori dei più grandi drammi teatrali antichi dessero alle proprie protagoniste la libertà di compiere tutte quelle azioni che nella quotidianità le donne non potevano nemmeno contemplare.
Quali sono le caratteristiche principali del teatro greco?
Dal punto di vista della struttura dell’opera, la tragedia greca può essere suddivisa in cinque sezioni:
- il prologo, che introduce allo spettatore la storia così da fargli comprendere il contesto della vicenda;
- la parado, ovvero l’ingresso in scena del coro;
- gli episodi, cioè lo svolgimento dell’azione tragica;
- gli stasimi, ossia gli intermezzi tra gli episodi, durante i quali il coro commenta le azioni;
- l’esodo, la conclusione del dramma.
Nel corso degli episodi emergono con chiarezza i due principali caratteri del teatro greco, tra loro agli antipodi: la necessità e la volontà. Osservando lo svolgersi della vicenda, lo spettatore comprende infatti come dietro alle manifestazioni volontarie, ovvero alle decisioni della protagonista (o del protagonista) che sceglie la strada da percorrere, vi sia in realtà sempre una componente divina. Quest’ultima riversa all’interno della tragedia una inevitabile necessità, che permea ogni azione.
Chi poteva assistere al teatro greco?
Le rappresentazioni teatrali antiche erano aperte al pubblico. Ciò però non significava che chiunque potesse assistere al dramma: in particolare non è ancora chiaro se le donne avessero o meno il diritto a partecipare allo spettacolo.
Indubbiamente, visto che anche i personaggi femminili venivano rappresentati da attori uomini, la maggior parte del pubblico era di sesso maschile. Tuttavia, secondo alcuni ricercatori, le testimonianze antiche sembrano suggerire una possibile apertura del teatro anche alle donne.
Visto il rapporto diretto tra ricchezza e libertà, è lecito supporre che un’eventuale partecipazione femminile alle rappresentazioni era comunque appannaggio di poche, perpetuando quella differenza tra protagonismo nel dramma e discriminazioni nella vita privata.