Le donne ribelli più famose della storia
Chi sono le donne ritenute “ribelli” nel corso dei secoli?
Fin dall’antichità, la cultura e le credenze sociali hanno dipinto la donna come figura determinante per i destini dell’umanità. I miti antichi e gli scritti religiosi che ci pervengono da ogni parte del mondo vedono la donna come portatrice di “disgrazie”: basti pensare al detto “chi dice donna, dice danno”.
A partire da Eva, prima donna e ribelle per eccellenza, che nel giardino dell’Eden ha disobbedito all’unico divieto imposto da Dio a favore della conoscenza e della consapevolezza, la storia e il mito sono costellati di figure femminili che con i loro atti hanno ribaltato il futuro della società. Proviene forse da qui l’eredità misogina che ancora oggi, in molte culture, vede la donna sottomessa dall’uomo e relegata al ruolo di angelo del focolare domestico, come tentativo di placare la sua arditezza.
Nel corso degli eventi, però, la donna ha sempre dimostrato le sue capacità, indomita e coraggiosa. Solo nel secolo scorso, si sono apprezzati i risultati di epoche di lotte per l’indipendenza e per la parità dei diritti.
Sebbene ancora oggi la condizione delle donne sia caratterizzata da ineguaglianze, è grazie all’audacia di molte figure, che sono insorte contro gli schemi imposti per autodeterminarsi, se la mentalità, delle donne in primis, è cambiata.
Le donne che hanno cambiato il corso degli eventi
La storia che narra i periodi più bui del genere umano è piena di racconti di donne, tra leggenda e realtà, legate spesso a una sorte drammatica. La loro sfrontatezza e il loro animo tormentato era incompreso da molti, che attribuivano al loro carattere impulsivo una serie di motivazioni al limite del paranormale, come la possessione, la nevrosi, la stregoneria e l’eresia.
La ribelle Giovanna D’Arco
Giovanna D’Arco, figura determinante durante la Guerra dei cento anni, ne è l’esempio perfetto. Guidata dalla voce di Dio e priva di qualsiasi educazione militare, prese le vesti di cavaliere in giovanissima età. Con le sue imprese liberò la Francia dall’invasore inglese, riportando il legittimo erede, il delfino Carlo di Valois, sul trono.
La sua “missione divina” la rese simbolo e portavoce della volontà popolare. La sua presenza forte e la sua retorica di condottiera in grado di fomentare la folla e di sconfiggere eserciti furono però considerate pericolose dagli esponenti del clero e dallo stesso Carlo VII, che scelsero di non intervenire quando venne rapita dagli inglesi e condannata ad essere bruciata su una pira a 19 anni.
Giovanna, troppo intraprendente e rivoluzionaria per il suo tempo, venne beatificata dopo la sua morte come vera e propria rappresentante della coscienza nazionale francese e ispirò opere d’arte di ogni genere.
Le spose infelici e ribelli
C’erano poi le “spose infelici”, succubi di una famiglia che le voleva accasate e sottomesse a nobili rampolli, come Angela Tolsà. Sua madre aveva firmato un contratto matrimoniale con un undicenne di un’importante famiglia valenciana. La sedicenne non si fece mai toccare dal marito, nonostante i maltrattamenti e le percosse subite. Dopo anni di soprusi, riuscì ad ottenere una sentenza di divorzio.
Più recentemente nella storia italiana troviamo Franca Viola, la cui vicenda è ambientata nella Sicilia degli anni Sessanta. Promessa a un membro di un gruppo mafioso, dal quale fu rapita e violentata, fu la prima donna italiana a rifiutare un matrimonio riparatore.
La cultura del tempo voleva che la vittima sposasse il suo carnefice, altrimenti veniva additata come “donna svergognata”.
La donna non accondiscese a un tale oltraggio contro la sua morale e la sua persona e diventò il simbolo della dignità per le vittime di violenze, private della loro libertà di scelta a favore di una mentalità bigotta e retrograda.
Le donne della Resistenza
Durante la Seconda Guerra Mondiale, le donne non hanno solo sostituito gli uomini nel lavoro e nel mantenimento della famiglia, ma hanno fatto la Resistenza, prendendone parte attivamente.
Secondo le stime calcolate dall’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), erano oltre 35mila le partigiane combattenti, che non hanno dato solo un semplice contributo. Si tratta di donne incredibili, di ogni età, professione ed estrazione sociale, che hanno ribaltato la tradizionale divisione dei ruoli maschile e femminile.
Armate o disarmate, si sono impegnate nella lotta contro il Nazismo e il Fascismo, trasportando armi e munizioni, facendo approvvigionamento, propaganda, falsificando documenti, organizzando gruppi di difesa e assistenza ospedaliera, fino allo scontro armato.
Arrestate, seviziate e spesso fucilate dai nazisti, il loro contributo risultò fondamentale, ma nonostante ciò, non fu loro riconosciuto un ruolo di rilievo e pochissime di loro furono definite “partigiane combattenti”.
C’erano Irma Bandiera, staffetta nella 7° GAP e medaglia d’oro al valore militare; Ondina Peteani, definita prima staffetta e fuggita tre volte dai campi di concentramento; Carla Capponi, che rubò la pistola a una guardia e prese parte all’attacco di via Rasella contro un contingente dell’esercito nazista.
E ancora, Francesca De Giovanni, Giovanna Marturano, Gisella Floreanini, Nilde Iotti, Maria Boschi, Rita Rosani, Enrichetta Alfieri, Camilla Rivera. Per loro la guerra fu anche una guerra per l’emancipazione, per scoprire e dimostrare le loro capacità e ambire alla possibilità di parità con l’uomo.
Le donne della letteratura: Virginia Woolf
Figura simbolica della letteratura a cavallo tra Ottocento e Novecento è Virginia Woolf. Nata in epoca Vittoriana, la scrittrice, saggista e attivista della seconda ondata femminista britannica riflette su come la storia abbia sempre sminuito la libertà intellettuale, espressiva, creativa e di istruzione delle donne.
Nel 1928, la scrittrice tenne due conferenze in due collegi femminili dell’Università di Cambridge dal nome “Donne e il romanzo”. L’anno successivo, pubblicò il suo celebre saggio “Una stanza tutta per sé”. In questa occasione, Woolf fornisce una nuova interpretazione del ruolo sociale attribuito alle donne. Analizza il rapporto tra donne e scrittura, ipotizzando una presunta sorella di Shakespeare, dotata dello stesso genio creativo del fratello maschio.
Se l’assenza di voci femminili nella produzione letteraria era sempre stata attribuita alla mancanza di capacità e all‘inferiorità intellettiva propria del genere femminile, Virginia Woolf afferma con coraggio che la causa sono le convenzioni degli uomini che hanno tessuto la maglia della gabbia in cui sono relegate le donne, mogli e madri, negando loro la possibilità di istruirsi, di entrare nel mondo professionale e ottenere così un’indipendenza economica.
La metafora della “stanza tutta per sé” vuole indicare proprio la necessità di emancipazione economica delle donne, che, guadagnando in autonomia, dovrebbero potersi pagare l’affitto di una stanza, dove pensare e scrivere, incanalando le energie nella produzione artistica.
È grazie all’attivismo della scrittrice se la letteratura femminile, come quella delle sorelle Bronte e di Jane Austen, cominciò a venir considerata negli anni a seguire.
Il ritratto di Simone de Beauvoir
Insegnante, filosofa, scrittrice e saggista francese, Simone de Beauvoir è una figura di spicco del movimento femminista. Acuta osservatrice della società, era unita in modo indissolubile da una relazione libera e intensa con il filosofo Jean Paul Sartre.
Nel 1949 pubblicò un saggio dal titolo “Il secondo sesso”, che trattava in modo schietto e provocatorio veri e propri argomenti tabù per il periodo: la sessualità femminile, l’aborto, la prostituzione e la maternità, analizzando in toto la condizione della donna.
Animata dalla forte volontà di autodeterminarsi, Simone gridò a gran voce la brutale condizione in cui erano costrette le donne, per far capire a tutti l’importanza del loro valore, non solo come madri e casalinghe, ma come esseri umani dotati di libertà di scelta e indipendenza, caratteristiche esclusive del sesso maschile.
Simone si schierò per la tutela dei diritti delle donne e affrontò argomenti scomodi e inopportuni per la società dell’epoca, portando avanti una delle battaglie più importanti nella storia del femminismo: quella relativa al divorzio.
L’indomita Rupi Kaur
Tra le donne poetesse e scrittrici più influenti della nostra epoca c’è Rupi Kaur, autrice di due best seller di poesia da 2 milioni e mezzo di copie vendute. Indiana naturalizzata canadese, fu incoraggiata dalla madre a cominciare a dipingere e a scrivere da piccola, per superare le difficoltà linguistiche dovute al trasferimento in un continente diverso.
La sua prima antologia è “Milk and Honey”, che in una serie di poemi illustrati descrive il cambiamento delle donne che affrontano periodi difficili.
Il suo secondo capolavoro è “The Sun and Her Flowers”, che affronta temi relativi alla perdita, al trauma, alla femminilità, alla migrazione e alla rivoluzione.
Uno degli atti che l’hanno resa la più celebre “instapoet” contemporanea è quello legato alla pubblicazione sulla piattaforma Instagram di una serie di fotografie raffiguranti il ciclo mestruale di una donna.
Rupi voleva così evidenziare il modo in cui, in molte culture, le donne vengono evitate durante le mestruazioni. In alcune comunità la donna non può uscire di casa o frequentare i luoghi di culto, perché considerata “sporca” nel periodo del ciclo.
Questo lavoro rivoluzionario aveva l’obiettivo di mettere gli spettatori di fronte alla naturalezza del ciclo mestruale femminile, costringendoli ad affrontare le loro paure, ad accettare e riconoscere la grandezza e la potenza del corpo femminile.
Le eroine letterarie che ispirano le lettrici di tutto il mondo
Sono poi moltissime le figure femminili al centro di romanzi e racconti celebri. Chiunque abbia letto di Jane Eyre, Anna Karenina, Jo March di Piccole Donne o Madame Bovary avrà trovato nel coraggio, nell’acume e nella sensibilità di questi personaggi una fonte di grande ispirazione.
C’è Jo March, il maschiaccio anticonformista e amante dei libri raccontato da Louisa May Alcott. La giovane dalla smisurata creatività ama scrivere e raccontare storie alle sorelle; possiede un carattere ribelle, incurante dei giudizi altrui. Per nulla al mondo si farebbe ingabbiare nelle convenzioni destinate alle ragazze della sua epoca.
Jane Eyre, il personaggio uscito dalla penna di Charlotte Bronte, incarna la donna in grado di risollevarsi dal dolore e dai traumi passati, di conquistare la propria indipendenza senza abbandonare i propri valori morali e spirituali. Nel romanzo, l’eroina rinuncia alla convivenza con l’amato, rimandandola fino alla morte della moglie di lui.
Emma Bovary e Anna Karenina sono unite da un tragico destino e da un’esistenza travagliata: la prima è stata narrata da Gustave Flaubert, l’altra da Lev Tolstoj. Sono due personaggi “frivoli” e “scandalosi” per la società del periodo, entrambe romantici e dalla forte sensualità, alla ricerca disperata della felicità.
I due romanzi sono una critica feroce all’ipocrisia della società ottocentesca, che vuole omologare le donne tutte nello stesso ruolo, idolatrando l’apparenza e ostracizzando coloro che non rispettano i canoni imposti.
Emma Bovary è l’insoddisfatta per eccellenza, che mette in gioco la propria esistenza pur di non accontentarsi e adeguarsi.
Anna Karenina fugge con l’amante ribellandosi alle convenzioni che la vorrebbero moglie fedele e asservita. Viene esclusa e isolata in una condizione senza via d’uscita, nel tentativo di soddisfare una passione inquieta e senza possibilità di sollievo.
Le donne della scienza: Marie Curie
La “signora della radioattività”, Marie Curie, fu l’unica donna a ricevere due volte il premio nobel in due ambiti diversi, per la Fisica e per la Chimica.
Nata a Varsavia in un epoca in cui l’istruzione universitaria era proibita alle ragazze, cominciò a studiare fisica con il padre e frequentò clandestinamente alcuni corsi dell’università.
La sua passione disinteressata per la ricerca la rendono il simbolo della scienza al femminile: non brevettò mai le sue scoperte e preferì lasciare in dono a tutta l’umanità i risultati del suo impegno.
Studiò i primi elementi radioattivi e scoprì il radio e il polonio. Durante la Prima Guerra Mondiale si schierò sul fronte come radiologa, utilizzando le prime apparecchiature a raggi x che furono chiamate in suo onore “Piccole Curie”.
Margherita Hack

L’astrofisica fiorentina, cosiddetta “signora delle stelle” è celebre per le sue capacità divulgative in una materia così complessa. Fu la prima donna italiana a dirigere un osservatorio astronomico, quello di Trieste, trasformandolo in un’istituzione di riferimento a livello internazionale.
Il contributo di Margherita nel mondo della ricerca scientifica fu fondamentale, ma anche il suo impegno nel difendere con passione molte battaglie civili.
Rachel Carson, madre dell’ambientalismo
Rachel Louise Carson è stata una biologa all’avanguardia, scrittrice e giornalista nei primi anni del Novecento. Condusse numerosi studi ed esperimenti contro l’uso di pesticidi tossici nell’agricoltura. Denunciò poi il pericoloso impatto delle produzioni dell’industria chimica, che, in nome del progresso, sparge nubi di insetticidi mettendo a rischio la salute di tutti.
Senza ricorrere all’uso di pseudonimi, pubblicò senza paura un libro contenente i risultati allarmanti dei suoi studi: “Primavera Silenziosa”.
Malata di cancro, forse proprio per quei “biocidi” utilizzati a sproposito per la mancanza di leggi a salvaguardia dell’ambiente, testimoniò di fronte al presidente Kennedy la validità delle sue affermazioni.
L’autrice, con il suo carisma, gettò le basi per le leggi contro l’inquinamento e per tutte quelle organizzazioni che lottano per ripulire il pianeta ancora oggi.
Donne che hanno cambiato il mondo
Ma la lista di donne che hanno lottato per cambiare il mondo, in ogni settore della società, è davvero infinita. Nella musica, nella politica, nell’arte e in ambito culturale e civile, ognuna di loro, con la forza che caratterizza chi, nella vita, ha subito, sofferto e visto i sogni infrangersi come un’onda contro i grandi scogli delle convenzioni patriarcali della società, ha alzato la voce e dimostrato le proprie capacità.
Ogni donna ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di far valere i propri ideali, di perseguire i propri obiettivi e di indignarsi e ribellarsi contro le differenze di genere se l’obiettivo è quello di avere un futuro migliore e più libero per tutte le donne.