Federica Rossi Gasparrini, un impegno costante a favore delle donne

La presidente di Obiettivo Famiglia/Federcasalinghe:
“Il nostro obiettivo è dare voce a nove milioni di persone, troppo spesso ancora invisibili”

“Sono stata fondatrice di Federcasalinghe, ma il merito va alle madri dei miei alunni”.
Lo racconta la presidentessa nazionale dell’associazione, Federica Rossi Gasparrini, con un passato anche da docente.
“Il motivo? Ero una donna moderna per l’epoca, ma mi sono trovata a vivere la maternità con un grande senso di colpa: quando uscivo di casa per andare a insegnare a scuola i miei bambini piangevano. Una situazione difficile da accettare, oltre che da gestire. E che, attraverso le mamme dei ragazzi, ho capito essere molto comune. Da qui la voglia di fare qualcosa per tutelare tutte le persone – e le donne soprattutto – che si dedicano esclusivamente alla famiglia, come le casalinghe, o lo fanno dopo la loro attività lavorativa”.

Un compito che Obiettivo Famiglia/Federcasalinghe persegue dal 1982, prima di tutto attraverso l’introduzione di norme che favoriscano la qualità della vita delle donne nel quotidiano e, quindi, rilanciando la figura della madre come portatrice di pace, cultura e valori morali. Il tutto sotto la guida di Rossi Gasparrini, che oltre a essere socia fondatrice dell’associazione è anche consigliere di amministrazione di vari organismi (tra cui Domina, l’Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico e Fondazione Enzo Hruby), presidente dell’agenzia di Intermediazione Lavoro “Agile”, presidente per l’Italia del Movimento Mondiali delle Madri e Cavaliere del lavoro al Merito della Repubblica.
Ex sottosegretario al Lavoro, da decenni si interessa alla condizione femminile nel nostro Paese.

Come sono cambiate le donne negli ultimi 40 anni?

Sicuramente i cambiamenti sono stati molti, ma la situazione femminile si presenta ancora tra luci e ombre. Oggi le donne sono certamente più scolarizzate, più colte e hanno imparato a investire molto su loro stesse. Sono attente ai loro desideri, stanno bene con il loro corpo, ma spesso, a tutto questo, si accompagna una chiusura, o addirittura una vera e propria paura, nei confronti dei sentimenti, che le porta a soffrire di solitudine. Purtroppo, quando ci si concentra molto sulle cose materiali e si lasciano da parte i rapporti affettivi, si perde molto. In questo senso la famiglia resta un nucleo importante in cui la donna può trovare spazio per realizzarsi in maniera completa.

Non sempre però la situazione è facile tra le mura domestiche. E anche per questo nasce l’associazione.

Certo. Ancora troppo spesso le casalinghe sono considerate invisibili: eppure si parla di ben nove milioni di persone, che danno un contributo fondamentale alla società e all’economia. Per questo Obiettivo Famiglia/Federcasalinghe si batte costantemente per la tutela morale, sociale, giuridica ed economica del lavoro familiare.

Come sono cambiate le sfide che l’associazione si è trovata ad affrontare nel corso degli anni?

Innanzitutto abbiamo dovuto combattere per cambiare la prospettiva culturale: quando siamo partiti con l’associazione, occuparsi della famiglia era ancora vista quasi esclusivamente come un’attività d’amore, un servizio connesso al semplice fatto di essere donne. Parlare di riconoscimento giuridico è stata una bella rivoluzione. Non è stato facile, ma i risultati sono arrivati: abbiamo ottenuto che la donna casalinga sia considerata una lavoratrice a tutti gli effetti, produttrice di un’attività che ha un valore economico e, di conseguenza, deve avere tutte le tutele previste per quanto riguarda gli infortuni. Altri grandi risultati sono stati l’approvazione della legge 215/92 per l’imprenditoria femminile e l’introduzione dell’assegno di maternità per le neo-mamme casalinghe o disoccupate.

Nonostante questi traguardi, secondo lei, c’è ancora da lavorare?

Senza dubbio. Perché se è vero che sono stati fatti grandi passi avanti, è altrettanto vero che le casalinghe sono ancora discriminate in maniera incredibile. Basti pensare, per esempio, a come, una volta che una donna sceglie di stare con il proprio bambino, le si chiudano le porte per il ritorno al mondo del lavoro retribuito. In Italia purtroppo dobbiamo ancora fare i conti con una cultura orrenda, che non sa apprezzare le donne nel loro valore di persone, ma si ferma ai pregiudizi. Per questo la nostra grande battaglia per il presente e il futuro riguarda il diritto di formazione e orientamento per le donne, in modo che possano disegnare concretamente il loro avvenire. E poi creare una rete di piccole imprese: non c’è infatti niente di meglio di una mamma in grado di dare vita a un’impresa che potrà poi dare lavoro a suo figlio.

L’emergenza Coronavirus ha cambiato la quotidianità di molte famiglie. Quali misure state mettendo in atto per rispondere a questa emergenza?

Si tratta di un momento in cui la pressione sulle mamme e sulle donne è molto forte, ma anche di un evento improvviso e mutevole, per il quale è molto complicato sviluppare una progettualità. Siamo comunque attivi con le sedi periferiche, attraverso una larga serie di iniziative, che vanno dall’assistenza psicologica ai corsi per creare le mascherine in casa. Di certo vogliamo essere coinvolte quando si parlerà del decreto per lo sviluppo economico, in rappresentanza di quasi 10 milioni di donne. Altrimenti ricorreremo alla corte costituzionale.

In tempi di Coronavirus si è tornati a parlare anche del Fondo che porta il suo nome.

Il Fondo di solidarietà per i mutui prima casa, detto Gasparrini è nato durante la crisi economica del 2007. Allora venivo contattata da molte donne che rischiavano di ritrovarsi senza casa perché, avendo perso il lavoro, non riuscivano più a pagare il mutuo. L’agevolazione prevede la sospensione delle rate per 18 mesi, senza penalità o costi aggiuntivi. È stata una battaglia arrivare all’approvazione; ci vollero tre anni perché il ministro in carica firmasse il decreto: si stima che siano state salvate circa 700mila abitazioni.

E oggi cosa cambia?

Artigiani, commercianti e liberi professionisti – proprio coloro che maggiormente hanno subito e stanno subendo gli effetti del Coronavirus – non potevano godere di questa agevolazione. Ho quindi scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere un adeguamento della norma: ci ha ascoltati, e nel “Cura Italia” viene previsto che per queste categorie si possa richiedere la sospensione del mutuo per massimo due volte e per un periodo complessivo di 18 mesi, mentre il fondo va a coprire il 50 per cento degli interessi maturati sul debito residuo*. Lo ammetto: sentire Conte che ha citato la nostra richiesta è stato un grande motivo di orgoglio.

L’ultimo passo nel percorso dell’associazione è il sito donne.it. Ha parlato del payoff “io Siamo” come di una dichiarazione di intenti oltre che una sfida. A chi lancia questa sfida?

Prima di tutto a noi stesse. Vogliamo che donne.it diventi un mezzo per parlare a tutte, non solo alle casalinghe. Quanto al payoff “Io Siamo”, è una proposta che viene dalla componente più giovane del nostro gruppo e che ho immediatamente condiviso: rappresenta l’unicità di ogni donna, ma anche la sua capacità di rivestire più ruoli. Parla della donna, che deve essere una ricchezza per se stessa, ma lo può diventare solo se rimane in connessione con gli altri, all’interno della famiglia, con i figli, attraverso il supporto delle altre donne. Il portale si propone di essere un tassello che aiuti le donne a sentirsi più complete e alleate nel ruolo che ricoprono, qualunque esso sia.

Lei è una donna e tanti ruoli, in perfetto stile donne.it. Le donne d’oggi sono tanti ruoli, tanti sentimenti: come si mantiene questo equilibrio?

Non è facile. Bisogna saper fare delle scelte, con coraggio, pensando e razionalizzando. E sapendo che le scelte giuste non sono quasi mai quelle più belle, semplici o quelle che la società d’oggi vorrebbe imporci.

*A seguito della lettura del testo in Senato, il giorno 21 aprile è arrivata la conferma che il tetto del mutuo per cui è possibile richiedere la sospensione, è passato dai 250.000€ a 400.000€. Inoltre, il mutuo per il quale si richiede la sospensione, può essere stato acceso sia per l’acquisto della prima casa che per interventi di ristrutturazione e accrescimento dell’efficienza energetica. La sospensione del mutuo può essere concessa anche se il mutuo è stato acceso da meno di un anno.
Infine l’art. 54-ter introduce la sospensione, per la durata di sei mesi, di ogni procedura esecutiva per il pignoramento dell’abitazione.