Il movimento femminista in Italia
Che cos’è il femminismo e che impatto ha sulla società
Definire cosa sia il femminismo è tutt’altro che semplice: si tratta infatti di un fenomeno complesso, con declinazioni differenti a seconda dell’epoca o del Paese che andiamo a considerare. Nelle sue varie manifestazioni, troviamo numerose teorie filosofiche e politiche, anche in contrasto l’una con l’altra: per questo sarebbe più opportuno parlare di femminismi, al plurale.
In linea generale, il termine femminismo assume due principali significati, come sottolinea l’enciclopedia Treccani. Il primo di critica alle discriminazioni subite dalle donne, sul piano sociale, economico e politico, che sfocia nella richiesta della parità tra i generi; e il secondo di un movimento politico, nato nell’Ottocento per dare pari dignità a uomini e donne sul piano giuridico.
La storia del femminismo
Studiosi e storici del femminismo tendono a suddividerlo in tre fasi differenti definite “ondate” con lo scopo di distinguere le diverse generazioni di donne impegnate nella battaglia per i diritti e l’uguaglianza.
La prima ondata: Inghilterra e suffragette
Il femminismo moderno nasce in Inghilterra nel XIX secolo, epoca in cui le suffragette lottano per ottenere il diritto di voto. Nel 1865 un gruppo di donne inglesi fonda un comitato per chiedere al governo di poter partecipare alla vita politica del Paese, destando non poco scalpore, in una società benpensante e maschilista.
Lo stesso nome del gruppo è oggetto di scherno e venne usato per infangare il movimento: in origine, infatti, le inglesi sono identificate come suffragiste; suffragette è diventato un diminutivo ironico e denigratorio usato per dimostrare il disprezzo verso le donne che partecipavano alle iniziative e alle campagne per il diritto al voto.
Dopo anni di lotte le inglesi, infatti, ottengono il diritto al voto. Siamo nel 1918 quando il Parlamento inglese limita il diritto al voto alle mogli dei capifamiglia sopra i 30 anni, mentre il 2 luglio del 1928 tale diritto è esteso a tutte le donne del Regno Unito senza alcuna distinzione sociale.
La seconda ondata: Stati Uniti e femminismo americano
Per arrivare alla seconda fase del femminismo dobbiamo aspettare gli anni ‘60 e cambiare scenario geografico: sono gli Stati Uniti i protagonisti di questa nuova serie di rivendicazioni.
La seconda guerra mondiale aveva cambiato totalmente il modo di vivere delle donne americane. Molte ragazze erano andate a lavorare fuori casa, per sostituire gli uomini al fronte e avevano fatto numerosi sacrifici per sostenere il proprio Paese. Ora, nel pieno del boom economico degli anni Sessanta, queste stesse donne non erano più disposte a rimanere tra le mura domestiche senza alcun tipo di ambizione personale.
Il movimento femminista statunitense porta all’attenzione pubblica nazionale e non solo alcune tematiche fondamentali, tra le quali:
- il diritto di controllare la propria fertilità attraverso la nuova pillola anticoncezionale;
- il diritto di abortire;
- la necessità di parlare apertamente dei fenomeni di stupro e violenza domestica.
Fra le lotte del femminismo si distingue quella di Betty Friedan, ancora oggi attuale per temi e sviluppi. Dopo aver letto il saggio di Simone de Beauvoir “Il secondo sesso”, Friedan scrive “La mistica della femminilità”, un trattato in cui parla dell’immagine della donna proposta dai media e, in generale, dai mezzi di comunicazione di massa.
Secondo l’autrice, chiudere le donne in casa significa svilire il le loro potenzialità e, per questo, veicolare attraverso la pubblicità l’idea di una famiglia nucleare in cui la donna è costretta al lavoro domestico senza possibilità di scelta è denigratorio e degradante per l’universo femminile.
La terza ondata: gli anni ‘80 e ‘90
Negli anni ‘80 il femminismo è ormai un movimento consolidato, con sfumature diverse nelle singole nazioni e con numerosi obiettivi raggiunti, in particolare l’aumento dei Paesi che hanno esteso il diritto di voto alle donne e che si sono impegnati per evidenziare le disparità di genere ed eliminarle.
All’inizio degli anni ‘90 la coscienza collettiva vive un altro moto intenso intorno a temi quali:
- Violenza di genere, come stupro, violenza domestica e molestie. La terza ondata mirava ad acquisire consapevolezza verso la sessualità in un’ottica di rieducazione della società.
- Riproduzione: diritto all’aborto e alla contraccezione.
- Attenzione al linguaggio: insofferenza nei riguardi di termini dispregiativi e denigratori alle donne.
- Emancipazione sessuale: libertà di esprimere la propria identità in termini di genere.
- Diritti transgender, discriminazione razziale e di classe.
- Diritti lavoro, ad esempio il congedo di maternità, sostegno alle madri single e maggiori tutele verso le madri casalinghe.
La storia del femminismo in Italia
Anche l’Italia ha vissuto da protagonista il movimento femminista, specialmente in seguito alla seconda guerra mondiale. Il sito Pourfemme ne ha ripercorso le tappe:
- dopo il traguardo del suffragio universale nel 1946, tra gli anni ‘50 e ‘60 le donne italiane chiedono pari diritti rispetto agli uomini, sia nella vita privata sia in quella pubblica e nel lavoro.
- Negli anni ‘70 il dibattito si sposta sul ruolo della donna nella società. Si sente la necessità di affermare l’indipendenza del soggetto femminile rispetto a quella maschile, dal punto di vista economico e sociale. La cosiddetta liberalizzazione della donna riguardava anche l’aspetto sessuale e intorno a temi quali contraccezione e aborto.
Sono anni in cui si assistette ad un progressivo cambio di mentalità, recepito anche dalla legislazione. Nel 1975 viene riformato il diritto di famiglia: nel matrimonio marito e moglie sono considerati uguali di fronte alla legge. Inoltre, si ricorda l’introduzione della norma sul divorzio (1970) e sulla regolamentazione dell’aborto (1978).
Questo periodo storico rappresenta un momento fondamentale per il movimento femminista italiano e pone le donne di diverse classi sociali davanti a una sfida che ancora oggi rimane aperta: eliminare il gender gap.
- Tra gli anni ‘80 e ‘90 il femminismo trova una declinazione accademica, attraverso riviste culturali e tematiche (come Memoria, Lapis o Leggendaria) e l’istituzione di corsi universitari. L’obiettivo è quello di guardare a discipline e saperi da un punto di vista femminile, sfidando l’egemonia della prospettiva maschile.
L’abrogazione della pena mitigata per la legge sul delitto d’onore nel 1981, è un altro effetto molto importante. La legge viene cambiata profondamente e recita come segue.
“Colui che provoca la morte di un coniuge, figlia, o sorella dopo aver scoperto la sua relazione carnale illegittima e nel calore della passione introdotto dalla colpa al suo onore o quello della sua famiglia sarà condannato da tre a sette anni. La stessa pena si applica a chi, nelle circostanze di cui sopra, provoca la morte della persona coinvolta nelle relazioni carnali illegittime con la moglie, la figlia o la sorella.”
Femministe italiane famose
Sono molte le femministe italiane che, nel corso degli anni, hanno combattuto per i diritti di tutte le donne. Tra questi, ricordiamo:
- Anna Maria Mozzoni. Vissuta tra il XIX e il XX secolo, è stata una grande protagonista delle vicende politiche del tempo. Autrice di numerosi scritti incentrati sul tema dell’emancipazione femminile. Nel 1877 presentò al Parlamento la sua proposta per l’estensione del voto alle donne.
- Gualberta Alaide Beccari. Nata a Padova nel 1842, è stata patriota e femminista. Rivendicava un rinnovamento morale della figura della donna, senza il quale non credeva possibile un ammodernamento culturale dell’Italia.
- Carla Lonzi. Importante critica d’arte nata nel 1931, il suo nome è legato a Rivolta Femminile, uno dei primi gruppi femministi moderni in Italia, e alla pubblicazione di alcuni saggi diventati letture di riferimento per il femminismo: Sputiamo su Hegel e La donna clitoridea e la donna vaginale.
Le grandi artiste femministe italiane
Alla causa del femminismo ha contribuito in maniera decisiva anche il mondo dell’arte. Artiste, pittrici, scrittrici femministe italiane, infatti, hanno saputo raccontare il mondo dal punto di vista della donna. Le loro opere, allo stesso tempo, sono state essenziali nel denunciare i lati più critici dell’esistenza femminile. Tra le più rappresentative rientrano:
– Anna Banti. Nata a Firenze nel 1895, la scrittrice ha descritto spesso la condizione e le vicende delle donne all’interno delle sue opere. Fra i nomi che compongono la sua produzione c’è quello di Artemisia Gentileschi, pittrice di talento vissuta nel XVII secolo, che è riuscita a ritagliarsi uno spazio nel mondo dell’arte italiana, a dispetto dei pregiudizi maschili. Con lei, altre autrici femministe italiane sono state Sibilla Aleramo, Elsa Morante, Alba de Cespedes, Amalia Guglielminetti e Ada Negri.
– Carla Accardi (1924-2014), punto di riferimento dell’astrattismo pittorico nel nostro Paese. Fondò, insieme a Elvira Banotti e Carla Lonzi, il gruppo Rivolta Femminile.
– Franca Rame. Tra le migliori autrici e attrici teatrali italiane, l’artista, nata nel 1929 e moglie di Dario Fo, si è avvicinata al movimento femminista alla fine degli anni ‘70. Tra le sue opere si può citare Lo stupro, del 1981, ispirata alla violenza sessuale di gruppo da lei stessa subita nel 1973. Il monologo è stato portato coraggiosamente in teatro e in televisione e il video dove Franca Rame racconta la terribile vicenda è visualizzabile nel nostro articolo I principali casi di violenza sulle donne.
Movimenti e associazioni femministe in Italia
Il femminismo è stato anche e soprattutto una battaglia collettiva e sono stati numerosi i movimenti e le associazioni femministe in Italia in azione nel corso degli anni. Molte realtà sono tuttora in attività. Possiamo ad esempio ricordare:
– Rivolta Femminile. Il gruppo nasce negli anni settanta dall’incontro a Roma di Carla Lonzi, Carla Accardi e Elvira Banotti. Fu probabilmente il primo gruppo a scegliere la via del separatismo, decidendo di comunicare solo tra donne. Importante è l’adozione della pratica dell’autocoscienza e della costruzione della propria autonomia.
– Diotima. Più che un’associazione, una comunità filosofica femminile nata nel 1983 all’interno dell’università di Verona. Ispirata alla riflessione filosofica di Luce Irigaray, questa realtà è attiva ancora oggi e organizza interessanti seminari a tema. Luce Irigaray è una filosofa, linguista e psicoanalista che ha rivisto queste discipline alla luce del femminismo, dell’inconscio e del corpo della donna, dei legami di ogni donna con la propria madre, lavorando molto sul tema della differenza, della democrazia e dei diritti di genere.
– Casa Internazionale delle Donne. Nato ufficialmente all’inizio degli anni ‘90, è un progetto unico nel suo genere – ospita anche un ristorante, un centro congressi e una foresteria – e punta a valorizzare l’impegno politico e sociale delle donne, proponendo anche servizi e consulenze.
– Se non ora quando. Movimento nato nel 2000, con al suo interno figure di spicco come le registe Francesca e Cristina Comencini. Il movimento ha conquistato le pagine dei giornali per la grande manifestazione pubblica del 13 febbraio del 2011, quando un milione di persone sono scese in piazza a difesa della dignità della donna.
– AWMR Italia. L’associazione opera per superare tutte le discriminazioni di tipo economico, culturale, sessuale e razziale nell’area del Mediterraneo. Tra gli obiettivi principali, l’abolizione di ogni forma di sfruttamento e violenza contro le donne.
Il femminismo oggi
Attualmente tra le tematiche più discusse all’interno del femminismo troviamo:
- la disparità di genere sul lavoro. Differenze salariali, molestie sessuali in ufficio e difficoltà nel fare carriera sono molto più frequenti di quanto non si creda.
- il diritto alla famiglia. Ancora oggi il desiderio di avere dei bambini non sembra conciliabile con il mantenere un ruolo professionale di rilievo.
- la possibilità di includere gli uomini nel dibattito su questi temi e la sensibilizzazione a livello di società.
Nonostante il femminismo sia nato secoli fa, oggi continua a rivestire un ruolo davvero fondamentale. La parità non è stata raggiunta se non da un punto di vista giuridico, ma rimangono tanti gli atteggiamenti discriminatori subiti nella vita di tutti i giorni: per questo le donne contemporanee non smettono di lottare per i loro diritti.