I fondi di coesione UE per la parità di genere nel lavoro
Impiegati 176,4 milioni di euro nel periodo 2014-2020
Compiere progressi significativi entro il 2025 verso un’Europa garante di uguali diritti e opportunità per uomini e donne è uno degli obiettivi che la Commissione Europea si è posta per il prossimo futuro.
I passi avanti compiuti negli ultimi anni sono stati favoriti dall’impiego del Fondo di coesione UE per la parità di genere, destinato anche ai gap nell’ambito lavorativo. Vediamo nello specifico gli obiettivi e gli investimenti di questi fondi e la situazione in Italia per quanto riguarda il tema della disparità tra uomo e donna nel lavoro.
Lavoro e parità di genere: i fondi messi a disposizione
In particolare, durante il periodo 2014-2020 il contributo delle politiche di coesione europee relative al tema di donne e lavoro in Italia è stato complessivamente di 489,87 milioni di euro.
In tale ambito il principale obiettivo da perseguire è stato l’aumento del tasso di occupazione femminile. A questo target sono stati destinati 176,4 milioni di euro (pari al 36% del totale dei fondi) per realizzare oltre 75mila progetti che riguardano la parità tra uomini e donne nel lavoro.
Parità di genere nel lavoro: gli investimenti
La maggior parte degli stanziamenti ha interessato le donne inattive e disoccupate. Si tratta del principale sottoinsieme di progetti per numerosità e per valore complessivo: ben 61.542 iniziative, corrispondenti a 136,1 milioni di euro.
Tra le regioni che hanno speso di più si segnala la Lombardia, con un costo pubblico complessivo di circa 56 milioni di euro in progetti volti a raggiungere le donne disoccupate di lunga durata.
Significativi anche gli investimenti messi in campo dalla Toscana (19 milioni di euro) o, spostandosi più a Sud, le due iniziative ad hoc della Calabria, per un valore di 4,8 milioni di euro, la prima per sostenere l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità delle donne e la seconda per favorirne l’inclusione attiva.
Accanto all’aumento dell’occupazione femminile, i fondi europei sono serviti anche a perseguire altri obiettivi strettamente legati alla parità di genere nel lavoro.
La parte più cospicua è composta dai quasi 110 milioni di euro spesi per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e privata, focalizzandosi su potenziamento dell’offerta di:
- asili nido;
- servizi integrativi per l’infanzia;
- babysitting;
- attività di doposcuola.
Infine, anche se in misura molto minore, sono stati previsti anche interventi a tutela della parità di genere associati a indicatori che rimandano alle politiche di assistenza. I progetti hanno un valore di 7,5 milioni di euro e mirano a dare maggiori possibilità ai soggetti in stato di povertà, particolarmente vulnerabili o in situazioni svantaggiate.
Donne e lavoro in Italia, la situazione
Per quanto riguarda le donne e la parità di genere, com’è in Italia la situazione sul lavoro? I progressi compiuti negli ultimi decenni sono stati senza dubbio notevoli, ma i dati mostrano che c’è ancora molto da fare.
Stando ai numeri sono ancora troppo presenti le disparità tra uomo e donna, così come in molti settori e contesti sono frequenti gli episodi di discriminazione femminile.
Piaghe che vanno combattute anche attraverso l’impiego intelligente dei Fondi UE per la Coesione.
Tra le note dolenti, la principale è il tasso di occupazione femminile: nel 2021 in Italia si è assestato al 49,4%, in lieve calo rispetto al 49,6% del 2019 e inferiore a quello maschile di 17,7 punti percentuali. Il dato è nettamente sotto la media del 63,4% nell’UE, dove Paesi quali Svezia, Danimarca, Germania e Finlandia superano il 70%.
Un altro aspetto su cui è urgente intervenire è il gender pay gap, ovvero la differenza tra le retribuzioni lorde degli uomini e quella delle donne.
Link per approfondire: Gender pay gap: i numeri del fenomeno
Secondo Eurostat, in Italia nel 2020 la forbice è del 4,2%, nettamente inferiore alla media UE del 13%. Questo numero tuttavia è poco significativo, perché basato su un solo parametro: la retribuzione lorda oraria.
Un altro indice di Eurostat, denominato Gender overall earnings gap, tiene invece conto di tre fattori (guadagni orari, ore retribuite e tasso di occupazione) relativi al reddito mensile medio di uomini e donne in età lavorativa. In questo caso, nel 2018 il dato italiano è stato del 43%, ben al di sopra della media continentale (36,2%). Peggio del nostro Paese fanno soltanto Austria e Paesi Bassi.