Gender gap: che cosa significa?
Le disparità di genere in numeri
Condizioni di lavoro e di crescita economica, opportunità educative, presenza politica e salute: sono questi i criteri che definiscono il gender gap.
Ma che cosa si intende nello specifico con gender gap?
Si tratta di quel gradino che identifica il divario fra genere maschile e femminile nel mondo e che, di anno in anno, porta l’attenzione sulla condizione di disparità in cui vivono le donne di ogni Paese.
Se, apparentemente, nel corso degli anni la situazione è cambiata, un report internazionale ci ricorda che la strada da percorrere verso la parità è ancora lunga, sia in Paesi lontani geograficamente e culturalmente dall’Italia, sia nel pieno dell’Europa moderna.
Dalla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe De Gouge (1791), che per prima ha parlato di parità in termini giuridici e legali fra i generi, sono trascorsi oltre due secoli, in cui si sono susseguiti traguardi, lotte, richieste e analisi: vediamo insieme qual è la situazione da affrontare oggi e quali prospettive ci attendono in futuro.
Il significato del gender gap e il report internazionale
La storia del gender gap si intreccia a quella dei diritti delle donne, che nel corso del tempo hanno ampliato il loro raggio d’azione verso riconoscimenti sia nell’ambito della sfera domestica sia in quella pubblica: dalla tutela genitoriale al suffragio universale, ogni ambito della vita quotidiana è tradotta in gradini da scalare per godere di una reale considerazione come persone giuridiche e fisiche.
Non si deve andare molto lontano per trovare Paesi in cui i diritti delle donne, anche i più semplici, vengono negati, come ad esempio:
- in Israele, dove le donne non possono divorziare senza il consenso del marito, che, in caso di scomparsa, le rende delle “incatenate”, ovvero impossibilitate per legge a risposarsi o avere figli legittimi;
- in Russia, dove alle donne sono vietati 255 tipologie di carriera; il Ministero del Lavoro ha di recente dichiarato di voler aprire entro il 2021 alcune professioni al genere femminile, fra cui la guida di mezzi pesanti e autobus;
- in Gran Bretagna, dove le donne non possono essere impiegate in ruoli operativi nella Royal Navy.
Da questi dati, insieme con il dibattito sulla disparità salariale, si capisce l’importanza della consapevolezza del gender gap e della creazione del gender gap report, un documento stilato dal World Economic Forum che nel 2018 ha preso in esame 149 Stati, analizzando la condizione femminile secondo parametri legati a economia, politica, salute e lavoro.
Il documento, scaricabile a questo link, analizza nei dettagli la condizione di ciascun Paese presente, proponendo di anno in anno una classifica del gender gap nel mondo: ad oggi, secondo i dati pubblicati nel 2018, l’ultimo posto è occupato dallo Yemen, mentre la medaglia d’oro spetta all’Islanda, in cui dal 2017 la parità salariale fra i generi è legge.
Ad oggi, secondo lo studio, la parità sarà completa solo fra 108 anni.
Il gender gap del Bel Paese: la situazione italiana
L’Italia occupa il posto numero 70 nella classifica del World Economic Forum, registrando un alto livello di disparità nella rappresentanza politica sia in termini di quantità sia di età rispetto agli uomini, oltre che nel salario e nelle possibilità di crescita professionale. A rendere ancora più significativa questa lettura è il fatto che, al contrario, le opportunità educative sono le stesse per uomini e donne e si registra un numero più alto di laureate tra gli Atenei italiani rispetto ai colleghi.
Stando ai dati del report, la 70esima posizione è data dai seguenti rank:
- Opportunità economiche: 118° posto
- Istruzione: 61° posto
- Salute: 116°
- Politica: 38° (da non dimenticare la totale assenza di donne fra le istituzioni di molti fra i Paesi indagati)
Il significato del gender gap nel nostro Paese è quindi strettamente connesso al mondo del lavoro, che tende a prediligere gli uomini per le posizioni di management, per le professioni tecniche e per le carriere legali; il reddito stimato per i lavoratori, quindi, è più alto rispetto a quello delle lavoratrici.
Si parla in questo caso di gender pay gap, al centro del Piano d’Azione per il biennio 2017-2019 istituito dalla Commissione Europea, che mira a combattere luoghi comuni, difficoltà di carriera e differenze retributive, come è possibile leggere nel sito dell’istituzione alla voce “Gender Equality”.
Il fenomeno del gender gap in cifre
Il dato italiano va analizzato secondo diverse componenti: se infatti su base oraria la differenza è minima (per ogni euro guadagnato da un uomo, le donne raggiungono 0,94 centesimi) è molto diverso se si guarda alla carriera. Sono gli uomini ad occupare posizioni maggiormente retribuite secondo i dati Eurostat, mentre nel 2016 Istat segnalava (riferendosi al settore privato) che il 59% delle lavoratrici percepiva una retribuzione oraria inferiore del 59% alla media nazionale, mentre per gli uomini la percentuale era pari al 44%.