La giornata mondiale della fibromialgia

Caratteristiche, sintomi e cause della fibromalgia

fibromialgia

La fibromialgia è stata a lungo una patologia invisibile, spesso non riconosciuta oppure minimizzata, nonostante nel 1992 sia stata inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati (International classification of diseases).

Solo con l’ultima legge di Bilancio, che ha istituito un fondo da cinque milioni di euro per lo studio, la diagnosi e la cura di questa sindrome, si è ottenuto un primo riconoscimento ufficiale della fibromialgia da parte dello Stato italiano.

La Giornata mondiale della fibromialgia, in programma per il 12 maggio, è l’occasione per puntare il riflettore sulla patologia, evidenziando l’impatto, spesso pesante, sulla qualità di vita dei pazienti.

Tra le iniziative in calendario si ricorda “Facciamo luce sulla fibromialgia”, promossa dall’associazione di volontariato CFU(Comitato Fibromialgici Uniti), che avvolgerà di viola le piazze delle città italiane. Sempre il 12 maggio, a Roma, l’associazione ha organizzato il convegno nazionale “Mai più invisibili”, che chiama a raccolta le principali cariche istituzionali del governo.

Fibromialgia, che cos’è

Si tratta di una sindrome, così definita perché esistono segni e sintomi clinici contemporaneamente presenti, caratterizzata da dolori muscolo-scheletrici, sensazione di affaticamento (astenia), alterazione dell’umoreproblemi di insonnia e di memoria.

Secondo la Fondazione Umberto Veronesi, questa sindrome interessa circa 4 milioni di italiani. A livello di incidenza, la patologia è particolarmente diffusa tra la popolazione femminile (90% dei casi), con un picco tra i 40 e 60 anni.

soggetti più a rischio sono le donne di cultura medio-bassa che svolgono mansioni casalinghe o ripetitive o che vivono situazioni familiari conflittuali.

Le cause della fibromialgia

Non è ancora del tutto chiaro quali siano le cause che concorrono all’insorgenza della fibromialgia, anche se gli esperti individuano la possibile genesi nella correlazione di diversi elementi. Tra questi si segnalano:

  • fattori genetici;
  • fattori infettivi;
  • fattori ormonali;
  • traumi fisici e psicologici.

Ad essere compromesso, secondo le ipotesi più consolidate, è il modo con cui il cervello processa il dolore: nei pazienti affetti dalla malattia si riscontra così un aumento della sensibilità agli stimoli dolorosi.

Le ultime ricerche stanno comunque puntando in una direzione, anche se la strada verso la scoperta della causa della fibromialgia è ancora aperta. Secondo le ultime ipotesi, infatti, la sindrome sarebbe legata al sistema immunitario, assumendo il profilo di una patologia autoimmune. Ciò ha trovato una prima conferma in uno studio condotto dagli specialisti del King’s College di Londra, basato su un esperimento effettuato sui topi. Agli animali sono stati iniettati degli anticorpi presi da persone affette dalla malattia: i ricercatori hanno così verificato la comparsa di sintomi specifici, quali una maggiore sensibilità al dolore e la difficoltà nei movimenti.

A una conclusione analoga è giunto uno studio italiano, coordinato da Claudio Lunardi, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona, e da Antonio Puccetti, del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Genova. Come riportato sul portale dell’Osservatorio Malattie Rare, in questo caso la ricerca si è focalizzata sull’analisi dei geni, confermando l’esistenza di fattori autoimmuni alla base della sindrome. 

Fibromialgia: che cosa provoca

 Fibromialgia: quali sono i sintomi

I sintomi della fibromialgia sono numerosi e possono variare da paziente a paziente. Quelli più comuni, come ricordato dal sito dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), sono i seguenti:

  • dolore diffuso;
  • sensazione di affaticamento già al risveglio;
  • cefalea e difficoltà ad addormentarsi;
  • problemi di concentrazione e ansia;
  • disturbi alla sensibilità e alterazioni dell’equilibrio;
  • disturbi gastrointestinali;
  • dolore mestruale.

Talvolta possono emergere anche tachicardia, crampi e depressione.

La difficoltà nella diagnosi

Come accennato, i pazienti manifestano in genere una sintomatologia variegata, che va dai dolori muscolari ai problemi di concentrazione, pur avendo spesso analisi in ordine e godendo di buona salute. Non è raro, come racconta nel suo portale l’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica, che questi sintomi vengano considerati come poco importanti o del tutto immaginari.

La diagnosi non si basa dunque su test di laboratorio o esami strumentali, ma solo sul riconoscimento del dolore diffuso in combinazione con la presenza dei tender point, ovvero i punti selettivi di dolorabilità, localizzati nei muscoli.

Il percorso diagnostico, spesso lungo e frustrante, si abbina al momento a un’assistenza del tutto a carico del paziente, visto che la sindrome non rientra ancora nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Fibromialgia: che cosa mangiare

In questo panorama così complesso, un corretto stile di vitabasato su una sana alimentazione e sull’attività fisica, può giocare un ruolo importante sia nella prevenzione sia nel trattamento della malattia.

In particolare, è importante puntare su una dieta bilanciata, che comprenda alimenti che contengono i probiotici, presenti nei cibi fermentati, nello yogurt addizionato e in alcuni latticini, riducendo lo zucchero, consumando poca carne rossa e assumendo molta frutta e verdura. Da non sottovalutare, infine, l’idratazione.

Curare la fibromialgia: che cosa fare

I trattamenti contro la fibromialgia

Come intervenire contro la fibromialgia? Di solito gli esperti consigliano una combinazione tra terapie farmacologiche, fitness, terapia nutrizionale e trattamenti meno tradizionali come:

  • l’agopuntura;
  • la balneoterapia;
  • gli esercizi aerobici;
  • l’ipnoterapia.

Per quanto riguarda i farmaci, bisogna guardare ai sintomi del paziente, molto variabili a seconda della persona. Si va dagli analgesici agli anti-infiammatori non steroidei fino ai miorilassanti, ai sedativi e agli antidepressivi, sempre secondo le indicazioni degli esperti.

Spesso alla terapia farmacologica vengono abbinati trattamenti riabilitativi, per lavorare sul tono muscolare e ridurre la percezione del dolore.

Tra le novità nella cura della fibromialgia, si ricordano alcune soluzioni non invasive, i cui effetti sono però ancora allo studio:

  • la stimolazione magnetica transcranica;
  • la stimolazione elettrica dei rami auricolari del nervo vago;
  • l’ossigeno-terapia iperbarica.

In generale, è cruciale migliorare tutti gli aspetti della propria vita quotidiana, dall’alimentazione all’attività fisica, per provare a ridurre i dolori cronici e persistenti tipici della malattia.