Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, il 10 settembre

Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, il 10 settembre

L’importanza delle associazioni specializzate e della sensibilizzazione

Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio

Ottocentomila vittime all’anno, ovvero un morto ogni 40 secondi: sono i numeri che spiegano, meglio di tante parole, quanto il suicidio sia un dramma a livello globale. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che il fenomeno sia in realtà ben più vasto: si devono infatti considerare anche i tentati suicidi.

Un’emergenza sociale su cui è necessario puntare sempre più l’attenzione. Non a caso, a partire dal 2003, il 10 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, promossa dalla stessa OMS in collaborazione con la Federazione mondiale per la salute mentale e l’Associazione Internazionale per la Prevenzione al Suicidio.

Un momento di sensibilizzazione e di confronto tra tutte le realtà che si occupano di questo argomento, nonché l’occasione per discutere e implementare le strategie nazionali per prevenire gli atti estremi.

I dati nazionali sul suicidio in Italia

Analizzando il contesto nazionale, risulta evidente come la prevenzione dei suicidi in Italia sia un tema essenziale. Nel nostro Paese – stando agli ultimi dati a disposizione forniti dall’Istat riportati dall’Istituto Superiore di Sanità e riferiti al 2016 – si registrano ogni anno circa 4mila morti per suicidio nella popolazione di età superiore ai 15 anni.

Otto vittime su dieci sono uomini. Il tasso grezzo di mortalità per suicidio è di 11,8 per 100mila abitanti nella popolazione maschile e scende a 3,0 se si considera invece la popolazione femminile.

E ancora: i casi sono più frequenti nel Nord Italia – e in particolare nel Nord-Est –, mentre sono minori nelle regioni del Sud. Il tasso di mortalità, inoltre, aumenta costantemente, tanto per gli uomini quanto per le donne, con l’avanzare dell’età, arrivando a toccare quasi i 20 casi ogni 100mila abitanti tra gli over 70 (per le donne se ne contano 4 ogni 100mila).

Più difficile stabilire la città con più suicidi in Italia. A livello più ampio, sappiamo che la regione nella quale più persone si tolgono la vita in termini assoluti è la Lombardia, seguita da Emilia Romagna e Piemonte. La Valle d’Aosta è invece quella che ne registra di meno, anche se diventa la regione con il tasso più alto se si confronta il numero di suicidi con quello della popolazione.

Capitolo a parte è quello dei suicidi giovanili. In Italia e in Europa si tratta di una vera e propria piaga, amplificata dagli ultimi anni di emergenza sanitaria. Gli studi più recenti stimano che in Europa 9 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni convivano con un disturbo legato alla salute mentale; il suicidio sarebbe la seconda causa di morte tra i giovanissimi, con tre ragazzi al giorno che si tolgono la vita.

In Italia, in concomitanza con la pandemia da Covid, i tentativi di suicidio sono aumentati del 30-40% nella fascia under 30, con picchi drammatici per gli under 18.

La prevenzione dei suicidi in Italia

La prevenzione dei suicidi in Italia

Pur di fronte a questi numeri c’è da rilevare il fatto che il tasso di mortalità a causa del suicidio è diminuito in maniera sensibile a partire dalla metà degli anni Ottanta per toccare il minimo storico nel 2006 e nel 2007. Una tendenza interrotta l’anno successivo, quando hanno iniziato a farsi sentire gli effetti della crisi economica.

Una situazione che, però, è servita da campanello d’allarme anche in tempi più recenti, quando l’emergenza Covid e le restrizioni hanno creato una serie di condizioni che gli studiosi hanno definito correlabili a un innalzamento del rischio di suicidio, cosa che si è riscontrata ad ora soprattutto nei soggetti più giovani.

La preoccupazione per il futuro “si ripercuote inevitabilmente sulla salute mentale della popolazione e può impattare anche sul rischio di suicidio, andando ad aggiungersi e interagendo con i fattori di rischio preesistenti”, si legge in un recente report dell’ISS. Il suicidio, però, si dice ancora, “si può prevenire se si riesce a intervenire sulla sofferenza psicologica e a ridare speranza ai soggetti in crisi”.

Un compito importante, che si sono assunte anche le associazioni anti suicidi italiane.

Il ruolo delle associazioni anti suicidi

Il ruolo delle associazioni anti suicidi

Le associazioni anti suicidi nel nostro Paese sono molte: si va dall’International Association for Suicide Prevention (IASP), un’organizzazione non profit rappresentata anche in Italia, al Telefono Amico, che al numero 02 2327 2327 offre un servizio di ascolto su questo tema; i minori possono contattare anche il Telefono Azzurro (al numero 19696).

I centri anti suicidi si trovano poi in molti ospedali: un esempio per tutti è quello dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma che, in collaborazione con le ASL del Lazio, ha attivato un percorso di assistenza e prevenzione dei casi di suicidio e autolesionismo, con progetti terapeutici di alta specialità per ragazzi e famiglie.

Un passo storico per il nostro Paese

Grazie anche all’impegno delle tante associazioni e alla loro capacità di puntare i riflettori su questo tema, lo scorso 14 giugno il nostro Paese ha fatto un grande passo avanti: la Camera ha infatti approvato la mozione per l’adozione di un Piano nazionale di prevenzione al suicidio.

Si attende quindi che venga messo in atto quanto compare nella mozione, a partire dall’istituzione di un Osservatorio nazionale sul fenomeno che funga anche da centro studi e dall’attivazione di un Numero Verde nazionale, sulla falsariga di quanto già fatto in Veneto con il servizio psicologico inOltre, che risponde al numero verde 800 33 43 43.

Inoltre, saranno sviluppate strategie di prevenzione secondaria, che salvaguardino coloro che hanno tentato il suicidio (e che spesso tentano di nuovo di mettere in atto il loro proposito) e i loro familiari.