La Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro
L’importanza della prevenzione degli infortuni in ambito lavorativo
Ogni anno, il 28 aprile, si tiene la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Un tema purtroppo sempre attuale, come dimostrano i numeri. Secondo l’Inail, nel 2021 sono state presentate oltre 550mila denunce di infortunio, con purtroppo 1.221 morti sul lavoro.
La celebrazione – istituita nel 2003 dall’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) – è nata proprio per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni, puntando l’attenzione sulla prevenzione degli incidenti. I pericoli presenti negli ambienti lavorativi infatti, sono numerosi: dall’utilizzo di sostanze corrosive o tossiche all’impiego di mezzi e macchinari.
La sicurezza sul lavoro in Italia
Ma che cosa significa sicurezza sul lavoro? Cerchiamo di chiarire alcuni punti fondamentali per comprendere fino in fondo questo concetto, andando oltre la semplice definizione.
In Italia, in particolare, esiste il “Testo unico sulla sicurezza sul lavoro”, il cui obiettivo è quello di tutelare l’integrità e la salute di tutti gli addetti. Si tratta di una normativa che raccoglie e organizza le disposizioni legislative sul tema che si sono accumulate nel corso degli anni.
All’interno dell’ultima versione, definita dal Dlgs 81/08, si fa riferimento a una “condizione per la quale tutti coloro che lavorano possono svolgere la propria attività in sicurezza, senza essere esposti a rischio di incidenti o malattie professionali”.
Tutte le regole sono dunque pensate per proteggere i lavoratori nella quotidianità, cercando di individuare i pericoli insiti nelle varie mansioni. Tra questi, si ricordano:
- il rischio elettrico;
- il rischio d’incendio;
- il rischio chimico e biologico;
- il rischio di traumi e ferite;
- l’esposizione ai campi elettromagnetici;
- l’esposizione al rumore o alle interferenze;
- lo stress da lavoro correlato.
Questi sono i rischi che si incontrano negli ambienti di lavoro ma di fatto, alcuni di questi, sono gli stessi rischi che corrono le persone, spesso donne, che lavorano in casa e che si impegnano ogni giorno nella cura della famiglia, delle persone anziane o con disabilità. Il lavoro domestico, seppure ancora non retribuito, è tutelato dall’assicurazione contro gli infortuni domestici: l’Inail, infatti, ha studiato, insieme alle parti interessate, una tutela per coloro che scelgono di lavorare in casa.
Sicurezza sul lavoro: cosa deve fare l’azienda
Innanzitutto, un’azienda che non si dota di adeguate tutele mette a rischio i propri dipendenti. Per questo motivo è fondamentale che l’impresa trasmetta ai propri collaboratori una cultura e una mentalità rivolte all’attenzione e alla sicurezza, anche grazie alla formazione periodica.
Le normative fissano con chiarezza anche chi si occupa della sicurezza sul lavoro in un cantiere o in un ufficio. Il primo responsabile è il datore di lavoro stesso, anche se la gestione operativa viene spesso delegata a ruoli specializzati o ai suoi collaboratori.
Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione
Solitamente nelle aziende viene nominato un Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (Rspp), che deve avere i requisiti necessari per adempiere agli incarichi di legge. Questa figura risponde direttamente al datore di lavoro: è un soggetto che può agire all’interno dell’azienda, ma può anche essere un professionista esterno.
Quali sono, più nel dettaglio, i compiti del Rspp?
- La collaborazione con il datore di lavoro, il Rappresentante Lavoratori Sicurezza (Rls) e il Medico competente nella stesura di un documento di valutazione dei rischi
- L’individuazione dei fattori di rischio e le misure di sicurezza necessarie
- L’elaborazione delle misure preventive e protettive previste
- La proposta di programmi di informazione e formazione dei lavoratori
- La partecipazione alle consultazioni in materia di tutela di salute e sicurezza sul lavoro
Per diventare un Rspp è necessario possedere dei requisiti professionali precisi: un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria superiore e una formazione legata a corsi specifici. L’accordo Stato-Regioni indica gli enti formatori che possono erogare tali percorsi.
Gli altri passaggi da rispettare
Una volta nominato l’Rspp e stilato il Documento di valutazione dei rischi (una mappatura dei pericoli all’interno dell’impresa), esistono dei passaggi obbligatori da rispettare, nel dettaglio:
- La nomina del Rappresentante Lavoratori Sicurezza (Rls)
- La nomina del Medico competente, che collabora con il datore di lavoro per valutare i pericoli in azienda
- La programmazione della sorveglianza sanitaria, ovvero l’insieme degli atti medici volti alla tutela dell’integrità e del benessere degli addetti
- La formazione dei lavoratori, dei dirigenti e del datore di lavoro attraverso gli appositi corsi in materia ed i loro eventuali aggiornamenti
- L’elaborazione di un piano di sicurezza aziendale, che comprende una valutazione dei rischi, l’individuazione delle misure di prevenzione e protezione, le strategie per ottimizzare gli interventi nel tempo
Tra le figure di maggiore rilievo si ricorda l‘Rls, un lavoratore appositamente formato ed eletto dai colleghi in qualità di loro rappresentante. I suoi compiti sono numerosi: deve fornire un parere sulla scelta degli addetti alla prevenzione, provvedere alla raccolta dei documenti aziendali relativi alla sicurezza e fare ricorso alle autorità competenti in caso di difformità rispetto alle regole.
Attenzione alle sanzioni
Se non si rispettano le norme, si può incorrere in sanzioni pesanti, in base alla propria responsabilità in azienda. Il datore di lavoro rischia, ad esempio, un’ammenda fino a 7mila euro e sei mesi di arresto se non designa il Rspp.
Sono poi previste sanzioni per il datore e i dirigenti se non si è verificata l’idoneità tecnico-professionale delle aziende appaltatrici, se non si sono considerate le condizioni di salute degli addetti, se non è stato nominato un Medico competente o dotato i lavoratori dei dispositivi di protezione individuale. In questi casi l’ammenda oscilla tra i 1.000 € e i 6.000 €, mentre si può arrivare fino a quattro mesi di arresto.
Ovviamente, le sanzioni non dovrebbero essere il motivo principale per adottare misure adeguate. È fondamentale infatti prendersi cura dei propri dipendenti, garantendo loro salute e un alto livello di sicurezza, in modo da dare la giusta dignità al lavoro.