Intervista a Roberta Russo, Cloud Business Manager Southern Europe di Hewlett Packard Enterprise

intervista a Roberta Russo

“Servono più donne in ambito tecnologico per avere programmi e software che tengano conto delle esigenze di tutti, senza discriminazioni”. Questo è l’appello di Roberta Russo, Cloud Business Manager Southern Europe in Hewlett Packard Enterprise, tra le speaker e role model dell’evento dedicato all’imprenditoria e all’empowerment femminili, WomenX Impact 2022

Per Hewlett Packard Enterprise ti occupi della gestione degli innovativi servizi cloud abilitati dall’Intelligenza Artificiale per il Sud Europa. Quali sono i trend IA che avranno l’impatto maggiore sulla nostra quotidianità nei prossimi 5 anni?

L’Intelligenza Artificiale è già oggi presente nella nostra vita di tutti i giorni, dalle ricerche online, ai “consigli per gli acquisti” dei siti di e-commerce, ai “suggeriti per te” delle piattaforme di streaming. Così come anche il riconoscimento facciale per lo sblocco degli smartphone di ultima generazione, navigatori stradali, assistenti vocali, etc.

L’IA contribuisce a migliorare la nostra vita in tutti gli ambiti e darà sempre un maggiore contributo nel raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (Agenda 2030), dalla formazione alla sostenibilità ambientale, dalla parità di genere allo sviluppo delle città e della sanità.


Il numero delle donne che lavorano nel settore della tecnologia è aumentato rispetto al tuo esordio in questo campo?

Io mi sono laureata in ingegneria nel 1993 e sicuramente in questi anni il numero di donne che lavorano in ambito tecnologico è aumentato, ma la disparità di genere è ancora altissima.

Solo il 15% delle persone che lavorano in ambito ICT sono donne. Questo significa che i programmi e i software che sempre più gestiscono e gestiranno le nostre vite sono per l’85% in mano agli uomini e pertanto non tengono in considerazione le esigenze e il punto di vista di metà del genere umano.

Per questo è fondamentale che le donne studino e di occupino di tecnologia e digitale.

 

Gli studi in ambito STEM sono ancora una prerogativa maschile?

Nell’acronimo STEM c’è una parte (Science e Mathematics) nella quale la presenza femminile è significativa, mentre nella parte Technology ed Engineering c’è ancora molto da fare. Ma è soprattutto un problema culturale.

 

Come possiamo ispirare le giovani studentesse ad avvicinarsi alle materie scientifiche?

Iniziando a parlare sempre in maniera positiva di tali materie e coinvolgendo le ragazze fin da piccole in eventi di coding, iniziative innovative con robot, droni, video-giochi ed altre attività, legate alla tecnologia e all’ innovazione, organizzate per bambini e ragazzi. Come le visite ai laboratori delle università, per esempio.

 

Quale peso hanno i pregiudizi e gli stereotipi quando si tratta di scegliere un percorso di studi in ambito tecnologico?

Hanno un grandissimo peso, purtroppo. Fin da bambine, le ragazze si sentono dire dagli adulti (ahimè anche dagli insegnanti e dai propri genitori) che la matematica è difficile e che ci sono materie più adatte ai maschi.

Ad esempio, io coordino il club gratuito di introduzione al coding della mia azienda (Hewlett Packard Enterprise Italia) “CoderDojoHPE” e non è facile convincere i genitori a portare anche le figlie femmine. Noi siamo riusciti a raggiungere un 50% di partecipazione femminile, creando un ambiente inclusivo e dando l’esempio. Infatti la metà dei mentor sono colleghe donne.

 

L’Italia sa dare il giusto risalto ai talenti femminili in ambito tecnologico?

In Italia purtroppo il merito non è molto riconosciuto, in generale, e quello femminile, in particolare. 

Però le cose stanno lentamente cambiando.