Intervista a Sabrina Romano sulle comunità energetiche

Intervista a Sabrina Romano, del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA

Sabrina Romano

 

Parliamo di un argomento fondamentale per la nostra vita: l’energia. Quale futuro ci aspetta? Per scoprire di più abbiamo intervistato Sabrina Romano, responsabile della Divisione Smart Energy Laboratorio Smart Cities and Communities del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA, l’ente pubblico di ricerca che promuove lo sviluppo sostenibile.

Cos’è una comunità energetica?

Se ne parla molto oggi: le comunità energetiche sono formate da persone che costituiscono un gruppo per produrre e consumare in autonomia l’energia da fonti rinnovabili.

In Italia stanno nascendo le prime comunità energetiche promosse da Associazioni volontarie di persone, Comuni, ESCO, che realizzano, ad esempio, impianti fotovoltaici secondo le linee guida della normativa vigente (in questa fase transitoria non possono essere superiori a 200 kiloWatt di picco).

Facciamo un esempio: un Comune possiede una palestra con un tetto che ha una buona esposizione al sole e decide di installare un impianto fotovoltaico. Dell’energia prodotta da questo impianto, una parte è destinata ad alimentare le attività sportive, mentre l’avanzo viene messo a disposizione di alcune famiglie che hanno aderito alla comunità energetica locale e magari si trovano in difficoltà economica. Formare una comunità di questo genere è anche un modo per ridurre la povertà energetica.

 

Quali sono i vantaggi di aderire a una comunità energetica?

  • Risparmio economico, perché si abbattono i costi dell’acquisto dell’energia
  • Maggiore autonomia a livello energetico, una conquista importante di cui l’attuale guerra in Ucraina ha evidenziato l’importanza
  • Accrescimento del senso della collettività, è importante sviluppare un sentimento di appartenenza e di condivisione delle risorse per invertire la tendenza climatica
  • La possibilità di usufruire di incentivi sull’energia condivisa da parte del GSE (Gestore Servizi Energetici), somme che, possono essere ripartite tra i membri della comunità o per essere reinvestite in beni e servizi condivisi

In sintesi, le comunità energetiche sono un motore per migliorare la qualità di vita delle persone.

 

Che differenza c’è fra una comunità energetica e un gruppo di autoconsumo?

Una comunità energetica si costituisce giuridicamente con un regolamento e può contare al proprio interno membri che non sono fisicamente nello stesso luogo, perché l’energia viene condivisa virtualmente.

Un gruppo di autoconsumo, invece, è un insieme di persone che si trovano in un unico edificio e non necessariamente condividono un unico POD (Point of Delivery), cioè un punto di prelievo dell’energia, ad esempio un condominio, e utilizzano un impianto fotovoltaico per coprire le spese comuni e ridistribuire i surplus.

 

Come si entra a fare parte di una comunità energetica?

Chiunque può farlo oggi, ma è una pratica poco diffusa e in fase di avvio in Italia, perché richiede ancora alcuni passaggi burocratici, tra cui l’atto costitutivo, e impone di mantenere dei rapporti con il GSE (Gestore Servizi Energetici) per il riconoscimento degli incentivi sull’energia condivisa.

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha previsto dei finanziamenti ingenti soprattutto per i piccoli Comuni che riusciranno a formare delle comunità energetiche, con l’obiettivo di agevolarne la diffusione e alimentare la coesione territoriale e sociale, in linea con le direttive europee sull’abbattimento dei consumi e sulla riduzione dell’impatto ambientale.

Anche noi di ENEA stiamo facendo la nostra parte: abbiamo sviluppato Recon. Accedendo al link è possibile simulare sia gli impatti energetici e ambientali sia la convenienza economica della costituzione di una comunità energetica tenendo conto degli incentivi disponibili, partendo da alcune informazioni sui consumi dei partecipanti e se si conosce la tipologia di impianto fotovoltaico.

Un’altra piattaforma utile è Dhomus, che aiuta a rendere visibile la quantità di energia che consumiamo, in questo caso il modo più semplice è quello di compilare un questionario on line per ottenere dei suggerimenti ad hoc per risparmiare su energia, costi e impatto sull’ambiente.

 

Quali sono i consigli per risparmiare energia?

Innanzitutto: acquisire consapevolezza. Sia di quanta energia si ha bisogno, sia di quanta se ne consuma. Nella sperimentazione che abbiamo condotto in questi anni, abbiamo notato un risparmio fino all’8-10% dell’energia domestica grazie alla maggiore consapevolezza degli utenti, che si raggiunge anche tramite alcuni consigli che la nostra piattaforma invia agli utenti, come ad esempio:

  • non aprire in continuazione il frigo per vedere cosa c’è dentro, ma solo quando è davvero necessario;
  • non mettere pasti ancora caldi all’interno del frigo, perché richiede più energia per raffreddarli;
  • riempire sempre la lavatrice e lavastoviglie al massimo prima di avviarle.

Se si possiede un impianto fotovoltaico di solito è meglio avviare gli elettrodomestici la sera, per sfruttare l’energia solare accumulata durante il giorno.

Nei prossimi anni ogni edificio in Italia sarà dotato di contatori smart di nuova generazione che trasmettono i dati sul consumo ai gestori, per monitorare il dispendio effettivo di energia.

Il nostro Paese è pronto per questo cambiamento verso le energie rinnovabili?

Io penso che questa situazione storica di guerra ci possa dare un impulso a cambiare e a diventare più indipendenti e autonomi nella produzione di energia attraverso l’uso delle energie rinnovabili, grazie a impianti fotovoltaici, idroelettrici ed eolici.

Il nostro obiettivo comune deve essere quello di sostituire progressivamente le fonti di energia fossile.

Siamo un Paese soleggiato, con molte risorse e io ho fiducia nell’Italia e nelle persone che la abitano.