La lingua dei segni: i gesti da conoscere
Alla scoperta della LIS e del mondo dei sordi
La L.I.S., Lingua dei segni italiana, è un sistema di segni, movimenti ed espressioni, che coinvolge mani, braccia e viso. Ad utilizzarla sono le comunità di sordi segnanti, che la usano per comunicare fra loro o con persone udenti.
Questo linguaggio, prevalentemente visivo e mimico, è noto fin dall’antichità ma è nella metà del 1700 che inizia a dotarsi di caratteristiche istituzionali, grazie all’Abate de L’Epée, fondatore della Scuola di Parigi per Sordi. Fu lui a fare il primo passo per insegnare, attraverso un codice linguistico, l’idioma francese ai sordi, in forma sia scritta sia parlata. Per completare questa lingua, l’Abate de L’Epée aggiunse dei segni che corrispondevano ad elementi grammaticali e sintattici della lingua francese.
In Italia, in un primo momento, la lingua dei segni venne utilizzata solo in ambito familiare: erano i sordi e i loro più vicini affetti che la utilizzavano.
Nella seconda metà del ‘700, a Roma, fu fondato il primo istituto per Sordomuti, ma la diffusione della L.I.S. come codice linguistico istituzionalizzato prende piede nella seconda metà dell’800.
Nel ‘900, a partire dagli anni ’60, la lingua dei segni divenne di uso quotidiano. In quel periodo lo studioso William C. Stokoe, linguista e sociologo americano, dimostrò con le sue ricerche che il linguaggio dei segni non era un semplice codice, ma una lingua vera e propria, fatta di regole grammaticali e sintattiche precise.
Oggi sono 170 mila i parlanti L.I.S. fra Italia, Svizzera (Ticino), San Marino e Città del Vaticano, mentre nel mondo 72 milioni di persone fanno parte di comunità segnanti (Fonte: Babbel).
La lingua dei segni è studiata da linguisti e comunicatori, non mancano i corsi universitari e le scuole dedicate per chi desidera impararla in maniera professionale. Se da un lato il panorama internazionale ne ha riconosciuto il valore, sono tuttavia ancora molti i miti da sfatare e i passi da compiere. Proviamo a conoscerli insieme.
La lingua dei segni fra pregiudizi e peculiarità
A differenza di quanto si pensa comunemente non esiste una sola lingua dei segni, ma ogni paese struttura un linguaggio in base alla propria cultura. Il risultato sono circa 300 idiomi segnanti al mondo ciascuno con la propria sintassi e la propria semantica gestuale.
Non è corretto nemmeno pensare che ogni lingua dei segni segua la grammatica del corrispettivo orale: ogni comunità sorda trova infatti la sintassi più in linea con le proprie necessità, creando delle grammatiche talvolta non coincidenti con quella dominante. Proprio per questo ogni comunità ha la sua lingua dei segni: la L.I.S. è quella italiana, la B.S.L. (British Sign Language) è quella inglese, l’L.S.F. (Langue des Signes Française) è quella francese e A.S.L. (American Sign Language) quella parlata negli Stati Uniti, solo per citare alcuni esempi.
Anche sulla gestualità esiste un pregiudizio: non sono solo le mani a partecipare alla comunicazione segnante, ma sono sette gli elementi che entrano in gioco nella lingua dei segni, italiana e non solo:
- movimento delle mani;
- orientamento delle mani;
- configurazione delle mani;
- luogo delle mani;
- espressioni facciali;
- postura del corpo;
- componenti orali.
Come qualsiasi altra lingua inoltre, quella dei segni è nata in maniera naturale ma non sono stati gli udenti a segnarne le prime formazioni. Queste risalgono alle epoche più antiche, come quella greco-romana, anche se l’ENS-Ente Nazionale Sordi ne sottolinea la presenza anche fra antichi egizi, Maya, in Mesopotamia e nelle antiche Cina e India.
Le lingue dei segni necessitano di pratica e impegno quotidiano, come qualsiasi altra lingua. Sono diversi i corsi in cui poterle imparare ed il percorso per diventare interprete è lungo, anche se ricco di soddisfazioni.
Imparare la lingua dei segni italiana
Capire la lingua dei segni è difficile e diventare padroni nei diversi gesti è una sfida da vincere con tanto impegno: per avvicinarsi a questo mondo e aiutare le persone con disabilità uditiva è possibile trovare informazioni grazie all’ENS-Ente Nazionale Sordi, che ogni anno programma dei corsi in presenza nelle diverse sedi nazionali.
L’iter per chi desidera imparare la L.I.S. prevede tre corsi di diverso livello che terminano ciascuno con un esame. Dopo questa formazione iniziale è possibile essere ammessi al corso professionale per interpreti L.I.S.. Non mancano poi alcuni corsi universitari , come ad esempio:
- il Corso di Sensibilizzazione alla lingua dei segni italiana (L.I.S.) dell’Università degli Studi di Verona;
- il corso di Lingua dei segni italiana dell’Università di Bologna;
- i corsi e Master dedicati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Quest’ultimo ateneo in particolare ha dato grande importanza al tema fin dal 1999, anno di fondazione del suo corso di insegnamento della L.I.S.. Oggi è possibile frequentare un programma dedicato all’interno del Corso di Laurea Magistrale in Interpretariato e traduzione editoriale, settoriale (ITES) in cui la lingua dei segni italiana può essere scelta come idioma di specializzazione. Dal 2002 la L.I.S. è una delle lingue che rientrano nel programma del Corso di Laurea Magistrale in Scienze del linguaggio, che si occupa anche di analizzare le difficoltà sociali legate alla sordità e alla comunità sorda.
Gli istituti per sordi in Italia e la scuola pubblica
In Italia esistono alcuni Istituti per sordi che si dedicano alla formazione e alla sensibilizzazione sia dei parlanti, sia dei segnanti.
I principali centri sono l’Istituto per sordi di Roma e quello di Torino, che prevedono inoltre una scuola dell’infanzia e una scuola primaria interna.
Alcune scuole di diverso ordine e grado si avvalgono inoltre dell’ausilio di docenti esterni esperti in L.I.S., favorendo così l’inclusione e l’integrazione degli alunni sordi. Fra queste, come sottolinea il portale storiadeisordi.it, ci sono:
- La scuola integrata paritaria “Filippo Smaldone” di Napoli;
- Istituto Statale di Istruzione Specializzata per Sordi A. Magarotto di Roma, che segue i
- ragazzi dall’infanzia fino alle superiori e ha delle succursali a Padova e Torino;
- Istituto educativo dello Stato per Audiofonolesi di Matera.
Oltre a queste realtà dedicate ai sordi, in Italia purtroppo le possibilità di studio per i giovani segnanti sono limitate: spesso infatti nella scuola pubblica gli insegnanti di sostegno non conoscono la L.I.S. e l’inclusione diventa più complessa. I diversi istituti, che spesso non possono contare su docenti di sostegno formati nella lingua dei segni italiana, devono quindi avvalersi di docenti e interpreti esterni per soddisfare le esigenze degli alunni.
Un passo in avanti per favorire l’insegnamento della L.I.S. e in L.I.S. nella scuola sarebbe il riconoscimento di questa lingua come nazionale: ad oggi, come ricorda il Corriere della Sera, il 3 ottobre 2017 il Senato approvava un disegno di legge che definiva diritti e rimozioni delle barriere comunicative a livello politico, formativo e nel lavoro, in 14 punti decisivi. Nonostante questa apertura, l’Italia è oggi l’unico Paese europeo a non aver riconosciuto la propria lingua dei segni come lingua nazionale e le difficoltà per chi affronta la disabilità in Italia sono ancora molte.
La L.I.S. fa il suo ingresso nel mondo dello spettacolo
La lingua dei segni si sta facendo spazio anche nel mondo dello spettacolo. Ne costituisce un esempio l’opera firmata dalla regista Laura Santarelli, figlia di due sordi e presidente dell’Accademia Europea Sordi, che ha dato vita ad una versione in L.I.S. del celebre musical di Riccardo Cocciante “Notre Dame de Paris”.
Un lavoro molto lungo e complesso – è durato nove anni – che ha portato con sé un accurato lavoro di ricerca finalizzato a valorizzare l’aspetto artistico della lingua dei segni. Pensata per superare le barriere della comunicazione, l’iniziativa ha permesso di allargare il pubblico di questo spettacolo rendendolo fruibile ai non udenti, il cui scopo è invitare all’incontro e all’apertura nei confronti degli altri.