Malattie al seno femminile
Quali sono le malattie al seno più comuni
Il corpo femminile cambia ed evolve nel tempo, ed è fondamentale prendersene cura in ogni fascia d’età.
Uno degli organi più delicati è senza dubbio il seno, che ha un’anatomia caratteristica e una struttura particolarmente delicata che lo porta ad essere soggetto più di altri ad alcune patologie. Di queste, il carcinoma mammario è quella più pericolosa. Come per il resto del corpo, anche per le mammelle la prevenzione risulta la migliore cura per scongiurare questo rischio o, quantomeno, per diagnosticarlo per tempo.
L’importanza della prevenzione delle patologie al seno è confermata anche dai dati: secondo il report “I numeri del cancro in Italia 2018” (elaborati da Aiom-Airtum), con un aumento da 48mila a 52.800 casi in cinque anni, il tumore al seno si conferma un nemico ostile tra le donne italiane. Cresce in valori percentuali e rimane la neoplasia più diffusa e diagnosticata tra la popolazione femminile: un tumore ogni tre (29%) è, non a caso, un tumore mammario.
I sintomi delle malattie al seno
Cerchiamo di capire insieme come mai il seno è colpito così frequentemente da questa patologia. Bisogna tenere presente che tutta la mammella è composta da noduli: le formazioni più piccole prendono il nome di lobuli, che vengono tenuti insieme dal tessuto connettivo in formazioni più grandi, i cosiddetti lobi. È la loro presenza a dare la sensazione, quando si palpa il seno, di tante “palline”. A seconda delle fasi della vita, la mammella subisce una continua trasformazione della sua struttura nodulare: ogni mese, in rapporto al ciclo ormonale, nell’arco degli anni e in funzione di fecondità e maternità.
Nel corso della vita, la ghiandola mammaria può andare incontro ad alterazioni strutturali, che però non rappresentano un stato di malattia, dal momento che il loro rischio è praticamente prossimo allo zero. Rientrano in questa categoria l’adenosi (il nodo duro, piatto e di dimensioni variabili), i papillomi (nodi duri, unici o multipli e generalmente piccoli) e le cisti (formazioni tondeggianti, uniche o multiple, piene di liquido).
I tumori benigni al seno
Ci sono poi i noduli tumorali benigni, che per le loro peculiarità possono essere riconosciuti già durante una visita ginecologica. Questi, infatti, presentano contorni netti, sono mobili, hanno forma tondeggiante o ovoidale e si possono palpare separatamente dal tessuto ghiandolare che li circonda. Il più comune di tutti è il fibroadenoma, che insieme alle lesioni fibrocistiche e alle cisti fanno parte delle forme tumorali benigne che non incidono sul rischio di tumore al seno. Per questa categoria di noduli la maggior parte delle volte è sufficiente sottoporsi a regolari controlli annuali o seguire le indicazioni del proprio medico.
La probabilità di ammalarsi, invece, aumenta con lesioni come le iperplasie moderate e, soprattutto, se si riceve una diagnosi di iperplasia atipica. In questi ultimi casi è consigliabile intraprendere una terapia farmacologica che consente di ridurre le probabilità di ulteriori evoluzioni. In generale, ciascuna lesione richiede un comportamento diverso che va concordato con il proprio medico.
I tumori maligni al seno
I noduli tumorali maligni, invece, hanno caratteristiche opposte rispetto a quelli benigni, dal momento che i suoi contorni non sono netti, non sono mobili e, a volte, determinano una retrazione della pelle, con la conseguente modificazione – più o meno netta – della forma della mammella.
Prevenzione delle malattie al seno con screening e autopalpazione
I programmi di screening oggi permettono di diagnosticare questo tipo di tumore in una fase precoce: se l’individuazione della malattia avviene in una fase iniziale, la possibilità di guarire si avvicina al 90%. Tra gli strumenti più efficaci per rivelare la presenza di formazioni sospette fin dalle primissime fasi del loro sviluppo si contano indagini diagnostiche come l’ecografia e la mammografia.
Se sottoporsi a questi esami con la frequenza consigliata dal proprio medico è indispensabile soprattutto dopo i 30-35 anni, anche i controlli “fai da te” sono molto utili.
L’autopalpazione del seno è il più comune: va eseguita almeno una volta al mese e, per le donne fertili non in gravidanza, è consigliabile a una settimana di distanza dal ciclo mestruale, quando il seno è meno dolente e turgido. Per farlo correttamente è sufficiente un esame visivo per notare eventuali alterazioni nel contorno o nel disegno della mammella o ad anomalie nella morfologia dei capezzoli; una volta fatto questo si può passare alla fase di palpazione, che serve a rintracciare eventuali masse anomale, indurimenti o ispessimenti.