Manipolatore affettivo, come riconoscerlo e come difendersi

Manipolatore affettivo, come riconoscerlo e come difendersi

Cause e conseguenze di una relazione patologica

manipolatore affettivo: chi è e come riconoscerlo

All’inizio sembra essere un rapporto d’amore idilliaco, da favola. Poi cominciano a emergere i problemi e la relazione si tramuta in una gabbia per uno dei due partner, fatta di dipendenza e bassa autostima.

In particolare, se il processo di degenerazione coinvolge una persona che utilizza ricatti psicologici e sensi di colpa, si è probabilmente di fronte a un manipolatore affettivo.

Il caso tipico è quello del soggetto che, tolta la maschera fatta di attenzioni e seduzione, cerca di creare gradualmente una dipendenza emotiva nella compagna. Ciò avviene attraverso una comunicazione (verbale e non) dapprima ambigua e passivo-aggressiva, poi addirittura offensiva, attuata con lo scopo di svilire e umiliare l’altra persona.

Questo rapporto rientra in quella che gli esperti chiamano sindrome da manipolazione relazionale, un disturbo che colpisce le vittime di questi soprusi e che provoca una sofferenza emotiva intensa e uno strazio correlato alla paura dell’abbandono.

Come riconoscere un manipolatore affettivo

La figura del manipolatore affettivo può risultare di non facile identificazione, poiché spesso distante dagli stereotipi. Spesso si tratta infatti di individui affascinanti e abili nella seduzione: grazie a costanti attenzioni e belle parole riescono a rendere vulnerabile il partner. Dietro a questi atteggiamenti si nasconde spesso una persona con disturbi narcisistici della personalità, comportamenti passivo-aggressivi e una forte rigidità mentale.

Un po’ alla volta il quadro da sogno creato dal manipolatore inizia a scomparire: si rafforzano così critiche, svilimenti e assenze accolte dalla vittima con una sentimento di destabilizzazione, frutto di emozioni positive e negative contrastanti. Inoltre spesso si manifesta il senso di colpa. Infine, molte persone non desiderano altro che l’approvazione del loro carnefice.

Alcune categorizzazioni da parte di noti psicoanalisti possono aiutare a captare i primi segnali di pericolo. Per esempio, Cinzia Mammoliti, nel suo libro “Il manipolatore affettivo e le sue maschere”, individua diverse tipologie di manipolatore, tra cui:

  • il bugiardo patologico: tiene nascosti molti elementi di quella che è in sostanza una seconda vita: spesso è irraggiungibile al telefono, ritardatario e mal tollera critiche e osservazioni;
  • la finta vittima: pessimista e catastrofista, parla continuamente dei propri problemi (veri o presunti), si sente incompreso e solo, pretendendo l’attenzione del partner e sminuendo i problemi altrui;
  • l’altruista: manipola utilizzando la propria benevolenza, presentandosi come persona disponibile e generosa con continue offerte di regali e cene. Diventa però capriccioso e aggressivo in caso di rifiuto o quando viene contraddetto.

I diversi profili hanno tutti come comune denominatore un disinteresse sincero verso l’altro: il manipolatore è mosso solo al fine di essere adorato, desiderato e rassicurato. E nel far questo nutre costantemente le insicurezza della vittima.

Sindrome da manipolazione relazionale: i sintomi

La sindrome da manipolazione relazionale

L’accentuata emotività e la sensazione di ansia prolungata legata alla paura dell’abbandono da parte del manipolatore possono essere causa di disturbi fisici e psichiatrici che alla lunga possono lasciare tracce profonde nella vittima. Tali segnali costituiscono la sindrome da manipolazione relazionale e comprendono:

  • calo dell’autostima;
  • stati d’animo fortemente contraddittori;
  • sindrome della “crocerossina” nei confronti dell’abusante;
  • disturbi del sonno;
  • disturbi alimentari;
  • stanchezza cronica.

A ciò si aggiunge anche la depressione, un sintomo che non va assolutamente sottovalutato.

Come difendersi da un manipolatore affettivo?

Come difendersi dai manipolatori affettivi

Come comportarsi con un manipolatore affettivo? E come proteggersi? Alcuni validi consigli sono stati proposti da Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa investigativa, e sono riassunti sul portale Ok Salute.

La prima trappola da evitare è la frase: “Posso cambiarlo”. Difficilmente ciò potrà accadere senza l’aiuto di uno specialista. La cosa che si può fare fin da subito è lavorare su di sé, accrescendo la propria autostima e smettendo di cercare l’approvazione da parte del proprio partner.

Attenzione anche ai segnali che vengono lanciati dal proprio corpo: abbassare sempre lo sguardo è un sintomo di debolezza che il manipolatore può sfruttare a proprio vantaggio. Inoltre si suggerisce d’incanalare la propria rabbia, trasformandola in energia positiva, necessaria per reagire ai soprusi.

Infine si raccomanda di non cedere alle provocazioni e ai ricatti emotivi. Questi sono i primi fondamentali passi per scappare da una relazione “tossica”.

Ovviamente, in caso di forte stress e sofferenza, si suggerisce di rivolgersi a un professionista, come uno psicologo, che sarà in grado di far uscire la persona dalla gabbia costruita dal proprio partner.