Meltdown autistico: cos’è e come affrontarlo

Un fenomeno complesso da conoscere e da imparare a gestire

meltdown autistico: che cos’è

Il meltdown autistico è un fenomeno complesso, ma che può essere gestito se si sa come intervenire.

Immagina un crollo emotivo, uno spavento che scatena la produzione di adrenalina e un attacco di panico tutti insieme. E capirai quanto può essere intenso”.

Così una persona autistica ha spiegato cosa si prova quando si vive un meltdown.

Quando si parla di disturbi dello spettro autistico, di sintomi e di terapie per affrontarli, quindi, bisogna sapere anche come gestire questo momento particolare, venendo incontro con delicatezza alle diverse esigenze.

Meltdown: cos’è?

Il meltdown è un sovraccarico del sistema simpatico che viene vissuto dalle persone come una situazione di pericolo. L’organismo reagisce così all’emergenza con una risposta fisiologica e involontaria che comprende spesso un comportamento incontrollabile.

Un comportamento che può assomigliare a un forte ed esasperato capriccio: anche per questo motivo, può non venire compreso o è affrontato in maniera sbagliata.

In realtà il meltdown nell’autismo è un meccanismo di difesa con peculiarità ben precise. Vediamole nel dettaglio.

Cosa succede quando si verifica il meltdown?

meltdown autistico: i sintomi

Cosa succede quando si verifica un meltdown?

Le reazioni più comuni, in ordine di comparsa, includono:

  • violenza fisica: può manifestarsi verso sé stessi o gli oggetti circostanti. In ogni caso raramente c’è la volontà di fare male;
  • violenza verbale;
  • pianti, grida e urla;
  • chiusura in sé stessi;
  • sfinimento fisico;
  • sofferenza emotiva;
  • vergogna e senso di colpa.

Vi sono alcune condizioni che facilitano la comparsa del meltdown. In generale si può affermare che questa reazione è una risposta all’accumulo di stress fisico ed emotivo, dando origine a una sensazione di minaccia e pericolo che trova una valvola di sfogo in questo tipo di comportamento.

Le cause più comuni di un meltdown

Le cause, secondo gli esperti, sono quindi spesso più di una. Tra queste rientrano:

  • Sovrastimolazione sensoriale: chi soffre di autismo spesso tollera poco gli ambienti molto affollati, rumorosi e con un’illuminazione eccessiva. Anche la scuola o il posto di lavoro possono trasformarsi in luoghi difficili da affrontare quotidianamente.
  • Sovrastimolazione emotiva: le situazioni intense possono dare il via a un meltdown autistico, anche nel caso in cui le emozioni siano belle. Felicità, tristezza o rabbia poco importa: è l’intensità dell’emozione che può creare il disagio.
  • Sovrastimolazione cognitiva: un periodo prolungato di impegni che si accavallano e di preoccupazioni quotidiane, con poca o nessuna possibilità di “staccare”, può, alla lunga, favorire la comparsa del disturbo.
  • Eccessiva socializzazione: per chi soffre di autismo, socializzare può essere stancante e stressante, tanto più se il contesto e l’ambiente in cui si è inseriti costringono a interagire anche nei momenti in cui si sarebbe meno inclini a farlo.
  • Interruzione o soppressione dello stimming: con stimming si indica la ripetizione di movimenti fisici, suoni e parole che aiutano a placare l’ansia o ad affrontare le emozioni eccessive. L’impossibilità di compiere questi gesti – una vera e propria valvola di sfogo – contribuisce a innalzare ulteriormente la tensione.
  • Imprevisti: i cambiamenti, soprattutto se improvvisi, così come le situazioni nuove possono destabilizzare e incrementare il livello di ansia.

Meltdown, come intervenire

meltdown: cosa fare

Cosa fare, quindi, in caso di meltdown? Chi è accanto a una persona autistica che attraversa questo momento dovrebbe per prima cosa restare calmo, utilizzare toni neutri, non esprimere giudizi o critiche sui comportamenti.

Inoltre, sempre mantenendo la massima tranquillità, è opportuno cercare di spiegare come superare la situazione in modo semplice.

Inutile chiedere le cause del fenomeno: ciò potrebbe provocare maggiore frustrazione. Non da ultimo, bisogna fare attenzione anche al contatto fisico: prima di dare un abbraccio è sempre meglio chiedere se è gradito.

In relazione al tema dell’autismo – e quindi anche del meltdown – i nuovi mezzi di comunicazione possono essere un valido aiuto per aumentare la cultura e la sensibilità.

Sui social, per esempio, è molto attiva la ballerina professionista Red Fryk Hey che spiega: “Mi racconto e informo perché tante persone come me possono trovarsi in difficoltà in molte situazioni, banali per gli altri, senza capirne il motivo. Ho scoperto tardi di essere autistica perché c’è poca informazione e spesso, ancora in questi anni, c’è chi associa l’ autismo alla disabilità cognitiva. Chissà quante persone si trovano nella mia stessa situazione…”.

Le differenze tra meltdown e shutdown

Durante il meltdown la crisi esplode verso l’esterno, mentre nello shutdown la crisi è vissuta del tutto internamente.

Pur partendo dalle medesime cause, la risposta risulta quindi diametralmente opposta: l’organismo, per così dire, “si spegne” per proteggersi dal sovraccarico di stimoli. Ecco allora che i soggetti autistici raggiungono uno stato quasi catatonico, che può durare anche per giorni interi. È possibile – e accade non di rado – che queste due manifestazioni si alternino tra di loro e che a un momento di meltdown ne segua uno di shutdown o viceversa.