Mom shaming, quando ci si sente “cattive mamme”
All’origine del fenomeno ci sono le critiche e i giudizi altrui non richiesti
Il “mom shaming” è un fenomeno che indica le pressioni sociali che coinvolgono le madri, nello specifico quelle che hanno avuto un bimbo da poco, creando nella donna un sentimento di disagio e di inadeguatezza rispetto al ruolo di genitore e che può sfociare in problemi psicologici.
Il mom shaming è molto più diffuso di quanto si pensi e spesso parte dalle conoscenze più strette: le critiche e i consigli non richiesti possono arrivare da genitori, nonni, zii e parenti e vanno a colpire tutte le scelte delle neo-mamme. Dalla decisione di non allattare all’uso del ciuccio, fino al rientro al lavoro dopo la maternità, qualsiasi cosa può essere oggetto di critica altrui.
In alcuni casi, le osservazioni si trasformano in vero e proprio bullismo, che si manifesta a voce ma anche e soprattutto attraverso i social network, nei commenti sotto una fotografia appena postata o all’interno delle chat. Commenti che minano la sicurezza delle donne, che tendono così a sentirsi delle “cattive madri”.
Mom shaming: che cosa significa
Ma qual è, più nel dettaglio, il significato di mom shaming? Letteralmente vuol dire “vergognarsi di essere mamma” ed è un sentimento diffuso e frequente. Un sondaggio realizzato dall’Università del Michigan ha rivelato che due terzi delle madri si sono sentite almeno una volta in imbarazzo a causa dei giudizi degli altri verso il modo in cui allevano i loro figli.
Sono molte d’altra parte le persone “moraliste” che non esitano ad attaccare i genitori, in particolare attraverso i social network, fornendo indicazioni e consigli non richiesti e raramente costruttivi, che riguardano in modo particolare cinque tematiche:
- disciplina, con commenti sull’educazione del bambino;
- alimentazione, con la critica sulla scelta della tipologia di svezzamento e dell’utilizzo di pappe e merende;
- abitudini del sonno, con critiche sui dispositivi utilizzati (culle, lettini, co-sleeping ecc.);
- allattamento, sia per la modalità scelta (al seno o artificiale) sia per la frequenza delle poppate;
- uso del ciuccio e del biberon.
Se il mom shaming avviene in famiglia
La dottoressa Rossella Valdrè di guidapsicologi.it ha spiegato che spesso le critiche maggiori arrivano da parte degli stessi membri della famiglia. Una conseguenza dell’inevitabile cambiamento ed evoluzione che la maternità ha subito nel corso degli anni. Oggi, infatti, si attende molto più a lungo prima di avere un figlio e le donne sono sempre più divise tra famiglia e lavoro, rispetto al passato.
Da qui il sentirsi sbagliate e inadeguate di fronte ai commenti di madri, nonne e suocere, abituate a un prototipo che oggi non esiste più.
Ma non solo. Spesso alle radici del mom shaming c’è un senso di rivalità e di invidia tra donne, una sorta di bullismo tra mamme: come spiega la dottoressa, molte madri si sentono in diritto di giudicare gli altri soltanto per proiettare la loro inconscia insicurezza e dimostrare di essere migliori.
Mom shaming e social media
Tra le più colpite dal fenomeno ci sono le mamme famose che, proprio per questo, sono più esposte ai giudizi sui social media. Un esempio recente è quello di Samantha Cristoforetti, l’astronauta da poco partita per una missione che la vedrà lontana da casa per sei mesi. Dalla domanda da parte dei giornalisti su chi gestirà i figli in sua assenza fino ai commenti della gente sotto le interviste, traspare un giudizio di fondo sul suo ruolo di donna e madre.
Il mom shaming sui social network è in molti casi assimilabile al cyberbullismo. Le persone dietro lo schermo si sentono più forti e quindi capaci di esprimere giudizi spesso eccessivi e inopportuni. La notorietà in questi casi non aiuta e anzi tende ad amplificare i sentimenti di odio e invidia.
Come si combatte il mom shaming
Il primo passo è sicuramente quello di ignorare i giudizi altrui non richiesti, anche a costo di incrinare qualche rapporto all’interno della famiglia o nella cerchia di amici. Il rischio, infatti, è quello di iniziare a credere di essere inadeguate come mamme e di arrivare a sviluppare, o peggiorare, sintomi depressivi che in molti casi si manifestano subito dopo il parto.
Può aiutare anche la limitazione dell’uso dei social media, almeno per quanto concerne il proprio ruolo di madre e il rapporto con il proprio figlio. La regola più importante, però, è quella di coltivare la propria autostima, accettandosi anche nei propri sbagli.
Ogni donna ha il diritto di scegliere come essere madre e, nel caso, anche di essere libera di sbagliare.