Parità di genere nel mondo ancora lontana

Parità di genere nel mondo ancora lontana

Il gap verrà colmato soltanto nel 2154

Che cosa racconta il Global gender gap report 2023

L’uguaglianza uomo donna nell’istruzione, il divario retributivo di genere e l’emancipazione femminile sono temi ricorrenti, ma spesso ancora sottovalutati. Basti pensare che ad oggi nessun Paese del mondo ha raggiunto la piena parità in tale ambito.

A rivelarlo è il Global gender gap report 2023, pubblicato dal World Economic Forum, che ha analizzato la situazione in 146 Paesi valutando quattro sfere differenti:
1. Opportunità economiche;
2. Istruzione;
3. Salute;
4. Emancipazione politica.

Il Rapporto sulla parità di genere

L’indice di misurazione del divario colmato per ciascuna sfera si basa su una scala da 0 a 100. Nel 2023 l’indice globale si è attestato al 68,4%, un dato in lieve crescita ma ancora troppo basso affinché si possa auspicare il raggiungimento di una piena parità di genere in breve tempo. Di questo passo, rileva il Rapporto, ci vorranno 131 anni per conquistarla: l’anno ipotetico in cui il gap sarà colmato nel mondo è il 2154.

Più nel dettaglio, serviranno 162 anni per azzerare il divario nell’emancipazione politica, 169 anni per quello nelle opportunità economiche e 16 anni per la disparità di genere a livello di istruzione. Per il campo della salute, il dato rimane ad oggi non calcolabile.

La parità di genere in Italia

La parità di genere: focus sulla situazione italiana

La situazione rilevata dal Global gender gap report risulta ancora più drammatica se rapportata al nostro Paese. Nella classifica mondiale l’Italia è scivolata dal 63° al 79° posto, perdendo così 16 posizioni. In vetta si conferma l’Islanda, l’unica nazione ad aver colmato più del 90% dei divari. A seguire, nella top 10, troviamo Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia, Lituania e Belgio.

La parità di genere in Italia resta quindi difficile da raggiungere e rimangono forti disparità tra uomini e donne. A diminuire negli ultimi anni, in particolare, è la presenza di queste ultime nel mondo del lavoro. Il tasso di disoccupazione femminile è più elevato rispetto a quello maschile, 4,5% a fronte del 4,3%. Inoltre, spesso si parla di impieghi precari, in condizioni svantaggiose.

Anche la leadership politica continua a essere un campo prettamente maschile. Una situazione messa in luce anche nella terza edizione del rapporto “Mai più invisibili” di WeWorld, organizzazione no profit da sempre impegnata sui temi dei diritti delle donne. Dal rapporto emerge che le condizioni di maggior esclusione sociale si riscontrano nelle regioni del Sud Italia, in particolare Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia.

Il piano d’azione per la parità di genere

I fondi di coesione finalizzati a favorire la parità di genere

Per risolvere il problema del divario di genere (anche nei Paesi terzi) e raggiungere l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 occorre quindi definire un piano d’azione dettagliato, che tenga conto di tutte le diverse sfere esaminate. Grazie ai fondi di Coesione europei, nel periodo 2014-2020 sono state definite alcune iniziative rivolte al mondo femminile.

In particolare, sono stati impiegati 176,4 milioni di euro e realizzati oltre 77mila progetti riguardanti il mercato del lavoro. La maggior parte degli stanziamenti ha interessato le donne inattive e disoccupate. Molti anche gli interventi volti a favorire la conciliazione tra vita lavorativa e privata, come bonus asili nido e babysitting e servizi integrativi per l’infanzia.

La strategia dell’Ue per il 2020-2025 intende proseguire su questa strada, affinché si realizzi il prima possibile un’Europa inclusiva e garante della parità di genere.