Parità di genere nelle scuole

Parità di genere nelle scuole

Come affrontare le disuguaglianze nell’istruzione

Parità di genere nelle scuole

Nonostante gli enormi passi avanti degli ultimi anni, la disparità di genere nell’istruzione è ancora oggi un problema pressante.

Ciò è evidente soprattutto nei Paesi più poveri, in cui le differenze si accompagnano spesso ad altre forme di discriminazione particolarmente pesanti. Ma anche l’Italia non è del tutto estranea da criticità di questo tipo.

Vediamo qual è la situazione complessiva della disparità di genere nella scuola come l’Europa stia dando il suo contributo per contrastare il fenomeno.

L’istruzione femminile nel mondo di oggi

In particolare, a molte bambine e ragazze del mondo viene negata la possibilità di istruirsi e, di conseguenza, di accedere al lavoro.

Stando all’allarme lanciato da Unicef, si stima che in tutto il pianeta il 24% delle adolescenti tra i 15 e i 19 anni faccia parte dei cosiddetti Neet, ovvero coloro che non hanno un lavoro né un’istruzione né sono iscritti a un percorso di formazione.

La situazione è critica soprattutto nei Paesi interessati da guerre, in cui il divario con i maschi risulta molto ampio.

Un problema che ci riguarda anche da vicino. Basti pensare che secondo il Rapporto BES 2022 di Istat in Italia nel 2021 una giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni non ha né studiato né lavorato. Allo stesso tempo le ragazze che proseguono gli studi o che hanno trovato un’occupazione per la prima volta devono fare i conti con stereotipi di genere difficili da sradicare.

Il piano della Commissione UE

Parità di genere nell’istruzione

È in questo contesto che si è inserito il piano della Commissione UE del 2014-2020 con i fondi di coesione per la parità di genere. È stata prevista la realizzazione di oltre 26.500 progetti – per un valore di costo pubblico pari a circa 159,3 milioni di euro – per l’innalzamento delle competenze e l’accrescimento del livello di formazione di ragazze e donne di ogni età.

Gli interventi presi in considerazione sono volti a migliorare l’accesso a servizi di qualità e inclusivi nel campo dell’istruzione, della formazione e dell’apprendimento permanente, ovvero quelli volti a promuovere la parità di accesso e il completamento del percorso di studi.

I progetti della Commissione UE si rivolgono dunque non soltanto alle bambine e ai giovani in età scolastica, ma anche a tutte quelle donne che per un motivo o per un altro hanno dovuto abbandonare gli studi e che hanno deciso di tornare sui libri, aumentando le proprie competenze professionali.

Ricominciare a studiare lavorando non è però un percorso facile, ecco perché servono corsi di formazione mirati, volti a contrastare la disoccupazione di lunga durata e a promuovere l’occupazione femminile.

L’obiettivo dei progetti del piano della Commissione UE è in primis quello di aiutare i gruppi considerati più svantaggiati (immigrati, persone a rischio povertà, ecc…) ad accedere al mercato del lavoro, anche attraverso stage e tirocini.

I pregiudizi alla base della discriminazione delle donne nell’istruzione

discriminazione donne nello studio

Rispetto al passato, oggi sono sempre di più le italiane diplomate e laureate. Le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati nel nostro Paese e registrano performance migliori sia in termini di regolarità sia di votazione finale. Eppure continuano a essere più svantaggiate sia nell’accesso al mondo del lavoro e a livello salariale sia più semplicemente nella scelta del percorso di studi.

Le ragazze sono generalmente sovrarappresentate in alcune facoltà, come quelle umanistiche e artistiche, e sottorappresentate in altri ambiti, in particolare quelli scientifici e tecnologici. Basti pensare che oltre il 70% dei laureati in settori come l’informatica, le tecnologie ICT e l’ingegneria industriale sono uomini, mentre nel comparto educazione e formazione le donne costituiscono quasi il 94% del totale.

Una fotografia che rispecchia quello che è sempre stato il ruolo della donna nella società, fin dall’antichità relegata alla cura della casa e della famiglia, con compiti formativi ed educativi nei confronti dei bambini. Da qui modelli e stereotipi che hanno influenzato per anni le scelte scolastiche ma anche, e soprattutto, il mercato del lavoro.

Scardinare gli stereotipi che hanno origine in famiglia

Stando a due recenti indagini effettuate dall’Osservatorio sulle tendenze giovanili (OTG), gli stereotipi di genere nascono all’interno della famiglia già in tenera età e si attenuano nel passaggio all’adolescenza. Il contesto sociale di appartenenza fa sorgere nel bambino la convinzione dell’esistenza di ruoli predeterminati, che vedono l’uomo ricoprire posizioni apicali di carriera, mentre alla donna sono riservati gli oneri di cura e assistenza familiare. (Link alle indagini: https://www.cnr.it/it/nota-stampa/n-10969/disuguaglianze-di-genere-nascono-in-famiglia-l-istruzione-le-attenua).

Da qui si evince l’importanza dell’educazione: è a partire dalla scuola che bisogna contrastare gli stereotipi di genere, puntando a un’istruzione il più possibile inclusiva, che metta sullo stesso piano uomini e donne. Una nobile missione per sconfiggere le discriminazioni e i retaggi culturali del passato.