Prendere un bambino in affido: amore e coraggio

Prendere un bambino in affido: amore e coraggio

L’adozione temporanea in Italia, cosa dicono le leggi e come tutelare i minori

adozione temporaneaL’affidamento temporaneo di un minore, introdotto dalle legge n. 184 del 1983, è una pratica delicata che mette in gioco le necessità di un bambino e coinvolge due famiglie diverse: la famiglia affidataria e quella dorigine.

Alla base di questo istituto c’è una difficoltà temporanea da parte dei genitori biologici del minore, che possono per un periodo trovarsi ad affrontare problemi familiari economici o psicologici. Per garantire una qualità di vita adeguata al bambino o al ragazzo, questo viene affidato ad una famiglia accogliente, che pur non detenendone la potestà (prerogativa dei genitori biologici) hanno il permesso di esercitarla per il tempo necessario, stabilito dalla legge.

Secondo le norme vigenti, il periodo di affido non può essere superiore ai 24 mesi, tuttavia il tribunale può concedere una proroga nel caso in cui lo ritenga necessario per il benessere del minore. L’affidamento a soggetti terzi, quindi, ha una durata specifica e cessa nel momento in cui i genitori del bambino sono autorizzati a riprenderne la custodia.

In Italia e nel mondo sono diverse le persone e le famiglie che si mettono a disposizione dei più piccoli con l’adozione temporanea, per dar loro la possibilità di vivere in un ambiente sereno e sostenerne i bisogni.
Chi sono e come viene regolamentato il loro lavoro di genitori affidatari? Quali figure li aiutano durante il percorso?

Caratteristiche dell’affido familiare

affido familiareStando a quanto riportato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, alla fine del 2015 in Italia si contavano 3.300 comunità, mentre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali registrava 26 mila minori allontanati dalle famiglie d’origine, di cui 14mila affidati alle famiglie accoglienti.
La statistica indicava, inoltre, che a seguito del periodo in affido solo il 41,6% dei ragazzi rientrava in famiglia, mentre la restante parte veniva dirottata verso percorsi di adozione, presso comunità e, in pochi casi si optava per l’indipendenza.

I minori interessati all’affidamento sono bambini e ragazzi le cui famiglie biologiche si ritrovano a vivere momenti di forte disagio economico e sociale, spesso provengono da contesti difficili e, ad oggi, in molti casi si tratta di bambini provenienti da paesi esteri che giungono nel nostro paese senza un adulto accanto.

In genere, i minori di 6 anni non trovano casa in un Istituto, ma solo in famiglia, mentre per tutti gli altri casi possono diventare genitori affidatari:

  • coppie sposate
  • coppie conviventi
  • single
  • comunità di tipo familiare (case famiglia)
  • istituti di assistenza pubblici e privati.

In merito ai termini dell’adozione temporanea, la decisione spetta ai servizi sociali nel caso in cui vi sia il consenso dei genitori o del genitore che esercita la potestà sul minore e al tribunale dei minori in caso contrario. Nella prima ipotesi è il giudice tutelare a confermare l’affido temporaneo.

In entrambi i casi, le autorità competenti elaborano un provvedimento specifico, in cui si vanno ad indicare:

  • le ragioni dell’affidamento e i tempi;
  • le modalità con cui la famiglia d’origine può mantenere i contatti col minore;
  • le modalità con cui la famiglia accogliente esercita i poteri genitoriali;
  • il servizio sociale a cui fare riferimento e che ha il compito di controllare e relazionare il rapporto di affido.

Durante l’intero periodo di affido familiare, i genitori accoglienti assumono gli stessi diritti dei genitori biologici, sia sul lavoro sia a livello previdenziale.

Madre e padre adottivi avranno il dovere di occuparsi dell’educazione e del mantenimento del minore, consultandosi con i genitori biologici in caso non abbiano perso la responsabilità genitoriale; si occuperanno dei rapporti con la scuola, con gli istituti sanitari e rappresenteranno il bambino nel compimento degli atti civili.

Il loro ruolo li porta inoltre a diventare parte importante in caso di procedimenti di affidamento e adottabilità del minore: la loro figura è centrale nella definizione di un contesto relazionale del bambino e sono loro i primi a conoscerne i bisogni e il carattere meglio di chiunque altro; vengono quindi chiamati a riportare un giudizio sul figlio loro affidato in termini di benessere e necessità, proprio perché grazie a loro è possibile delineare al meglio la soluzione migliore per lui e per il suo futuro.

Potranno inoltre ricevere un contributo economico mensile per l’affido familiare e coperture assicurative specifiche per queste casistiche.

Le figure chiave nel processo di affidamento temporaneo

Oltre agli assistenti sociali e ai giudici, sono diverse le figure che entrano in gioco nel percorso di affidamento. Fra i principali professionisti coinvolti ci sono gli psicologi, necessari nella valutazione degli affidatari e nel supporto al minore. Non mancano poi mediatori familiari e culturali, necessari nel caso in cui l’affido interessi minori stranieri non accompagnati.

Esistono, inoltre, diverse associazioni ed enti che seguono le coppie interessate all’affidamento temporaneo e le accompagnano in questo percorso. Fra queste:

  • Anfaa – Associazione nazionale famiglie affidatarie: dal 1962 la onlus si occupa di sostenere sia le famiglie affidatarie che quelle in difficoltà, in modo da tutelare i minori e i genitori nelle possibili criticità familiari, prevenendo ove possibile l’allontanamento dei minori e aiutando gli affidatari nel processo di adozione temporanea.
  • Ai.Bi – Fondazione Amici dei Bambini: nata nel 1986, è movimento dedicato alle famiglie affidatarie e adottive attivo in Italia con 25 sedi regionali.
  • L’albero della vita: dal 1997 tutela i bambini e le famiglie in difficoltà, mettendo al centro i diritti e il benessere del minore.
  • Comin – Cooperativa sociale di solidarietà: nata per rispondere alle esigenze di bambini e famiglie in difficoltà, dal 1975 ad oggi ha esteso i suoi servizi in più aree sociali, fornendo sia aree residenziali protette che assistenza domiciliare.
  • Cooperativa sociale Diapason: pur occupandosi di più condizioni di disagio sociale, Diapason dal 1985 mantiene alta l’attenzione per famiglia e minori, occupandosi anche di affiancare le famiglie nel processo di affido, sia quelle d’origine che quelle temporanee.
  • Comunità nuova: si occupa dell’inserimento sociale dei minori in condizioni di disagio.
  • Caf: il Centro aiuto minori e famiglie ha iniziato la sua attività nel 2012, con comunità residenziali e supporto alle famiglie in caso di affidamento.
  • La grande casa: supporta i minori con comunità residenziali e una rete di famiglie affidatarie pronte ad accoglierli.
  • Associazione Comunità Papa Giovanni XXII: in contrasto alla povertà e all’emarginazione, l’associazione si occupa di seguire le famiglie e i minori in difficoltà, fornendo il sostegno di Case famiglia e seguendo nel percorso i genitori affidatari, i minori e le loro famiglie d’origine.
  • Open Group: con diversi progetti si occupa dell’affidamento e del collocamento in strutture specifiche di minori che vivono in condizioni di disagio.
  • Actionaid: attiva soprattutto per quanto riguarda la situazione dei minori stranieri non accompagnati.
  • Caritas italiana: attenta ai minori italiani e stranieri e alla situazione delle famiglie che vivono in situazioni limite, spesso vicine alla soglia di povertà e in difficoltà.
  • Save the Children: attenta alla situazione dei minori stranieri non accompagnati.
  • Oxfam Italia: attenta alla situazione dei minori stranieri non accompagnati.

Oltre a queste moltissime altre realtà fanno parte della rete per l’affidamento, alcune conosciute a livello nazionale (come Save the Children, il Consiglio italiano per i rifugiati e la Comunità Sant’Egidio) altre che agiscono a livello più locale.

Il primo passo è contattare i servizi sociali del proprio comune per chiedere informazioni sulle realtà presenti nel territorio e sui corsi di preparazione, obbligatori se si sceglie di diventare genitori affidatari.

Le tipologie di adozione temporanea

prendere bambino in affidoL’affido nasce in ogni caso da una situazione complessa a livello familiare, ma nella sua applicazione può realizzarsi in forme diverse, che non richiedono lo stesso impegno da parte delle famiglie accoglienti. La differenza è in termini di tempo, non di responsabilità: anche se per pochi giorni o parti della giornata definite, il bambino è sempre sotto la tutela degli affidatari, che ne rispondono in quanto tali.

Affidi full-time

Sono tipologie di affidi tradizionali che, come già accennato, si verificano con modalità diverse a seconda che vi sia o meno il consenso di chi detiene la responsabilità genitoriale del minore. Possono durare fino a 24 mesi.

Affidi part-time

In questa particolare tipologia di affido, la famiglia accogliente si rende disponibile per la tutela solo per alcuni giorni o in alcuni orari della giornata, oppure nei periodi di vacanza o in caso di festività.

Pronta accoglienza

Avviene in seguito a situazioni di emergenza e si verifica in poche ore o giorni. In genere riguarda neonati o bambini piccoli e non dura molto: permette al bambino di vivere in un ambiente protetto mentre le istituzioni gestiscono la sua situazione.

Affidi mamma-bambino

In casi particolari, la famiglia accogliente apre le porte a una mamma con bambino; avviene in genere quando la madre è giovane e ha lei stessa bisogno di una guida.

Affidi omoculturali

Con questa particolare tipologia di affido, un bambino straniero viene affidato ad una famiglia accogliente della stessa origine, per facilitare la comunicazione e l’adattamento.

Affidi di minori stranieri non accompagnati

Le ondate migratorie degli ultimi anni, che registrano portate maggiori nella stagione primaverile ed estiva, accendono la luce su un tema molto importante che riguarda gli affidi di minori stranieri che giungono nel nostro paese non accompagnati.

In questi casi scatta, dunque, l’affido, che permette a un migrante minorenne di trovare la serenità che un centro di accoglienza per adulti non potrebbe garantirgli. In genere i minori stranieri hanno un’età adolescenziale e vengono accompagnati, col supporto della famiglia, delle istituzioni e degli specialisti all’autonomia.

Secondo i dati raccolti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a fine maggio 2018 in Italia erano 13.318 i minori non accompagnati, il 58,9% di loro aveva 17 anni, il 25% 16 e poco più di 100 aveva meno di 6 anni. Save The Children attesta che nel 2017 solo 567 minori stranieri sui 18.300 arrivati in Italia avevano trovato posto in una famiglia affidataria.

Affido sine die

affido che diventa adozioneA gettare un’ombra sull’affido temporaneo è la grande quantità di affidi che diventano vere e proprie adozioni, nonostante si tratti di un istituto la cui durata è limitata nel tempo da provvedimenti giudiziari, come abbiamo avuto modo di vedere in precedenza.

In base ai dati raccolti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2017/2018, il 60% dei casi di affido, in Italia, è a tempo indeterminato e pregiudica il rientro del minore nella famiglia di origine, fra gli obiettivi del servizio.

Prendere un bambino in affido: il significato per il minore

affido consensuale ai parentiA prescindere dai problemi e dalla burocrazia, prendere un bambino in affido è un atto di solidarietà e coraggio che coinvolge poche famiglie italiane rispetto alle reali esigenze del Paese, soprattutto se si guarda alla situazione dei minori stranieri.

Scegliere l’adozione temporanea significa prendersi la responsabilità in toto di un minore, che spesso arriva da contesti difficili, ha visto e subito situazioni traumatiche e, a prescindere, vive il dolore di essere allontanato dai suoi genitori.

Che si tratti di una decisione singola o di coppia, è bene essere spinti da una forte motivazione, per svolgere al meglio il proprio compito e rendere quella dell’affido un’esperienza positiva e unica per sé e per il bambino che entra a tutti gli effetti in famiglia.