Quanto prende una baby sitter all’ora nel 2023

Come è cambiato il mercato con la pandemia

Il mercato delle baby sitter in Italia

Gli ambiti della vita e del lavoro che sono stati trasformati dalla pandemia sono tantissimi. Tra questi c’è il settore del baby sitting: l’aumento del prezzo delle baby sitter – Covid o non Covid – è un tema di stringente attualità. Specialmente in quelle regioni che spesso hanno avuto le scuole chiuse, il costo della prestazione è schizzato alle stelle. Ma quanto prende una baby sitter all’ora nel 2023? Proviamo a scoprirlo.

Come è cambiato il settore con il Covid

baby sitter e Covid

Innanzitutto, il comparto è cambiato profondamente: fino all’allentamento delle misure restrittive, infatti, il baby sitting serale è diventato un ricordo del passato, mentre sono cresciute notevolmente le domande nelle fasce orarie della mattina e del pomeriggio, con i picchi registrati durante lo smart working.

Un’inchiesta condotta dal sito Sitly.it, una piattaforma specializzata nella ricerca di professioniste, ha evidenziato non solo l’aumento delle richieste e degli iscritti – rispettivamente +14,5% e +10% – ma anche come la ricerca venga effettuata in prevalenza da genitori che hanno tra i 25 e i 34 anni.

Quanto costa una baby sitter nel 2023

Quanto costa una baby sitter

Come sottolineato dalla piattaforma Sitly, la tariffa media per una baby sitter in Italia oggi è di 8,06 euro l’ora, in netta crescita rispetto ai 7,6 del 2020 e del 2019. Ma ci sono città che superano notevolmente questo importo: la media milanese oscilla tra i 9 e i 9,50 euro, così come a Genova, mentre è Aosta a dominare questa speciale classifica con 10 euro l’ora. Roma e Trieste sono in linea (8,50 euro), mentre raggiungono quota 9 euro Firenze e Bologna. L’unico capoluogo in controtendenza su scala nazionale è Potenza, passata a 6,5 euro l’ora contro i 7 di due anni fa.

Da gennaio 2023 inoltre sono scattati gli aumenti degli stipendi per colf, badanti e baby sitter nell’ambito del Ccnl lavoro domestico, con un aumento delle retribuzioni minime del 9,2% per effetto dell’adeguamento al costo della vita secondo l’indice Istat all’80%. L’incremento della busta paga per rispettare i termini di legge dell’adeguamento all’inflazione è calcolato sui minimi retributivi e vale per tutte le figure, ad ore o conviventi, ed è del 9,2% rispetto al minimo fissato per ogni categoria dal contratto nazionale.

Quanto costa una baby sitter: i fattori che fanno cambiare il prezzo

Per stabilire quanto costa una baby sitter bisogna considerare numerosi elementi:

  • luogo di lavoro o di residenza;
  • livello di esperienza, formazione e qualifiche;
  • lingue parlate;
  • livello di responsabilità (due o più bambini; accudimento di un neonato);
  • compiti addizionali (pulizie, bucato);
  • fascia oraria o periodo dell’anno (sabato sera, Capodanno, vacanze o weekend);
  • costi sostenuti (trasporto, spostamenti, vitto) ;
  • tipologia di contratto o di regolarizzazione del rapporto di lavoro.

Ma quindi una baby sitter per due bambini costa di più? Il Contratto nazionale del lavoro domestico non prevede che la tariffa venga ritoccata in presenza di due minori accuditi, anche se è ragionevole chiedere un piccolo aumento. Solitamente si tende a chiedere il 10 o il 20% in più, senza evitare eccessi come la richiesta del doppio pagamento.

Inoltre, bisogna considerare l’età: due bimbi con meno di due anni (o, ancora di più, con meno di sei mesi se sono gemelli) possono essere particolarmente impegnativi, visto che sotto i tre anni non sono considerati autosufficienti, e per questo motivo l’importo orario potrebbe salire.

Un altro aspetto da considerare è legato a quando si ha bisogno di un supporto solo una volta ogni tanto: molti, infatti, si chiedono come pagare una baby sitter occasionale, senza ricorrere al “nero”. Se in passato si potevano usare i voucher, oggi viene utilizzato il libretto di famiglia Inps, uno strumento che permette alle famiglie di retribuire il lavoro domestico, le lezioni private e l’assistenza. Si tratta di una sorta di prepagata, acquistabile presso le filiali dell’Inps o gli uffici postali.

Come funziona il bonus baby sitter

In aiuto dei genitori ci sono per fortuna delle agevolazioni da parte dello Stato. L’ultima versione del bonus baby sitter dell’Inps ha allargato notevolmente la platea degli aventi diritto, che ora comprende:

  • i lavoratori autonomi;
  • i lavoratori iscritti alla gestione separata Inps;
  • il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, impiegato per le esigenze connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19;
  • il personale appartenente alla polizia locale;
  • i lavoratori dipendenti del settore sanitario, pubblico e privato accreditato (medici, anche convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale; infermieri; tecnici di laboratorio biomedico; tecnici di radiologia medica; operatori sociosanitari; assistenti sociali).

L’importo massimo previsto dall’Inps è di 100 euro a settimana e viene erogato tramite il Libretto di famiglia. Per presentare la domanda è necessario accedere al servizio tramite Spid (Servizio di identità digitale), Carta di identità elettronica (Cie), Carta nazionale dei Servizi (CNS) o attraverso il Pin di tipo dispositivo rilasciato dall’Istituto. Il bonus viene riconosciuto ai genitori con figli conviventi minori di 14 anni o figli disabili in situazione di gravità accertata a prescindere dall’età.

Chi può essere pagato con il bonus baby sitter

Secondo quanto indicato dall’Inps, sono compresi “i soggetti con i quali l’utilizzatore abbia in corso o abbia cessato da meno di sei mesi un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa”. Inoltre sono esclusi i familiari, entro il terzo grado di parentela e affinità.

Si tratta comunque di un aiuto importante per i genitori già provati dalle restrizioni e dello stress legato alla pandemia.