Dopo la laurea in Ingegneria un percorso nelle Risorse Umane in American Express:
“La cosa più bella? Alla crescita professionale si è accompagnato un allargamento del mio sguardo”
“Ho scelto di non annoiarmi, perché ho bisogno continuamente di trovarmi di fronte a cose nuove, di imparare e di migliorarmi ogni giorno: e, da questo punto di vista, lavorare in ambito Human Resources si è dimostrata la scelta perfetta”.
Lo dice Rosa Santamaria Maurizio, VP HR – Colleague Market Partner di American Express, spiegando qual è la scintilla che l’ha fatta innamorare del suo lavoro. Una scoperta anche per lei, se si pensa che viene da una laurea in Ingegneria.
“Non avrei mai pensato che questa sarebbe stata la mia strada, almeno all’uscita dall’università” aggiunge. “Ma poi ho trovato in questo percorso tante caratteristiche che coincidevano con il mio profilo: dalla predisposizione per gli aspetti relazionali all’utilizzo del pensiero strategico”.
Ci vuole raccontare come è entrata a far parte di American Express e come ha raggiunto il suo ruolo attuale?
Sono partita nella maniera più semplice, attraverso le posizioni aperte al tempo. Dal 2006 – dopo altre esperienze in società internazionali – ho quindi rivestito ruoli di crescente responsabilità, sempre in ambito HR, all’interno di American Express.
Oggi sono responsabile di un cluster di mercati europei che comprende Italia, Spagna, Olanda, Belgio, Turchia e Paesi Nordici.
La cosa più bella? Che alla crescita professionale e di leadership si è accompagnato un allargamento del mio sguardo e dei miei orizzonti, così che adesso mi trovo di fronte a diversità culturali, giuslavoristiche e linguistiche ogni giorno. Una sfida, ma anche una grande opportunità per avere una prospettiva ampia, aperta e internazionale.
Quali crede che siano i punti di forza che l’hanno aiutata in questo percorso?
Sicuramente la passione: credo sia un aspetto fondamentale per qualsiasi tipo di carriera. E poi, naturalmente, tante ore di lavoro, tanta volontà e tanta fatica. Il tutto accompagnato dalla capacità di essere resiliente, dall’impegno e dall’ambizione di crescita.
Una crescita non solo lavorativa, però, ma anche personale. Credo che questi aspetti siano strettamente legati, che viaggino in parallelo e che influiscano uno sull’altro: se si cresce professionalmente si cresce inevitabilmente anche a livello personale, e viceversa.
Cosa può dare in più la sensibilità femminile a un ruolo come il suo?
Credo tantissimo, perché le donne, oltre alle competenze, possono garantire doti di empatia molto forti. È nel loro dna da sempre, lo si vede anche quando diventano mamme e si approcciano con i bambini. Anche da questo credo derivi una capacità maggiore nel gestire sia il detto che il non detto, così come diverse tipologie di team e di organizzazione. E queste doti, poi, diventano una grande risorsa quando si trasferiscono nel business.
Ci può fare un esempio?
Una delle cose di cui sono più orgogliosa del mio percorso in American Express è quella di aver istituito una partnership eccezionale con il business, creando una squadra unita che condivide non solo competenze specifiche, ma soprattutto gli stessi valori e la stessa mission.
Penso che sia un cambio di prospettiva essenziale, perché mette le persone al centro dell’intero processo, in un ruolo prioritario e non di semplice supporto, e in questo modo si aggiunge valore al business.
Per le donne, però, è spesso difficile conciliare professione e famiglia.
Purtroppo sì, e ormai tantissimi studi e statistiche dimostrano come le donne, per eccellere, debbano impegnarsi di più, a volte rinunciando alla realizzazione di progetti personali o combattendo per i propri diritti per quanto riguarda aspetti come posizione e retribuzione. Inoltre, il bilanciamento tra la sfera lavorativa e personale è molto più difficile.
Da cosa crede dipenda questo gap?
In generale, qui in Italia vedo pochi aiuti da parte del governo e delle aziende. Con il mio lavoro mi trovo a gestire anche i Paesi nordici e la differenza è notevole: basti pensare ai congedi parentali fruiti indistintamente e in egual misura da entrambi i genitori o ad altre misure di questo tipo, che non solo facilitano la carriera delle donne, ma costituiscono anche un enorme beneficio dal punto di vista famigliare.
Qui, al contrario, al di là delle previsioni normative, la fruizione sembra ad appannaggio esclusivo delle donne che, probabilmente per un retaggio culturale, continuano a essere percepite come le uniche responsabili della cura dei figli, come ha dimostrato anche la recente emergenza legata al Coronavirus: con le scuole chiuse e i figli a casa, a sacrificarsi sono state molto più spesso le mamme rispetto agli uomini.
Nel suo percorso ha dovuto affrontare questo tipo di problematiche?
Sono stata fortunata: ho lavorato in aziende internazionali, in cui temi come la parità sono sempre stati dati per scontati. In American Express, poi, il talento femminile è considerato un valore aggiunto e si cerca di potenziare tutto ciò che le donne possono portare all’azienda in termini di creatività, innovazione e flessibilità.
Allo stesso modo, la diversità di genere è considerata un vantaggio competitivo, e questo ha risvolti concreti. Due esempi su tutti? Non ci sono differenze retributive tra uomini e donne e il Senior Management è “in rosa” per il 71%: la migliore dimostrazione di come l’azienda creda allo sviluppo del talento femminile.
Quali cambiamenti crede che sarebbe necessario mettere in atto per favorire la carriera delle donne?
La flessibilità è il primo elemento per garantire la parità di genere: bisogna quindi puntare su misure come lo smartworking, la flessibilità oraria, i turni agevolati e il part-time, che da anni sono già una realtà qui in American Express. Naturalmente, serve anche che le aziende capiscano che si può lavorare per obiettivi, per il raggiungimento di target specifici, che sono sganciati dall’aspetto puramente temporale.
Il problema italiano è che si è ancora troppo legati allo schema delle otto ore quotidiane in ufficio e che non si è capito ancora appieno il valore della flessibilità: lo dimostrano anche certe uscite che parlano dello smart working come di una vacanza.
A difesa delle aziende, però, c’è da dire che nel nostro Paese gli strumenti legislativi sono vecchi e non si facilita chi voglia compiere questo cambiamento. Tornando alle misure da mettere in atto, credo che sia poi importante sostenere le donne con programmi concreti di formazione e sviluppo, oltre a gestire i talenti con appositi percorsi di carriera in azienda.
American Express è stata nominata il miglior posto in cui lavorare nella classifica Best Workplaces Italia 2020 nella categoria Large Companies.
Quali crede siano state le caratteristiche più importanti per l’assegnazione di questo riconoscimento?
Sicuramente il fatto che, in generale, l’attenzione alle persone è al centro della nostra strategia e continua ad essere un fattore chiave per il nostro successo e per la crescita del business.
Crede che abbiano influito anche politiche aziendali attuate a favore delle donne?
Senza dubbio: oltre alle tante iniziative messe in atto per favorire la crescita del talento femminile, il focus sulle donne è costante e si realizza attraverso iniziative pensate per migliorare la loro vita professionale e personale, bilanciando vita e lavoro. Per esempio, viene concessa maggiore elasticità di orario ai colleghi che hanno a casa bambini, si promuove il sostegno alla genitorialità concedendo facilitazioni che vanno oltre i diritti garantiti dalla legge, come ad esempio la possibilità di usufruire di turni agevolati fino ai tre anni del bambino. E ancora, i Flexible Benefit consentono di convertire e reinvestire l’ammontare totale del proprio premio di produttività in rimborsi e acquisti di vario genere, mentre con il programma Healthy Living è previsto un programma di prevenzione e di screening dedicato alle donne.
Non da ultimo, siamo all’avanguardia per le politiche contro il mobbing, le molestie sessuali e gli abusi sui luoghi di lavoro: questi argomenti sono parte del nostro Codice di Condotta ed abbiamo training specifici – obbligatori per tutti i collaboratori – per tenere alta l’attenzione sul tema. Tutto questo ci ha permesso di essere da ormai quattro anni sul podio della classifica Great Place to Work Italia, e quest’anno di conquistare il primo posto. Siamo stati anche nominati per la classifica dei Best Workplaces for Women e siamo in attesa di conoscere il nostro posizionamento; intanto, il Diversity Brand Summit ci ha incluso tra le aziende più inclusive in Italia grazie alla nostra cultura di “diversity” e alla realizzazione di iniziative concrete in questo senso.
La recente pandemia di Coronavirus ha cambiato le modalità di lavoro, a partire da un uso più massiccio dello smart working.
Quali sono state le principali difficoltà che ha riscontrato e quali le opportunità nate anche da questa situazione?
In American Express gli effetti del Coronavirus sono stati forse più duri da affrontare psicologicamente che sul lavoro. Utilizziamo lo smart working dal 2014: nel giro di una settimana gli uffici sono stati chiusi e circa 60mila persone hanno iniziato a lavorare da casa. Detto questo, io che in generale ho un atteggiamento positivo, credo che questo periodo difficile abbia offerto anche tante opportunità.
A livello locale, un’ulteriore digitalizzazione dei processi che sarà vantaggiosa anche per i clienti. A livello internazionale, l’aver capito che possiamo assumere o contattare talenti dove sono, perché il vincolo della vicinanza geografica è un ostacolo che possiamo superare: credo che questo apra nuove frontiere, sia a livello aziendale che sociale. Più in generale, poi, credo che una maggior spinta allo smart working potrebbe avere effetti anche sull’intero Paese, per esempio “scaricando” le città sovraccariche e favorendo la ripopolazione di altre zone più periferiche.
Per concludere, cosa significa per lei avere successo?
Nella professione, rendere fantastica l’esperienza lavorativa del mio team. Come persona, sapersi confrontare con ciò che c’è fuori dalla comfort zone e prendersi i giusti rischi in un processo di crescita continua.