Servizio sociale e famiglia: salvaguardare i più fragili
I professionisti della tutela minorile
Servizio sociale e tutela della famiglia: sono questi gli ambiti di competenza di un assistente sociale. La missione professionale di questa figura, come sottolineato dal Cnoas (Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali), è quella di mettersi al servizio degli altri e di permettere alle persone e ai nuclei familiari di affrontare e superare problemi individuali e comuni.
La professione dell’assistente sociale è nata nella prima metà dell’Ottocento, conquistandosi un ruolo importante nel dopoguerra e affermandosi nell’ambito dell’organizzazione di servizi, pubblici e privati dedicati alla persona. La legge n. 84 del 23 marzo 1993 ha istituito l’Ordine degli assistenti sociali e ha approvato il relativo Codice Deontologico.
In Italia sono più di 40mila gli assistenti sociali iscritti all’Albo professionale e nella maggioranza dei casi (90%) sono donne. Questo mestiere ha registrato una crescita costante, con l’aumento di figure specializzate, che negli anni Cinquanta erano soltanto 1.100 in tutto il Paese.
L’assistente sociale lavora in particolare con:
- minori proveniente da famiglie disagiate;
- tossicodipendenti;
- persone disabili;
- anziani;
- immigrati;
- disoccupati;
- famiglie in difficoltà economica.
Come si diventa un assistente sociale?
Per diventare assistente sociale è necessario seguire un percorso formativo ad hoc, caratterizzato dal conseguimento di una laurea triennale in Servizio sociale (classe L-39) o magistrale in Servizio sociale e politiche sociali (classe L-M87). Ciò che cambia, oltre alla durata degli studi, è la tipologia di professione: con la laurea triennale ci si occupa di prevenzione, sostegno e recupero di persone, famiglie e gruppi che si trovano a vivere una condizione di difficoltà; mentre con la magistrale, oltre a queste attività, si aggiungono anche compiti dirigenziali, di gestione delle strutture dedicate, come i Centri di recupero.
Conseguito il titolo universitario, bisogna superare un esame di Stato per abilitarsi all’esercizio della professione. È inoltre possibile ampliare le proprie conoscenze in questo ambito anche master specialistici di primo e secondo livello, o intraprendere un dottorato di ricerca, che apre la strada all’attività di insegnamento in ambito universitario.
Assistenti sociali: cosa controllano e di cosa si occupano
L’assistente sociale è una figura che si occupa, ad esempio, dell’attività di doposcuola per ragazzi con problematiche personali e disturbi della personalità; o lavora con famiglie alle prese con difficoltà economiche; oppure ancora fornisce supporto ad anziani soli e indigenti.
Uno tra i servizi sociali fondamentali è quello della tutela minorile. Queste figure professionali intervengono nel momento in cui gli interessi e i diritti dei minori vengono lesi e agiscono seguendo un’etica professionale, stabilita dall’articolo 1 della legge 149/2001, che afferma che il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia.
Dunque, quali sono i criteri in base ai quali si valuta un intervento di tutela dei minori da parte degli assistenti sociali? Occorre seguire un iter preciso:
- realizzare un’analisi accurata nella situazione in cui vive il bambino;
- effettuare colloqui con le persone che interagiscono con il minore;
- programmare visite domiciliari, per conoscere da vicino il contesto in questione.
A seguito di una prima fase di osservazione, se si stabilisce che i genitori non sono in grado di garantire una condizione di salute ai propri bambini, subentra la legge italiana: il Tribunale può fare ricorso all’allontanamento, contando sulla documentazione degli abusi tramite l’acquisizione di prove oggettive fornite dagli assistenti sociali.
L’obiettivo è sempre quello di tutelare il benessere dei minori e proteggere la loro integrità psico-fisica.
Assistenti sociali, quando chiamarli
Sono due, in particolare, i casi in cui è necessario chiamare a intervenire gli assistenti sociali, che possono anche, se necessario, procedere alla sottrazione del minore dal nucleo familiare.
1 Nel momento in cui risulta evidente una incapacità genitoriale, ossia quando viene meno quel complesso insieme di comportamenti e atteggiamenti che consente ai genitori, o ad uno soltanto, di prendersi cura del proprio figlio.
2 Nel caso in cui il minore manifesti segnali di maltrattamento, fisico o morale, o mostri sintomi di disagio, come ad esempio aggressività, chiusura caratteriale o scarsa interazione con i coetanei.
Ci sono altri contesti, poi, in cui la segnalazione all’autorità giudiziaria è obbligatoria. Ne fa un elenco completo il portale online di Anusca (Associazione Nazionale Ufficiali di Stato Civile e d’Anagrafe). La responsabilità genitoriale viene male esercitata quando, ad esempio, un minorenne viene moralmente o materialmente abbandonato o cresciuto in luoghi insalubri o pericolosi, o quando è affidato a persone incapaci di provvedere alla sua educazione.
Gli assistenti sociali possono quindi intervenire sulla struttura di una famiglia e, proprio per questo, il loro ruolo va preso con impegno e responsabilità, tenendo sempre presente il contesto in cui si agisce e mantenendo la volontà di gestire al meglio i singoli casi.