La sindrome dell’ovaio policistico

Uno dei disturbi più diffusi tra le donne in età fertile

sindrome ovaio policistico

Uno dei disordini più frequenti nelle donne in età riproduttiva è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), una condizione caratterizzata da disfunzioni ovulatorie, iperandrogenismo e ovaie con aspetto policistico.

Una delle domande più frequenti è inevitabilmente quella legata alla riproduzione: chi ha l’ovaio policistico può avere figli? La maggior parte delle donne colpite dal problema ha purtroppo difficoltà a rimanere incinta in modo naturale: si stima che questa percentuale superi leggermente il 70%.

Ma ci sono comunque speranze per chi è affetto da questa sindrome: la cura può passare da un approccio terapeutico mirato, grazie al quale è possibile risolvere il problema.

Ovaio policistico, che cos’è

Per ovaio policistico si intende la presenza di cisti multiple all’interno di un’ovaia o di entrambe le ovaie, che si manifesta spesso con assenza di mestruazioni, aumento della peluria e obesità.

Il fenomeno si presenta all’incirca nel 5-10% delle donne in età feconda e rappresenta dunque il disturbo endocrino più frequente in questa fascia anagrafica.

La condizione genera problemi di crescita e di sviluppo dei follicoli ovarici, l’impedimento del rilascio degli ovuli maturi e la produzione di follicoli immaturi sulle ovaie, con la conseguente formazione di cisti.

Ovaio policistico, i sintomi e le caratteristiche

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Come riconoscere la sindrome dell’ovaio policistico? Sintomi come l’irregolarità delle mestruazioni (meno di dieci cicli all’anno), segni di iperandrogenismo (irsutismo, acne, elevati livelli di androgeni nel sangue) e manifestazioni di insulino-resistenza, con conseguente difficoltà a perdere peso, costituiscono l’espressione tipica dell’ovaio policistico. Cause riconosciute ufficialmente non ce ne sono: si presuppone un’origine multifattoriale, con una componente individuale legata a elementi di rischio principalmente genetici.

Alla diagnosi si arriva dopo aver riscontrato la presenza di almeno due fattori tra disfunzioni ovulatorie, iperandrogenismo e ovaie policistiche: la visita ginecologica consente di arrivare con più facilità alla definizione della sindrome, in quanto permette di esplorare i fattori relativi alle caratteristiche del ciclo e all’aspetto delle ovaie.

Sindrome dell’ovaio policistico: le conseguenze

I rischi e le complicanze non sono purtroppo rari. Conseguenze come la subfertilità, l’accresciuto rischio di aborto, le malattie cardiovascolari e addirittura i disturbi psichici (ansia, depressione, disturbo bipolare e turbe alimentari) sono infatti frequenti nelle pazienti che non sanno di essere colpite da questa condizione.

Sindrome dell’ovaio policistico, la cura

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Per gestire la sindrome spesso si adotta un approccio a base di integratori: il mio-inositolo, uno zucchero presente in natura in molte piante, è considerato efficace nel ripristino della normale attività ovarica, anche se non c’è ancora un’evidenza scientifica certa.

Un trattamento differente viene riservato alle pazienti che risultano insulino-resistenti: in questi casi la metformina, un farmaco di solito usato per il diabete mellito di tipo 2, risulta particolarmente efficace in quanto, riducendo i livelli di insulina e la sintesi ovarica di androgeni, riesce a ristabilire l’ovulazione.

Sindrome dell’ovaio policistico: dieta e stile di vita

Un corretto regime alimentare e una regolare attività fisica hanno un ruolo importante nel migliorare la “convivenza” con la sindrome dell’ovaio policistico. Si consiglia quindi di seguire una dieta povera di grassi e zuccheri che permetta di mantenersi in una buona forma: possono bastare piccoli cali di peso per aumentare le possibilità di concepimento e ridurre le anormalità metaboliche.

Se la donna non desidera figli, la pillola contraccettiva è particolarmente indicata come rimedio: migliora acne e irsutismo, regola il ritmo e il flusso del ciclo e abbassa anche il livello degli androgeni.

In ogni caso, il consiglio è di prendere contatto con uno specialista, in modo da trovare la cura più adatta alla propria condizione.