Solitudine e anziani, un binomio da cancellare

Stare in compagnia fa bene e allunga la vita

Solitudine e anziani

La solitudine può avere importanti ricadute sulla salute, soprattutto negli anziani. L’isolamento, infatti, comporta in genere sofferenza e disagi pesanti. Ciò accade più facilmente raggiunta la terza età, a causa degli acciacchi fisici e di una quotidianità meno attiva.

La solitudine degli anziani oggi è un fenomeno che sta diventando via via più frequente, legato ai moderni stili di vita. Come sottolinea il presidente dell’Associazione italiana psicogeriatria Marco Trabucchi, nel nostro Paese colpisce circa il 20% degli over 75, con differenze notevoli tra il Nord e il Sud e fra campagna e città.

È un problema da non sottovalutare: l’isolamento sociale ha conseguenze psicologiche, ma anche cliniche: chi vive da solo corre infatti un rischio maggiore di ammalarsi.

In più, la solitudine impedisce di rispondere in maniera adeguata agli eventi negativi, riducendo la propria resilienza.

La solitudine degli anziani oggi

anziani isolati

L’Istat ha tracciato un quadro aggiornato della popolazione anziana in Italia. L’età media delle persone che vivono nel nostro Paese tra l’inizio del 2021 e l’inizio del 2022 è passata da 45,9 a 46,2 anni.

Prosegue dunque uno scivolamento verso la terza età. Complessivamente, a inizio 2022 gli over 65 ammontavano a 14 milioni e 46mila individui, il 23,8% del totale. Di questi, oltre 20mila sono ultracentenari, un trend in aumento.

Con una popolazione anziana in crescita, il problema della solitudine deve essere affrontato con decisione. Una più ampia attenzione verso gli aspetti psicologici legati al fenomeno diventa centrale, anche per arginare importanti problemi sanitari.

L’isolamento persistente può infatti avere gravi conseguenze, non soltanto in termini di disagio, ma anche sul piano della salute.

Una ricerca dell’università di Boston, negli Stati Uniti, e riportata anche sul portale della Fondazione Veronesi, ha infatti messo in evidenza come l’isolamento possa raddoppiare il rischio di sviluppare demenza e Alzheimer. Problemi del sonno, disturbi della personalità e depressione serpeggiano tra gli over 75 e in molti casi alla loro base c’è la solitudine.

Combattere la solitudine degli anziani è possibile

Combattere la solitudine degli anziani

La parola chiave per vincere il senso di abbandono è “empatia”.

Uno studio condotto dall’Università di San Diego in California su un gruppo di anziani che vivono in residenze assistite ha fatto emergere che l’85% di loro si sentiva solo, ma la capacità di provare empatia è risultata protettiva dai brutti pensieri connessi alla solitudine.

Le persone che reagivano occupandosi degli altri stavano meglio rispetto a chi si ripiegava su se stesso senza riuscire a comprendere le sofferenze altrui.

Un modo interessante per accrescere le relazioni è per esempio dedicarsi al volontariato. Non occorre essere nel fiore degli anni per svolgere attività di supporto a una delle tantissime organizzazioni che si prendono cura di situazioni di fragilità. In molti comuni i “nonni” svolgono compiti socialmente utili, come aiutare i bambini all’uscita delle scuole, dare indicazioni ai pazienti degli ospedali e così via.

Gli stimoli per gli anziani, capaci di mantenerli attivi mentalmente e fisicamente, sono numerosi. Dedicarsi a un hobby, come la cucina, il fai-da-te o il cucito, seguendo un corso oppure aggregandosi a gruppi di persone con una passione in comune, è uno dei passi più semplici per uscire dall’isolamento.

Praticare sport rallenta poi l’invecchiamento del corpo e della mente. Si possono svolgere esercizi a basso impatto fisico e motorio, come la ginnastica dolce, in palestre attrezzate insieme ai coetanei. Il movimento migliora lo stato delle articolazioni e mantiene attiva la circolazione, stimola l’ippocampo e consente di mantenere un buon livello di apprendimento. Farlo in compagnia, poi, aiuta a condividere momenti piacevoli e a fare nuove conoscenze.

I giochi semplici per anziani sono anch’essi un ottimo strumento per socializzare e tenere il cervello attivo. I giochi di carte, come per esempio il burraco, producono effetti positivi sul piano cognitivo.

Basta recarsi in un parco o in un giardino pubblico per trovare gruppi di “nonni” che giocano a bocce, a scacchi o a dama. Vincendo la timidezza ci si può unire a queste simpatiche congreghe, imparare cose nuove e stringere amicizie: in fondo per fare questi giochi bisogna essere almeno in due!

Nei casi più complessi, infine, può essere fondamentale chiedere aiuto a figure specializzate, che lavorano accanto agli anziani, per donare loro maggiore sicurezza e serenità.